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Un calcio a Forza Nuova

Forza Nuova difende il calciatore bolognese che fece il saluto romano a Marzabotto ed è tornato in campo a Borgo Panigale. Ignorando il Codice del comportamento sportivo.
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Foto: upi
"I tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo non devono adottare comportamenti o rilasciare dichiarazioni che in qualunque modo determinino o incitino alla violenza o ne costituiscano apologia". Al punto 5 del Codice del comportamento sportivo del CONI sta scritto questo principio di non violenza, che riguarda tutti i tesserati alle Federazioni sportive nazionali, tra cui c'è anche la Federazone Italiana Giuoco Calcio.
Questi principi, spiega il Codice, non possono essere ignorati. Ecco perché appare poco ponderata la scelta del Borgo Panigale, società emiliana impegnata nel campionato di promozione, che ha tesserato e mandato in campo (il 10 dicembre) il calciatore Eugenio Maria Luppi, che meno di un mese prima a Marzabotto aveva esultato dopo un gol facendo il saluto romano ed esibendo una maglietta della Repubblica sociale italiana.
Dopo quell'episodio, il rapporto tra Luppi e la squadra per cui giocava, il Futa 65, si era interrotto.
Per la presidente del Borgo Panigale Barbara Antinori, intervistata da Repubblica Bologna il 10 dicembre, la scelta di tesserare il giocatore non avrebbe dovuto rappresenta un problema: "noi facciamo calcio, non politica" ha spiegato al cronista, che l'aveva cercata in seguito alle proteste nate dai genitori dei piccoli calciatori tesserati per le giovanili della società. Le mamme parlano di "infiltrazioni di cose poco belle", indicando nell'antifascismo uno dei valori fondanti della comunità.
 
Domenica scorsa, mentre Eugenio Maria Luppi scendeva in campo con la maglia numero 7, fuori dal campo sportivo c'era un presidio, che secondo un'ANSA raccoglieva circa 50 persone "di Anpi, Cgil, Fiom", ma anche il deputato Pd ed ex sindaco di Marzabotto Andrea De Maria e il presidente del quartiere Borgo Reno-Panigale Vincenzo Naldi. "Bisogna ribadire i valori dell'antifascismo - ha detto De Maria - e contrastare i segnali del ritorno dell'estrema destra". Sul caso Luppi, De Maria ha presentato un'interrogazione al ministro dello Sport Luca Lotti, nel quale sottolinea come per il luogo in cui è stato compiuto – Marzabotto, città simbolo della ferocia nazifascista – il saluto romano assume i tratti di una profanazione inaccettabile. "La popolarità che il gioco del calcio ha sempre avuto nel nostro Paese impone un’attenzione straordinaria su episodi di questo genere" scrive il deputato al ministro, perché "il clima che ormai da tempo permea anche gli stadi fa oggi del calcio un banco di prova decisivo per riaffermare i valori di libertà e democrazia che sono a fondamento della Repubblica". È di poche settimane fa il brutto episodio che ha visto protagonisti tifosi e dirigenti della Lazio, che avevano attaccato la Roma usando un'immagine della piccola ebraa Anna Frank.  
La vicenda di Eugenio Maria Luppi è, per questo, esemplare: al presidio, fuori dall'impianto del Borgo Panigale, erano presenti anche quattro esponenti di Forza Nuova. Uno di loro, Fiorenzo Corso, avrebbe detto (secondo l'ANSA): "La politica di sinistra va a inquinare tutto, deve rimanere fuori dallo sport". Forse non ha mai fatto sport, e così non sa che "i tesserati, gli affiliati e gli altri soggetti dell'ordinamento sportivo devono astenersi da qualsiasi comportamento discriminatorio in relazione alla razza, all'origine etnica o territoriale, al sesso, all'età, alla religione, alle opinioni politiche e filosofiche". Quelli di cui furono responsabili a cavallo tra gli anni Trenta e Quaranti nazisti e fascisti, come le Ss che tra il 29 settembre ed il 5 ottobre 1944 uccisero  770 persone in quell'episodio di guerra ai civili conosciutio come "eccidio di Monte Sole".