Minacce mafiose e come sventarle
L’interrogazione risale al 25 maggio scorso. Diego Nicolini, consigliere provinciale del Movimento 5 stelle, pone l’accento sul problema “delle possibili ingerenze da parte della criminalità organizzata su appalti, stanziamenti pubblici e più in generale della facilità di penetrazione delle mafie nel tessuto economico sano del Paese a fronte dell’imponente movimentazione di risorse pubbliche e della richiesta di procedere con speditezza nella loro erogazione allentando verifiche e controlli in conseguenza dell’attuale situazione di crisi” causata dal coronavirus. L’esponente del M5S sottolinea che l’assenza di un Osservatorio sulla criminalità organizzata operativo nella Provincia di Bolzano - o comunque di un sistema di monitoraggio - è “una mancanza grave”, e quindi chiede sostanzialmente alla giunta provinciale di rimediare, “in modo da non lasciare il nostro territorio privo di uno strumento utile all’informazione e quindi al contrasto rispetto all’infiltrazione criminale in ambito economico”.
Nel frattempo a luglio, complice la prima operazione antimafia in Trentino-Alto Adige legata al radicamento della ‘ndrangheta a Bolzano - oltre ai casi già emersi in passato -, la proposta dei pentastellati Nicolini e Alex Marini sull’istituzione di un Osservatorio sulla criminalità organizzata in Trentino Alto Adige ottiene l’ok del consiglio regionale.
Occhi puntati
Degna di nota è la risposta che arriva dall’esecutivo provinciale all’interrogazione dell’opposizione. Al problema del rischio di infiltrazioni delle organizzazioni criminali sollevato da Nicolini, infatti, il presidente della giunta Arno Kompatscher replica in sintesi con un “ci avevamo già pensato” anche senza l’opzione Osservatorio. Il governatore evidenzia che il percorso per elaborare e approvare un protocollo di legalità tra la Provincia, il Commissariato del Governo e le Comunità comprensoriali dell’Alto Adige era stato avviato nel dicembre del 2019 e dunque prima della proclamazione dello stato di emergenza causato dal virus SARS-CoV-2. “Il protocollo - spiega Kompatscher - è finalizzato a prevenire eventuali ingerenze della criminalità organizzata nei settori economici ritenuti più esposti a tale rischio”.
Il 10 aprile scorso, poi, la ministra dell’Interno, Luciana Lamorgese, chiede uno sforzo alle autorità locali per presidiare la legalità in quanto “alle difficoltà delle imprese e del mondo del lavoro - recitava la circolare inviata ai prefetti -, potrebbero accompagnarsi gravi tensioni a cui possono fare eco la recrudescenza di tipologie di delittuosità comune e il manifestarsi di focolai di espressione estremistica”.
Di fronte a questa direttiva ministeriale il Comitato provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica (del quale fa parte anche un rappresentante della Provincia Autonoma) - ricorda Kompatscher - alle riunioni del 16 e 22 aprile 2020, aveva deciso di “rafforzare in generale la prevenzione già in atto e di garantire la legalità con una costante collaborazione tra le istituzioni e un continuo monitoraggio dell’attuale fase di ripresa delle attività economiche potenzialmente soggette a infiltrazione da parte della malavita”.
Il presidente della giunta provinciale assicura che particolare attenzione è stata riservata all’elaborazione di un sistema di prevenzione per le amministrazioni locali riguardante l’affidamento di lavori, forniture e servizi, nonché il rilascio di concessioni, autorizzazioni, licenze ed altri provvedimenti. Nell’ambito della definizione del protocollo sono state previste ulteriori misure per sensibilizzare i rappresentanti degli uffici pubblici e degli organismi di categoria e per segnalare tempestivamente atti e operazioni sospette nell’ambito delle imprese e società. Il protocollo di legalità, in via di approvazione, costituirà, chiosa infine Kompatscher, “un efficace ausilio per migliorare l’attività informativa e investigativa delle forze dell’ordine, nonché quella del gruppo interforze antimafia costituito presso il Commissariato del governo”.