Chest'è Napoli
Una lettera per Napoli messa in musica da chi la vive ma soprattutto da chi la ama: è il nuovo singolo nato dall’azzeccata collaborazione di Wicked and Bonny con la cantante napoletana Supahnova, che fin da subito ha fatto breccia nel cuore della crew altoatesina.
“Eravamo stato invitati come Wicked and Bonny a una session a Salerno - spiega Markus Mair, più conosciuto come ‘Maggu’, e che assieme a Paul Kofler in pochi anni ha già fatto ballare mezza Europa -. La crew di Supahnova si è esibita con il proprio sound system, autocostruito in stile jamaicano, e siamo stati impressionati dal suo incredibile talento e da come il dialetto napoletano si adatti perfettamente alla musica reggae. La collaborazione è nata in maniera naturale”.
Un pezzo dietro l’altro, registrati tra Napoli e Silandro, che saranno racchiusi in un nuovo album prodotto dalla Shanti Powa Records: “Abbiamo selezionato i migliori e, Covid permettendo, uscirà un nuovo disco, speriamo tra marzo e aprile. Per noi - continua Maggu - sarà una grande avventura, il nostro obiettivo sarà di far conoscere la lingua e il messaggio di Napoli in tutto il mondo”.
Il video di lancio del singolo, pubblicato a gennaio, ci trasporta immediatamente nella città che vogliono raccontare: la Napoli solidale, accogliente, antifascista e che resiste nonostante tutto e tutti, anche contro le narrazioni che il mainstream, nel bene e nel male, abbatte su di essa. “La Napoli che cantiamo non è quella da cartolina, è l’amore che ti trasmette il centro storico con i suoi vicoli, anche quelli che per alcune persone possono apparire i più oscuri, ma è da lì che per molte altre inizia la vita - sottolinea Supahnova -. Questa è la Napoli più underground: la Napoli antifascista, della Resistenza, dei centri sociali occupati. La città che si impegna per il bene comune, contro ogni forma di oppressione e pregiudizio. In poche parole la Napoli libera”.
Anche Maggu è dello stesso parere: “A Napoli non ci siamo mai sentiti dei turisti. È una città incredibile, piena di vita e sono rimasto impressionato dalla qualità della musica reggae che ne riflette la radicata storia”.
“Io credo che il popolo napoletano abbia sempre trovato un parallelismo con le difficoltà affrontate anche da quello jamaicano - osserva ancora Supahnova -. Dal ragazzo di strada, il rude boy, allo scugnizzo napoletano, fino alla resistenza di un popolo che caccia il suo nemico: bisogna rimanere fedeli alla natura di ciò che si è. Penso sia questo il motivo per cui la musica reggae e il suo messaggio si siano diffusi così tanto nel sud Italia e ancora di più a Napoli”.