Società | violenza sessuale

Quanto ti serve per lasciare un segno?

Una molestia non è uno scherzo, neanche quando dura poco. Il flash mob a Bolzano contro la sentenza che ha assolto il bidello che ha palpeggiato a scuola una minorenne.
Violenza di genere, flash mob
Foto: Privat

Brucia ancora dentro la sentenza del Tribunale di Roma dello scorso luglio che ha assolto in primo grado un bidello dall’accusa di violenza sessuale nei confronti di una studentessa dell’istituto cine-tv Rossellini, nella capitale. Il 12 aprile del 2022, il collaboratore scolastico ha aggredito la diciassettenne alle spalle, infilandole una mano nei pantaloni e sotto gli slip. Ma per i giudici “il fatto non costituisce reato”, perché sarebbe mancato l’intento soggettivo di commettere una violenza, riconoscendo la “natura scherzosa” e che l’azione “dura una manciata di secondi, senza alcun indugio nel toccamento”.

“Questa non è giustizia – aveva detto la giovane in un duro sfogo al Corriere della Sera –  Inizio a pensare di aver sbagliato a fidarmi delle istituzioni perché mi sono sentita tradita due volte. Prima a scuola, dove è successo quello che è successo. Poi dal tribunale. Quella manciata di secondi – aveva aggiunto – è bastata al bidello per farmi sentire le sue mani addosso, come hanno riconosciuto i giudici. Allora mi chiedo: se fosse durato di più, cosa avrebbero detto? Che ero consenziente?”.

 

 

Ieri, 10 agosto, sono andati in scena a Bolzano alcuni flash mob contro la discussa sentenza. Partendo da piazza Walther e terminando simbolicamente in Piazza del Tribunale, un gruppo di attiviste ha dato via a una serie di performance artistiche per dimostrare, da un lato, solidarietà alla ragazza aggredita e, dall’altro, portare l’attenzione sulla necessità di superare la cosiddetta cultura dello stupro.

“Quanto tempo serve per lasciare un segno?” recitava il cartello che ha introdotto l’azione, assieme a un cronometro e a tante mani rosse che hanno segnato, in meno di dieci secondi, il corpo delle attiviste, simboleggiando l’azione violenta. Successivamente, le performers hanno decorato i loro corpi con alcuni adesivi verdi recitante la parola “consenso”, mostrando l’unica via che rende un contatto accettato. 

Violenza di genere, flash mob
Quanto tempo ti serve per lasciare un segno? La performance contro l'assoluzione del bidello che ha molestato una studentessa minorenne a scuola

 

Dopo le diverse performance, sono stati distribuiti adesivi e volantini con prese di posizione per la mancata condanna del molestatore, contro la violenza sistemica interna alla società e alle istituzioni, ma anche sulla necessità di creare reti di solidarietà e cura ed attivare processi di trasformazione sociale per sviluppare relazioni eque tra i generi e sedimentare una cultura del consenso.

Violenza di genere, flash mob
La maggior parte donne italiane che subisce una molestia non denuncia: "In Italia l'impunità per aggressioni sessuali è per il gruppo un chiaro disincentivo all'emersione della violenza"

 

“Questo non è un caso isolato di violenza strutturale e vittimizzazione secondaria in Italia, dove, secondo il Consiglio Europeo, le condanne per violenza sessuale sono particolarmente poche rispetto ad altri paesi dell’Unione – afferma il gruppo in una nota stampa”.

A sostegno della tesi vengono citati una serie di dati allarmanti. Secondo l'Agenzia per i Diritti Fondamentali dell'Unione Europea, il 70% delle donne italiane che hanno subito molestie tra il 2016 e il 2021 non ha denunciato l’aggressione e il 28% delle donne che si trova in situazioni di violenza, secondo l’Istat, si ritrovano a subire in silenzio.

Violenza di genere, flash mob
Vittimizzazione secondaria ​​​​​​: Spesso chi denuncia è costretta a subire nuove violenze dalle istituzioni che mettono in discussione quanto vissuto dalla persona che ha subito un'aggressione

 

"In Italia l'impunità per aggressioni sessuali è un chiaro disincentivo all'emersione della violenza – afferma il gruppo –. La violenza sommersa fatica ad emergere, perché normalizzata all’interno della nostra cultura, negli spazi privati, pubblici ed istituzionali. Vogliamo essere sicurə a scuola, nei luoghi di lavoro, in ogni dove e in ogni relazione. È inaccettabile – conclude la nota – che si possa agire una tale violenza a scuola e rimanere impuniti dallo Stato” .