Società | La statistica

La fotografia delle unioni civili

Sono 6.712 le unioni civili registrate in Italia fino al 31 dicembre 2017, appena 68 in Alto Adige. Il 70% riguarda due uomini. Tutti i numeri in un rapporto ISTAT.
Coppia
Foto: upi

Su un totale di 6.712 unioni civili registrate in Italia nel secondo semestre del 2016 e in tutto il 2017, appena 68 sono state registrate in Alto Adige. Diciassette nel 2016, e 51 lo scorso anno, secondo l'ultimo report ISTAT dedicato alla popolazione residente per stato civile.
"Considerando sia le unioni civili costituite in Italia sia le trascrizioni di unioni costituite all’estero, al 1° gennaio 2018 le persone residenti unite civilmente sono circa 13,3 mila (0,02% della popolazione), di sesso maschile nel 68,3% dei casi" scrive l'ISTAT. In Alto Adige, questa percentuale è anche più alta, arrivando al 70,5%.

Gli uniti civilmente hanno un'età media di 49 anni e mezzo, se maschi, e di quasi 46 anni, se femmine, e risiedono prevalentemente nel Nord (56,8%) e al Centro (31,5%). Le unioni civili sono più frequenti nelle grandi città: il 35,4% è stato costituito nelle 14 città metropolitane, e quasi una su quattro a Milano, Roma o Torino.

Dall’entrata in vigore della legge fino al 31 dicembre del 2017, nelle città metropolitane si è concentrato il 35,4% delle unioni civili avvenute in Italia (2.374 in totale): Roma è in testa con 763 eventi (553 coppie di uomini e 210 coppie di donne); a Milano gli eventi sono stati 621 (489 e 132), mentre 256 sono avvenuti a Torino (187 e 69). Tra le città del Mezzogiorno soltanto Napoli e Palermo mostrano valori di un certo rilievo (rispettivamente 114 unioni a Napoli e 60 a Palermo).

 

 

L'ISTAT rileva che gli uniti civilmente sono in media più anziani degli sposi: gli uomini di Milano, Torino e Roma, ad esempio, hanno in media oltre 53 anni, le donne 49 e mezzo. "La classe più numerosa sia per gli uomini sia per le donne è quella tra 45 e 54 anni (rispettivamente il 29,4% e il 35,4% sul totale)" scrive l'ISTAT, che spiega: "L’età più elevata degli iscritti in anagrafe come uniti civilmente nel 2016 [...] si deve verosimilmente alla formalizzazione di molte unioni di persone che vivevano da tempo in una relazione stabile. Il fenomeno è in linea con quanto successo in altri Paesi dell’Unione europea".

Il rapporto ISTAT non è però dedicato solo alle unioni civili. Ad emergere è anche un altro elemento, legato alle trasformazioni dei comportamenti familiari, che hanno contribuito ai forti cambiamenti in termini di "struttura" dello stato civile della popolazione. In particolare, l'Istituto nazionale di statistica misura il ruolo determinante del forte calo della nuzialità: tra il 1991 e il 2016, il tasso di primo-nuzialità passa per gli uomini da 658,0 a 449,6 per 1.000 residenti, mentre per le femmine da 670,7 a 496,9 per 1.000 residenti.
"La diminuzione e la posticipazione della nuzialità in atto nel nostro Paese da oltre 40 anni hanno prodotto un crollo particolarmente evidente della condizione di coniugato tra i giovani adulti. Confrontando il 1991 con il 2018, il calo è massimo nella classe di età 25-34 anni: la quota di coniugati scende dal 51,5% al 19,1%, quella delle coniugate dal 69,5% al 34,3%. Nel contempo celibi e nubili crescono di oltre 30 punti percentuali, dal 48,1% all’80,6% e dal 29,2% al 64,9%".