La locusta ferma il vigneto
“La modifica al piano paesaggistico, richiesta dal Comune di Bolzano con deliberazione del Consiglio comunale del 18 ottobre 2022, n. 54, è rigettata”. Con questa decisione, scritta nero su bianco in una delibera della Giunta provinciale altoatesina, si chiude la controversa parabola del nuovo vigneto presso Costa di Sotto (Unterleitach) a Bolzano. Una conclusione che suona come uno schiaffo della Provincia al Comune. Il Consiglio comunale del capoluogo aveva infatti approvato (grazie a un’ambigua quanto clamorosa mossa dei Verdi) il cambio da bosco a verde agricolo di 3800 metri quadri sopra la centrale idroelettrica di Cardano. Ignorando ben tre pareri negativi. Quello della Commissione provinciale per la trasformazione della destinazione d’uso (che definì la variante “non sostenibile” per il “valore ecologico-paesaggistico e di biodiversità”), della circoscrizione Centro-Piani-Rencio e soprattutto della Commissione urbanistica comunale, con il voto decisivo proprio di un consigliere comunale dei Verdi, il portavoce cittadino Rudi Benedikter. Ma il vicesindaco Luis Walcher e il sindaco Renzo Caramaschi tirarono dritto: “Lì si è creato un habitat per il grillotalpa, vipere e topolini, ma - precisò il primo cittadino - non sono un fanatico di cespugli e arbusti. Storicamente nel 1858 quello era vigneto, poi fu realizzata la centrale di Cardano e, con i lavori di risulta, gli scarti furono trasportati lì. I proprietari, a distanza di cento anni, chiedono il ripristino dell’originale”.
La Provincia contesta con forza il via libera della Giunta e del Consiglio comunale di Bolzano. Riprende il parere della Commissione per la trasformazione delle destinazioni d’uso, secondo cui il pendio a monte del casello autostradale Bolzano Nord “rappresenta oggigiorno un settore quasi completamente intatto di un paesaggio di notevole valore ecologico che verrebbe distrutto dalla trasformazione”. Mentre le “macerie di pietra, provenienti dalla realizzazione della galleria della centrale elettrica di Cardano, rappresentano una zona di ritirata per differenti specie di animali e piante”. La Giunta provinciale aggiunge che le deroghe espresse dal Comune al parere della Commissione “non sono sufficientemente motivate”: “Il Comune si sbaglia quando afferma che rimarrà una zona di riparo sufficiente per le specie animali e vegetali, tutelate e minacciate, e che un vigneto rappresenti un’integrazione diversificata e interessante dal punto di vista vegetazionale e un habitat per la fauna autoctona”, sottolinea la delibera.
Sulla superficie interessata, spiega la Provincia, si trovano dei prati aridi protetti in base alla Legge di tutela della natura, e quindi è vietata la loro distruzione, così come altri habitat Natura 2000 come i “Ghiaioni silicei dei piani montano fino a nivale”. Con la trasformazione si restringerebbero inoltre gli habitat di specie fortemente minacciate, come ad esempio la locusta dalle ali rosse (Oedipoda germanica). “A seguito di una trasformazione, questi habitat sarebbero fortemente compromessi e non potrebbero mai essere sostituiti dalla coltivazione di un vigneto. La richiesta porterebbe quindi in modo evidente a un peggioramento della situazione naturalistica nel pendio ripido” sentenzia la Giunta.