Politica | Trento Comunali 2020

Otto sotto un seggio

Una campagna elettorale ricca di sorprese sta infiammando il capoluogo trentino. Destra e sinistra, spendaccioni e parsimoniosi, ricompattatori e outsider: chi vincerà?
Trento
Foto: MyWoWo

Sono otto i candidati sindaco (rispetto ai cinque delle scorse elezioni) che si sfideranno a Trento per la tanto ambita fascia tricolore, indossata a partire dal 2009 dal sindaco uscente di centrosinistra Alessandro Andreatta. Una sfida frizzante che ha visto fino ad ora un’inedita riunificazione dell’area di centrosinistra (probabilmente timorata dall’idea di lasciarsi sfuggire, dopo la presidenza della Provincia, anche il Comune) e il versante a destra più titubante e frammentato se comparato alle elezioni del 2018 che hanno incoronato Maurizio Fugatti governatore del capoluogo. Le liste che cercheranno il sostegno degli elettori sono 19 (di cui la metà civiche): quattro di esse presenteranno il proprio candidato sindaco mentre le rimanenti hanno deciso di optare per la strada della coalizione. Ecco chi sono.

 

Franco Ianeselli

 

Classe 1978, l’ex sindacalista inizia il suo percorso nel 2001 a fianco della Cgil come responsabile comunicazione per poi ricoprire dal 2015 la carica di segretario generale fino alle dimissioni, rassegnate quest’anno per concorrere alla carica di primo cittadino. La missione principale di riunire il centrosinistra sotto un unico stemma l’ha portata a termine ben prima dello slittamento delle elezioni previste a maggio, puntando sin da subito su una campagna elettorale che guarda alla partecipazione, alla presenza capillare sui territori ma soprattutto sui toni, che devono restare pacati, puliti e incentrati sul dibattito politico e cittadino. Quest’ultimo cavallo di battaglia lo ha ribadito in più occasioni ma ha avuto maggiore eco recentemente, quando il candidato ha denunciato l’episodio che ha visto protagonista uno dei suoi collaboratori “reo” di avere la pelle nera e finito bersaglio di attacchi razzisti sfociati dai commenti sotto i post facebook di alcuni esponenti leghisti.

Il programma portato avanti, riassunti dallo slogan “SiAmo Trento”, è presentato in un documento da 25 pagine, guarda a una città verde e comprende una “connessione intelligente” tra pubblico privato, il rafforzamento delle circoscrizioni, un intervento radicale per ridurre il canone degli affitti (tra i più alti in Italia) e un’attenzione particolare ai bisogni delle diverse generazioni.

Non possiamo dire che per questa campagna elettorale abbia badato a spese: soltanto Ianeselli - come dicono i dati pubblicati sull’albo comunale e riportati dal quotidiano Trentino nelle settimane scorse - ha preventivato di investire oltre 64.000 euro, che andranno a sommarsi a tutti gli altri fondi stanziati dagli altri partiti che corrono al suo fianco.

Sostenuto da ben sette liste differenti (Europa verde Trento, Insieme per Trento, Azione-Unione, Patt, +Trento viva, Trento futura-Partecipazione e solidarietà, Pd-Psi), Franco Ianeselli si mostra come uno degli sfidanti più temuti, soprattutto dal versante centrodestra.

 

 

Baracetti.. ops, Andrea Merler

 

L'avvocato 37enne Andrea Merler nonostante la giovane età scorrazza per Palazzo Thun da ben 11 anni, mentre per 5 ha ricoperto la carica di consigliere circoscrizionale.

