“Giovani e radicalizzati”

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“Spesso ci piace raccontare i giovani, perché ci sembrano più buoni”: esordisce così Cecilia Sala, giornalista di Chora News, ospite all’ultima giornata del Poplar Festival di Trento. Giunta nella città trentina per presentare il suo ultimo libro, I figli dell’odio, edito da Mondadori, in una brevissima conferenza all’aperto in Piazza di Piedicastello Sala illustra le nuove generazioni di Iran, Palestina e Israele, attraverso le testimonianze degli incontri avvenuti durante i suoi reportage. Partendo proprio da Israele Cecilia Sala intende smentire la tesi della maggiore magnanimità dei giovani, raccontando di una popolazione giovanissima e radicale, impegnata in un’aspra lotta fatta di barriere sempre più impenetrabili, volte a ostacolare qualsiasi forma di distensione, che puntano ad una continua disumanizzazione dei Palestinesi.
A questo clima di propaganda costante i giovani, nati o vissuti quasi interamente sotto il governo di Netanyahu, rispondono attivamente
I personaggi che si susseguono sono tutti molto giovani, spesso liceali, e sono l’espressione di un Israele sempre più radicalizzato che, ormai da decenni, con la fine dei tentativi di accordi e la salita al governo dell’ala più estrema del Likud, il partito di destra israeliano, si è impegnato a cancellare la Palestina non solo con gli interventi militari o l’occupazione dei coloni, ma anche attraverso una feroce propaganda mediatica. Telegiornali e notiziari in Israele non mostrano la devastazione di Gaza, in un mondo dei media ormai diviso in 3, con la popolazione araba che tramite Al Jazeera ha accesso alle macabre immagini dei corpi ammassati a Gaza, la popolazione occidentale che vede la distruzione delle città nella Striscia, e gli spettatori israeliani ai quali solamente da poco tempo viene mostrata qualche immagine veritiera. A questo clima di propaganda costante i giovani, nati o vissuti quasi interamente sotto il governo di Netanyahu, rispondono attivamente, andando ad ingrossare le fila di organizzazioni come Lehava, un gruppo di 10.000 iscritti che si oppone a qualsiasi contatto tra ebrei e non ebrei, battendosi con violenza contro i pochi matrimoni misti o arrivando ad azioni più estreme, come l’incendio appiccato ad una scuola mista nel 2014.
Neanche gli ostaggi sono più una priorità, davanti ad un Capo di governo come Netanyahu che ritiene Hamas una risorsa
Anche i sondaggi fotografano una situazione desolante: le percentuali di chi crede ancora in una soluzione a due Stati, più alte tra gli anziani, crollano miseramente tra i Millennials e la Generazione-Z, che anche nei voti si spostano sempre più a destra. A far da contraltare alla crescente violenza degli Israeliani, c’è la disperazione dei Palestinesi, che, abbandonati a questo terrificante apartheid, finiscono per diventare carne da macello per gruppi come Hamas.
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Seguendo pedissequamente il libro, alle prevedibili domande del medico Riccardo Corradini, Cecilia Sala ricorda gli attuali artefici della costruzione di tale propaganda: i fanatici religiosi Itamar Ben-gvir, Ministro della sicurezza nazionale, e Bezalel Smotrich, Ministro delle finanze, crudeli e spietati sostenitori della missione messianica di occupazione totale dei territori in mano ai Palestinesi e il Primo Ministro Benjamin Netanyahu, cinico affarista preoccupato solamente dei suoi guai giudiziari. Tutti e tre, non curanti della sicurezza di Israele, hanno promosso e ottenuto la cacciata di coloro che nelle istituzioni mostravano dissenso per un piano totalmente insensato per la tenuta dei confini dello Stato. I vertici dell’esercito o dello Shin Bet hanno dovuto cedere il passo a posizioni più compiacenti, dopo aver denunciato le falle della copertura militare nei muri con Gaza o i pericoli dei continui bombardamenti per la sicurezza nazionale. Neanche gli ostaggi sono più una priorità, davanti ad un Capo di governo come Netanyahu che ritiene Hamas una risorsa, capace di mantenere divisi i Palestinesi.
Cecilia Sala: "c’è la disperazione dei Palestinesi, che abbandonati a questo terrificante apartheid, finiscono per diventare carne da macello per gruppi come Hamas". Foto: Poplar CultNella breve presentazione l’ultima domanda è dedicata all’Iran, paese in cui Sala vede lontana la caduta della Repubblica islamica, nonostante la forte opposizione dei giovani che continuano a manifestare. La scarsa popolarità del regime si scontra con il potere ancora solido dei Pasdaran, che numerosi, circa 200.000, sono ben armati ed addestrati, al contrario degli oppositori. Il regime, però, perde colpi, e le soluzioni che si prospettano prevedono l’accelerazione del programma nucleare o l’accordo con gli USA.
La scarsa popolarità del regime iraniano si scontra con il potere ancora solido dei Pasdaran
E la battuta finale è proprio per il Presidente Trump, l’unico, attualmente, in grado di porre un freno al massacro criminale di Netanyahu e di iniziare una ricostruzione: persino George W. Bush nel 2006, contestando l’intervento israeliano in Libano, minacciò di bloccare il flusso di armi, ma nell’attuale Presidente statunitense non sembra esserci nessuna volontà pacificatrice. Del resto Donald Trump, amante degli uomini forti al comando, della politica muscolare e amico personale di Netanyahu, ha da tempo dimostrato di voler ignorare la diplomazia.
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