Politica | guerra in Ucraina

"L'UE, un sogno per gli ucraini"

Intervista a Giovanni Kessler, nuovo garante del codice etico della Città di Bolzano e presidente di EUcraina, iniziativa impegnata nel fornire supporto al popolo ucraino
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Foto: EUcraina

La guerra in Ucraina continua ad occupare le prime pagine di quotidiani e telegiornali. Un’attenzione giustificata e particolarmente sentita dagli Europei, che guardano a questo conflitto con preoccupazione, ma anche con un rinnovato interesse per le sue vicende politiche e strategiche. Nonostante l’occupazione russa della Crimea e la guerra in Donbass risalgano ormai ad otto anni fa, in molti avevano presto dimenticato le sorti di questo grande paese, sorto nel 1991 dalle ceneri dell’Unione Sovietica, e le sue istanze europeiste, sostenute con forza dalla sua popolazione già nel 2013. Tra il 2013 e il 2014, infatti, gli Ucraini manifestarono per mesi contro l’allora presidente filoputiniano Janukovyč, che fu costretto a fuggire in Russia, dopo aver rifiutato di firmare gli accordi di associazione con l’Unione Europea.

Uno spirito europeista quindi aveva da tempo iniziato ad accompagnare i cittadini ucraini, come ben ricorda il presidente della neonata associazione EUcraina, Giovanni Kessler, il quale conosce molto bene le dinamiche ucraine. Già direttore generale dell’Ufficio europeo per la lotta antifrode (OLAF) e presidente delle rete delle Autorità europee anticorruzione, nel 2014 Giovanni Kessler fu nominato membro della commissione per la selezione del primo capo dell'Ufficio indipendente Anticorruzione dell'Ucraina (NABU). Noi di salto.bz lo abbiamo intervistato, per parlare di Ucraina e della sua recente nomina a garante del codice etico del Comune di Bolzano. 

Salto.bz: Dottor Kessler, recentemente è stato nominato garante del codice etico del comune di Bolzano, in cosa si concentrerà il suo lavoro? 

Giovanni Kessler: Sulla scia del mio predecessore, il Dott. Rispoli, ho ricevuto il mandato dal consiglio comunale, per sostenere l’amministrazione e i consiglieri nel rimanere fedeli al patto che hanno sottoscritto con il codice etico. Il mio ruolo non sarà quello del castigatore o dell’investigatore, cercherò invece di supportare l’amministrazione anche attraverso indicazioni e consigli. 

 

 

Lei è però impegnato su diversi fronti, ha da poco contribuito a fondare EUcraina, un’associazione che si occupa di fornire assistenza al popolo ucraino, e recentemente si è anche recato nel paese…

Siamo andati nel periodo di Pasqua e ci siamo trovati a vivere un momento di riunificazione. Alla frontiera con la Polonia abbiamo trovato i segni di chi era fuggito, ma proprio in quei giorni ci è capitato di vedere che molte donne e bambini tornavano in Ucraina per festeggiare la Pasqua con i loro padri e mariti. Anche per gli Ucraini questa è una festività da vivere con la propria famiglia e anche noi abbiamo celebrato il loro ricongiungimento. Inoltre gli Ucraini erano appena riusciti a respingere l’attacco russo a Kyiv e questo ha contribuito a diffondere un clima di speranza. 

In molti parlano di questa speranza che serpeggia tra la popolazione. Lei come ha trovato gli Ucraini? 

Ho trovato un popolo molto unito. Conosco da tempo il paese e ho trovato una nuova unità che prima della guerra non c’era, tutte le divisioni politiche o partitiche sono state messe da parte e c’è una forte coesione anche tra chi governa e la popolazione. Tutti partecipano alla resistenza, persone di ogni età, che aiutano a pattugliare i boschi, ad evacuare le città, a riempire i sacchi di sabbia, a combattere gli attacchi informatici…Inoltre c’è una fortissima motivazione nel resistere: gli Ucraini combattono per la propria libertà, per il proprio paese e sono convinti di poter respingere l’invasore. Tale convinzione manca invece ai soldati russi, che spesso non sanno neanche perché si trovano a combattere questa guerra. 

Tra le associazioni alle quali EUcraina ha fornito aiuto c’è anche ANTAC, un’associazione che si occupa di anticorruzione. La corruzione gioca un ruolo anche in questa guerra? 

La corruzione è uno dei problemi che ha contribuito e contribuisce ad indebolire la difesa ucraina, non solo nell’esercito ma anche negli appalti pubblici nel settore della difesa. In Russia poi la situazione è ancora più grave, si tratta del retaggio sovietico nella gestione dello Stato, in cui le nomine degli alti funzionari dipendevano dalla compiacenza del partito. L’Ucraina ha invece cercato di importare le regole dello Stato di diritto e tali riforme per Putin sono inaccettabili: un vicino che si sta sviluppando come Stato libero e democratico, in cui non sono gli oligarchi a ricoprire i posti di comando rappresenta una realtà troppo rivoluzionaria. 

