“La scuola come un centro commerciale”
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Mentre la protesta dei docenti delle scuole altoatesine continua, sui giornali locali - come anche riportato da SALTO nei mesi scorsi - è stato evidenziato come il rifiuto da parte degli insegnanti di portare le classi di studenti in gita e a teatro, metta in serie difficoltà le associazioni culturali locali e i teatri stessi. Solo questo giovedì, per esempio, al Teatro Cristallo di Bolzano andrà in scena uno spettacolo dedicato alla violenza di genere dal titolo "Voci negate", ma proprio a causa dello stop alle attività extrascolastiche non parteciperà nessuna classe di studenti altoatesini. Il pubblico sarà interamente composto da alunni provenienti dal Trentino.
C'è però chi come Giovanni Accardo, docente del Liceo Pascoli di Bolzano già intervenuto nel dibattito pubblico per spiegare le ragioni alla base delle proteste, che non ci sta e replica alle critiche mosse ai docenti. Intervenendo tramite un lungo post su Facebook, il docente della scuola bolzanina scrive: "Dall’inizio del corrente anno scolastico, gli insegnanti dell’Alto Adige, sia delle scuole in lingua italiana che di quelle in lingua tedesca, hanno deciso di sospendere tutte le attività extracurricolari non obbligatorie. Come funziona? Tra settembre e ottobre in tutte le scuole i consigli di classe programmano le attività annuali: viaggi d’istruzione, uscite didattiche, laboratori teatrali, progetti vari che prevedono l’arrivo a scuola di esperti, studiosi, scrittori, giornalisti, ecc. Quest'anno una larghissima parte dei consigli di classe di numerose scuole non ha programmato nulla di tutto ciò. Come mai una decisione così insolita e radicale? Gli insegnanti si sono accorti che negli ultimi vent’anni il carico di lavoro è aumentato a dismisura, gravato anche da una crescente e snervante burocrazia, che di fatto li fa lavorare un numero incalcolabile di ore".
Attività esterne? “La scuola è una sorta di centro commerciale dove ognuno può collocare i propri prodotti e gli insegnanti devono venderli. Ecco, se permettete, noi non siamo d’accordo”
Il docente poi prosegue: "Lo sappiamo che molti, purtroppo, credono che il nostro lavoro consista soltanto nelle lezioni settimanali in classe (20 ore in Alto Adige, 18 nel resto d’Italia), ma esse richiedono ore di preparazione, prevedono la correzione di compiti, lo studio e l’aggiornamento, e ci sono poi le cosiddette ore funzionali (80 nel resto d’Italia, fino a 220 in Alto Adige), ovvero le riunioni pomeridiane: consigli di classe, collegi docenti, compilazione di PEI e PDP per gli studenti con bisogni speciali, gruppi di lavoro, incontri con i genitori, ecc. Ci sono vari studi che dimostrano come gli insegnanti italiani lavorino molto di più del resto d’Europa e come gli studenti abbiano un carico di lavoro che non ha eguali in altri paesi. Siamo l’unica nazione che ha un così alto numero di discipline (e di ogni disciplina i programmi prevedono tutto, non delle porzioni) e una così grande quantità di attività aggiuntive, le elenco: educazione alla salute, educazione stradale, educazione digitale, educazione civica, corsi sulla sicurezza, corsi di primo soccorso, incontri con la polizia postale, percorsi di orientamento universitario e al lavoro. Da ultimo la Sovrintendenza scolastica italiana ha stilato un protocollo d’intesa con la Cassa di Risparmio e l’Università per introdurre l’educazione finanziaria ed è notizia di un paio di giorni fa l’introduzione delle competenze socio-emotive, che dovranno essere anche valutate".
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Da qui, Accardo si chiede: "Davvero si può chiedere tutto questo alla scuola, di fatto trasformandola nell’universo esistenziale degli studenti? Nessun altro si deve occupare della crescita, dell’istruzione e della formazione degli studenti? E davvero si può pensare che gli insegnanti siano in grado di fare tutto ciò, sia in termini di tempo che di competenze? E davvero ogni attività e ora aggiuntiva deve essere svolta gratuitamente, cioè senza aggiungere nulla allo stipendio? Quanti di voi lavorano gratis? Chi scrive queste righe nel corso degli anni (lo sa chi mi segue su questo social) ha organizzato innumerevoli attività extracurricolari e quasi tutti gli insegnanti credono che accanto alle lezioni in classe queste attività aggiungano molto alla crescita e alla formazione di studenti e studentesse."
"C’è qualcuno tra chi governa la scuola interessato ad ascoltarci?"
"Però ora è veramente troppo e soprattutto è giusto che tutte le ore di lavoro necessarie per organizzare e seguire queste attività vengano riconosciute economicamente. Questo non vuol dire che siamo in sciopero, no, siamo in classe tutti i giorni, lavorando con impegno e passione con l’unico obiettivo di dare il meglio di noi a studenti e studentesse. Però il focus sui giornali non è sugli insegnanti e le loro richieste, men che meno sulla loro stanchezza (siamo tra le categorie professionali più soggette al burnout), ma sulle attività esterne. Il messaggio è chiaro: gli insegnanti ormai contano molto poco, il loro ruolo a scuola è marginale. La scuola è una sorta di centro commerciale dove ognuno può collocare i propri prodotti e gli insegnanti devono venderli. Ecco, se permettete, noi non siamo d’accordo e abbiamo deciso di fermarci, almeno per quest’anno. C’è qualcuno tra chi governa la scuola interessato ad ascoltarci?".
Il post Facebook ha raggiunto in poco tempo centinaia di condivisioni, coinvolgendo anche diversi docenti sparsi per l'Italia che già da tempo guardano con interesse alle proteste dei colleghi altoatesini. "Sono stato inondato da richieste di amicizia da insegnanti di tutta Italia, che ringrazio per l'interesse. Questo dimostra che da Bolzano a Palermo il problema da noi sollevato - l'eccessivo carico di lavoro - è sentito da moltissimi insegnanti. Purtroppo al momento - afferma ancora Accardo - a parte minacciare di interrompere le trattative con i sindacati, la Giunta provinciale non intende ascoltarci, a dimostrazione del peso sociale che hanno gli insegnanti.
A fine ottobre l'assessora provinciale al personale Magdalena Amhof aveva infatti ribadito la posizione della Giunta provinciale sui salari dei docenti, affermando: "Inizieremo le trattative per aumentare i salari appena gli insegnanti ritireranno le proteste. La somma dei due aumenti proposti dalla Giunta sfiora gli 800 euro lordi al mese, anche se per molti non è chiaro".
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"Ci sono vari studi che dimostrano come gli insegnanti italiani lavorino molto di più del resto d’Europa e come gli studenti abbiano un carico di lavoro che non ha eguali in altri paesi."
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