“Un precedente gravissimo”
Per i promotori un successo, per la Provincia e SASA un atteggiamento che nulla ha di costruttivo. Indipendentemente da come la si pensi, è comunque innegabile che lo sciopero di 24 ore dei dipendenti dell’azienda di trasporto pubblico locale lanciato dall’Unione Sindacale di Base ieri, 12 luglio, abbia colto nel segno. Secondo gli organizzatori, le adesioni sarebbero arrivate al 70% dei lavoratori impiegati. I pochi autobus in circolazione sarebbero stati guidati perlopiù da autisti privati o da neoassunti.
Le motivazioni della mobilitazione riguardano la richiesta di aumenti economici concreti e migliori condizioni di lavoro per il personale viaggiante. Secondo USB, le recenti mosse messe in atto dall'azienda non avrebbero fatto altro che peggiorare le condizioni di lavoro del personale, a tal punto da spingere sempre più autisti a dare le dimissioni.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso sarebbe stato il comunicato che SASA ha inviato ai lavoratori in cui annunciava la necessità dell’azienda di aumentare il nastro orario del personale fino ad oltre le 13 ore giornaliere. Chi avrebbe accettato le condizioni sarebbe stato “premiato” con dei buoni benzina o acquisti per un valore oscillante tra i 10 e i 50 euro, a seconda delle ore giornaliere lavorate (dalle 10 alle 13).
Lo sciopero di ieri ha inoltre dato vita a una manifestazione che ha toccato il centro storico e a cui ha fatto capolino anche il sindaco di Bolzano Renzo Caramaschi, che ha accettato oggi di incontrare una delegazione di lavoratori e sindacalisti, un apparente segnale di apertura analogo a quello dimostrato dal Sindaco di Merano, Dario Dal Medico, entrambi parte del comitato d’indirizzo e controllo di SASA che nel frattempo, si è lasciato andare a dichiarazioni ufficiali alquanto discutibili. Come raccontato ieri, attraverso una nota diffusa dagli organi di stampa ufficiali della Provincia di Bolzano, sono stati mossi degli attacchi importanti nei confronti del sindacato di base che ha promosso lo sciopero. Il comunicato sosteneva inoltre che se non sono stati raggiunti accordi significativi è anche a causa dei divergenti atteggiamenti delle organizzazioni sindacali.
Oltre a venire messa in discussione la natura dello sciopero, il comitato d'indirizzo mette in discussione la stessa presenza di USB, che secondo l’azienda pubblica “sta cercando con le proprie azioni di compromettere l'intesa delle parti sociali sull’accordo transitorio”.
Nonostante il sindacato sia uno dei più rappresentativi all’interno di SASA, con circa 74 iscritti, non viene riconosciuto dall’azienda, che si appella, a sua volta, al non riconoscimento di USB all’interno del settore autoferrotranviario da parte di ASSTRA, una conseguenza dovuta alla mancata adesione al contratto collettivo nazionale.
Noi siamo sempre stati disponibili a sederci al tavolo delle trattative, ma l’unica chiusura è sempre arrivata da SASA e dalla Provincia, che continua a rifiutarsi di incontrare i lavoratori e attacca chi li rappresenta
“Scaricare le responsabilità su un sindacato tra i più rappresentativi in un’azienda pubblica e attaccarlo pubblicamente rappresenta un precedente gravissimo da parte delle istituzioni, informeremo al più presto la segreteria nazionale - ha dichiarato al margine della manifestazione Daniel Agostini, delegato sindacale di USB -. Noi siamo sempre stati disponibili a sederci al tavolo delle trattative, ma l’unica chiusura è sempre arrivata da SASA e dalla Provincia, che continua a rifiutarsi di incontrare i lavoratori e attacca chi li rappresenta. Ci tengo a ribadire che le nostre azioni sono del tutto legali e legittime: abbiamo chiesto che il voto venisse sottoposto a referendum perché il voto dei lavoratori è sacrosanto e la massima espressione democratica. Dall’altra abbiamo promosso iniziative di sciopero che sono servite, finalmente, ad arrivare a uno sblocco delle risorse. La cosa paradossale è che USB viene riconosciuta da SAD, un’azienda privata, ma non da SASA, un’azienda pubblica a gestione provinciale. Ci tengo inoltre a ribadire - conclude Agostini - che i lavoratori non devono chiedere all’Azienda o alla Provincia da quale sindacato farsi rappresentare”.