Il suo impegno di lotta alla corruzione è di lunga data, non solo in EU ma anche in Ucraina. Lei ha quindi potuto assistere allo sforzo del paese per avvicinarsi all’Europa, ci sono stati dei miglioramenti? 

Gli accordi di associazione con L’UE, firmati nel 2014, comportano anche una serie di impegni, come l'espansione dello Stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e la lotta alla corruzione. Si è voluto quindi sviluppare un’autorità anticorruzione (NABU) e, per permetterne l’indipendenza, si è deciso di creare una commissione ad hoc per le nomine, tra gli esperti di questa commissione c’ero anche io. Si è trattato di un esperimento molto positivo, che ha permesso di far emergere molti casi importanti. Proprio durante il nostro viaggio abbiamo incontrato anche il capo del NABU, che ha appena concluso il suo mandato. Sono stati fatti quindi diversi sforzi e prima della guerra era allo studio una riforma del settore giudiziario: tutti questi cambiamenti non fanno altro che allontanare il paese dall’orbita russa e collocarlo in una prospettiva più europea. 

L’azione russa di controllo del paese si muoveva quindi anche grazie ad una corruzione strategica? 

Bisogna ricordare che gli alti funzionari ucraini si sono formati nell’Unione sovietica: l’Ucraina è uno Stato di recente indipendenza e solamente i giovani sono cresciuti liberi dai retaggi sovietici. Questa è stata una delle peculiarità sulle quali Putin faceva affidamento durante l’invasione: per l’occupazione della Crimea aveva potuto appoggiarsi ai vertici ex-sovietici della penisola e contava di fare altrettanto nel resto del paese, si aspettava infatti che i dirigenti ucraini passassero dalla parte russa. Questo calcolo non ha funzionato, il paese ha trovato una rinnovata unione, anche a causa delle modalità con le quali Putin ha deciso di procedere. 

Come viene percepita l’UE in Ucraina? 

Rappresenta un sogno per molti. Non solo per il benessere economico, ma anche per lo Stato di diritto, percepito come una liberazione dal giogo opprimente della corruzione. Questa visione europeista è un tratto fondamentale anche della loro resistenza, gli Ucraini sentono di combattere per gli stessi valori fondanti dell’Unione europea, per proteggere la loro volontà di rimanere negli accordi e per la possibilità di rafforzare ulteriormente i rapporti. Si aspettavano quindi questa solidarietà dall’UE, anche se all’inizio è stata più debole rispetto alla risposta immediata di altre nazioni, come nel caso del Regno Unito. 

Tali riforme per Putin sono inaccettabili: un vicino che si sta sviluppando come Stato libero e democratico, in cui non sono gli oligarchi a ricoprire i posti di comando rappresenta una realtà troppo rivoluzionaria

Questa guerra sembra aver ricompattato l’UE, tale unità potrebbe essere l’inizio di una politica europea più coesa in tutti i campi? 

Lo spero. L’UE si è trovata costretta a reagire insieme, gli avvenimenti di questi ultimi anni hanno chiaramente dimostrato che non si esce da soli dalle crisi. Ci sono diversi ambiti strategici in cui è necessaria una politica europea, basti pensare al settore dell’energia o della difesa. I recenti problemi, dalla guerra alla pandemia, hanno però fatto emergere anche delle esigenze di riforma delle procedure, insieme alla necessità di incrementare il piano decisionale europeo, che non rappresenta solo la somma delle volontà nazionali. 

Gli Stati membri hanno spesso però visioni contrastanti e negli ultimi anni si è assistito al ritorno di istanze illiberali all’interno dell’Unione, come nel caso di Polonia ed Ungheria. L’attuale sforzo della Polonia nell’accoglienza dei cittadini ucraini potrebbe far scemare le necessaria attenzione dell’UE verso questi paesi? 

La Polonia ha reagito bene a questa crisi, anche perché vive la minaccia russa molto più di altri Stati, soprattutto considerando la vicinanza geografica e la prospettiva storica. I problemi però restano sul tavolo e dovranno essere affrontati, anche per superare, come dicevo, gli ostacoli alla costruzione del processo decisionale europeo, che deve diventare più incisivo in molti settori, anche nell’ambito della solidarietà, ambito che non può dipendere solo dalle singole strategie nazionali. Anche noi, del resto, abbiamo fondato un’associazione che ha un nome insieme evocativo e programmatico, EUcraina: Europei per l’Ucraina.