Società | L'evento

Festival, che passione

Il Festival Studentesco è la più grande manifestazione giovanile in Alto Adige. Ma com'è davvero visto dall'interno? Intervista a uno dei protagonisti, Alejandro Zarate.
Festival studentesco
Foto: Giulia Torresani

Le scuole superiori sono in trepidazione, tra i corridoi la tensione è tangibile. Gente che mormora tra sé e sé, che canticchia a mezza voce, che ripassa sovrappensiero passi di danza.

Il countdown alle serate moderne è iniziato, è questione di ore ormai. Oggi (12 aprile) e domani il Palasport strariperà di ragazzi pronti a dare tutto per la propria scuola, chi esibendosi sul palco, chi facendo il tifo dalla curva. La manifestazione giovanile organizzata dai volontari dell’Artist Club genera sempre più entusiasmo.I biglietti per le serate classiche, che hanno avuto luogo settimana scorsa, sono esauriti in meno di mezz’ora e il Palasport si avvicina al sold out ancor prima dell’inizio delle serate moderne, risultato mai raggiunto finora. La ragione del successo della manifestazione è data soprattutto dalla qualità delle esibizioni, straordinaria se si pensa all’età dei ragazzi, la maggior parte dei quali ancora minorenni.

Inoltre ogni anno L’Artist Club aggiunge nuove categorie, in modo di dare a tutti gli studenti l’opportunità di mettere in gioco i propri talenti, chi nell’ambito della danza, chi in quello della scrittura, chi in quello della fotografia e in molti altri. Il Festival, tra le altre cose, è un modo per far conoscere ai ragazzi di Bolzano le canzoni che hanno fatto la storia della musica e che hanno accompagnato l’adolescenza delle generazioni precedenti. I ragazzi danno la loro personale interpretazione ai pezzi, portando in scena un’affascinante commistione tra passato e presente.

Quello a cui nessuno però pensa quando assiste alle serate (sia classiche che moderne), è che dietro a quei tre minuti di esibizione ci sono almeno sette mesi di prove.

La macchina del Festival si mette in moto molto prima, quasi appena finita l’edizione precedente. La scelta dei pezzi da portare, i provini per cantanti, ballerini e attori, l’elaborazione delle coreografie, degli arrangiamenti, l’ideazione dei costumi, sono alcune delle cose con cui si deve fare i conti già a ottobre dell’anno prima.

La dedizione degli studenti è fonte d’ispirazione. Finite le sette ore di lezione, al termine delle quali sarebbe naturale voler solo andare a casa, i partecipanti del festival restano a scuola. Si ritrovano in aula magna e provano almeno fino alle 16. A seconda del numero di categorie a cui si è iscritti, le prove occupano dai due ai quattro pomeriggi a settimana (senza contare gli extra del weekend) con cui bisogna conciliare gli altri impegni, scolastici e non.

Il Festival visto da dentro

Per portare anche una testimonianza diretta di chi nel Festival ci si è proprio immerso, abbiamo intercettato Alejandro Zarate, tra le altre cose cantante solista dell’IISS Galileo Galileo. È un ragazzo umile, sempre con un sorriso sulle labbra e la battuta pronta. Sono solo le 07.45 del mattino ma si sta già dirigendo verso la sala prove, che proseguiranno fino a tarda sera.

salto.bz: Alejandro, a quante categorie partecipi quest’anno?

A otto: cantante solista, unplugged, musical, song writing, diario di bordo, fotografia, cortometraggio e quizzone.

Chissà quante cose da fare.

Abbastanza, ma per me il Festival ha la massima priorità (dopo sabato però mi devo mettere a studiare, quest’anno ho l'esame).

Toglimi una curiosità, come sei entrato a far parte di questo mondo?

È una storia simpatica. Un giorno un mio amico più grande mi ha proposto di fare un provino per cantare al Festival e io ho accettato. In aula magna, anche se c’erano solo cinque persone, ero terrorizzato. Non avevo mai studiato canto (tuttora non lo studio) e non ero abituato a cantare davanti a qualcuno. Alla fine mi hanno preso e ho cominciato il mio percorso.

Viene da sorridere a ripensare alla tua esibizione della settimana scorsa in cui sei addirittura saltato giù dal palco del teatro cristallo durante il pezzo. 

49° Festival Studentesco - II. Class. - Mack the knife @ilfestival49

[Ride] Sì è vero, il terrore che avevo al primo provino non c’è più, per fortuna. Questi anni mi hanno aiutato ad acquisire più fiducia in me stesso, a cantare davanti ad un pubblico e a mettere le mie capacità a disposizione. Certamente rimane la sana ansia da prestazione prima di un'esibizione, ma la supero pensando al fatto che mi esibisco per la mia scuola, che crede in me e mi supporta. Poi certamente aiuta avere sul palco i propri compagni, con cui ho condiviso molto più che la musica negli ultimi anni. Per riuscire a suonare e cantare insieme sintonia e intesa sono essenziali. Ormai li considero i miei migliori amici.

Quale pensi sia l’obiettivo del Festival Studentesco?

Per riassumerlo in tre parole direi Arte, Appartenenza, Divertimento. Arte perché dà la possibilità di scoprire e di sviluppare i propri talenti artistici. Oltre a questo entri in contatto con persone che hanno le tue stesse passioni, ti senti all’interno di una grande famiglia. I partecipant sia della mia che delle altre scuole sono fonte d’ispirazione per me. Il loro talento, la loro voglia di mettersi in gioco e la loro creatività sono il mio carburante. Appartenenza perché smetti di pensare alla tua scuola come 4 semplici mura e cominci a pensarla come il tuo stemma. Ciò genera certamente anche la competizione con le altre scuole ma è proprio questo a spronarti a fare meglio. Cosa sarebbe il Festival senza i cori al Palasport per e contro le altre scuole? Divertimento perché è una manifestazione che ti riempie il cuore e l’anima. Le serate passate a suonare e a cantare con gli altri partecipanti, le risate, l’impegno che ci mettiamo tutti per raggiungere un obiettivo comune... È impagabile. Consiglio veramente a tutti di partecipare almeno un anno a questa bellissima manifestazione, è una delle cose più belle che ti possano capitare nella vita.