A sostenerlo Forza Italia, Fratelli d'Italia-An, Trento unita Merler Sindaco, Lega Trentino, quattro liste che ambivano ad essere qualcosa di più. La candidatura di Merler è arrivata infatti a meno di due mesi dal voto, scalzando il precedente candidato Alessandro Baracetti che dopo aver perso il sostegno delle liste che lo appoggiavano, ha deciso di “fare un passo a lato”, come ha dichiarato lui stesso (accanto al passo indietro di Amadeus). Mossa non proprio riuscita e non vista bene da diversi elettori, oramai affezionati a Baracetti, e dagli stessi rappresentanti delle altre liste che hanno continuato per la loro strada. Una campagna elettorale più incerta, rispetto alle ultime che Trento ha assistito, che ha visto molta titubanza nella scelta del candidato (Baracetti è arrivato più tardi di quanto previsto e solo dopo un lunghissimo toto-nomi) ma che spera comunque di portare a casa il risultato. Famiglia, la natalità e i valori cristiani sono i capisaldi di Merler che nel proprio programma elettorale punta alle grandi opere, al bonus bebè, all’aumento degli agenti e delle unità cinofile.

Un centrodestra anch’esso “spendaccione”, con un candidato sindaco che per questa campagna elettorale ha investito 30.000 euro, di cui due terzi solo per “consulenza e assistenza”. 20.000 euro sono i fondi stanziati dalla Lega, 40.000 Fratelli d’Italia e 10.000 Forza Italia per un totale che ammonta 100.000 euro.

 

 

Marcello Carli

 

Andrea Merler non fa breccia nel cuore di Marcello Carli che azzarda la propria candidatura a sindaco di Trento, sostenuto dall’Unione democratici cristiani e da due liste civiche: Agire per il Trentino e Rinascimento Trento Carli Sindaco. Tra i temi proposti troviamo il raddoppio della ferrovia, il sostegno alle famiglie, il recupero ambientale del sito ex Sloi, situato a nord della città e l’ambizione di “riportare il fiume in città” attraverso una nuova pavimentazione e adeguati arredi urbani che avvicinerebbero così il corso d’acqua al centro storico.

 

 

Silvia Zanetti

 

Si può fare!” urlava il Dottor Frankenstein mentre si accingeva a portare alla vita la sua creatura e lo stesso fa la lista di Silvia Zanetti, anch’essa non persuasa dall’idea di città proposta dalla compagine di Merler. La civica “Si può fare!” nasce dalle ceneri di Civica trentina e candida l’avvocatessa trentasettenne, una tra le sole due donne in lizza per il ruolo di sindaco. La lista si definisce “un’alleanza tra civici, popolari e autonomisti alternativi alla sinistra e alla destra” e al di sopra delle ideologie. Le battaglie che intendono intraprendere riguardano il mantenimento delle radici cristiane, il principio delle autonomie locali, la tolleranza zero per la droga e l’avversità alla cultura del pensiero unico: si può fare o forse no.

 

 

Giuliano Pantano

 

Gli ultimi irriducibili. La lista Rifondazione Comunista-Altra Trento si mostra immune al fascino ricompattatore di Franco Ianeselli e punta tutto sul segretario rifondarolo, Giuliano Pantano. A fronte di “soli” 3.200 euro di spese elettorali, Pantano invita i cittadini a “portare i diritti in comune” e scegliere un’alternativa di Sinistra per la città. Il candidato si fa forza di un corposo programma racchiuso in quasi 40 pagine di documento che presenta come un’alternativa radicale e senza compromessi al ribasso alle politiche neoliberiste, puntando il dito al centro destra tanto quanto al centrosinistra. Gli impegni riguarderanno la difesa del diritto all’abitare, i servizi e la scuola pubblica, il diritto allo studio, la sicurezza sul luogo di lavoro, contro ogni forma di razzismo.

 

 

Carmen Martini

 

“Trento a 5 Stelle: più vivibile, più equa, più salubre”. No, non è il réclame di un centro benessere bensì il volantino della candidata pentastellata Carmen Martini che per “vivibilità” intende sicurezza, coordinamento delle forze di polizia e turismo sostenibile, ma intenderà battersi anche per un welfare adeguato, lo sviluppo di nuovi progetti di cohousing, l’attenzione ai più anziani senza però dimenticarsi dei giovani. Lo sguardo mira pure a una città verde: dal progetto “plastic free” alla riduzione del consumo di suolo grazie al recupero del non trascurabile patrimonio edilizio lasciato all’abbandono.

 

 

Filippo Degasperi

 

Questa che vi stiamo per raccontare è una storia alquanto particolare. Il consigliere provinciale ed ex pupillo pentastellato non si ritrova a concorrere con la lista Onda civica dopo aver messo la parola fine con il movimento 5 Stelle, ma è stato silurato proprio per aver presentato la sua candidatura per la neonata civica, mentre risultava - almeno formalmente - essere ancora iscritto al movimento e mentre addirittura confermava la volontà di restare nel gruppo consiliare del M5s provinciale. Dopo aver ricevuto un tarantiniano “au revoir Shoshanna” dal sottosegretario alla presidenza del consiglio Riccardo Fraccaro, Filippo Degasperi continua la sua corsa verso la vetta di Palazzo Thun. Nel programma presentato assieme ad altri “dissidenti” rende palese la propria insofferenza nei confronti dei “diktat dei gruppi di dirigenti nazionali”, rivendica la propria libertà di pensiero senza condizionamenti politici e punta soprattutto su ambiente e urbanistica.

 

 

Franco Bruno

 

L’outsider tra gli outsider è rappresentato senza ombra di dubbio dal surreale candidato bolzanino Franco Bruno, che con la sua lista civica “La Catena”, il cui simbolo rimanda senza grossi sforzi di immaginazione al fascio littorio, riesce dopo diversi tentativi a vuoto (messi in campo anche a Bolzano e a Verona) a intravedere la possibilità di amministrare la città. Il candidato sta godendo di una notorietà che è già strabordata oltre i confini regionali, rimediando anche un’intervista dalla nota trasmissione radiofonica La Zanzara.

 

 

Le luci della ribalta non trovano certo radici in un’idea innovativa o un programma forte per amministrare la città, bensì dall’ilarità generata dal personaggio stesso, al limite del folkloristico (il candidato Ianeselli lo ha addirittura paragonato a Borat) per i sipari regalatici fino ad oggi. Il programma elettorale, di poche righe sgrammaticate, è stato presentato scritto a penna ed è incentrato soprattutto su una non meglio definita lotta allo spaccio, alla criminalità e alla classe politica “perchè devono andare a casa tutti”.

 

 

Pur facendo della legalità il suo fantoccio ha elencato in più occasioni e al limite del vanto, i suoi problemi con la legge: da un arresto per favoreggiamento della prostituzione a una multa per abusivismo edilizio, passando per l’abbandono di rifiuti pericolosi.

Ma quello che lo rende forse più famoso è la manifesta e spudorata misoginia che mette sul piatto ogni qual volta ne ha l’occasione, parlando di “donne che non valgono nulla, traditrici di natura che non fanno figli” e plaudendo alle donne musulmane che, secondo la sua visione, “fanno 3 o 4 figli, a differenza delle italiane, rimangono a casa per i lavori domestici, cucinano, lavano e puliscono mentre l’uomo porta a casa i soldi”. E qui le risate potrebbero forse placarsi. Degno di nota anche il manifesto elettorale in cui presenta i suoi seguaci (che a prima vista potrebbe sembrare una collezione di foto segnaletiche diffuse dalla polizia in seguito a una fruttuosa retata) con tanto di misteriosi avatar che sostituiscono il volto di alcuni.

 

 

Se non altro, a dispetto della fama raggiunta, dimostra di essere il più parsimonioso per quanto riguarda le spese elettorali, almeno stando a quanto riportato dalla dichiarazione preventiva di bilancio che il “leader in canottiera” ha presentato, anch’essa stilata rigorosamente e a penna.