Politica | Sanità

Dichiarazione etnica e vecchie abitudini

Il caso della dottoressa irlandese residente a Bolzano che ha vinto il ricorso contro l'Asl fa da spunto a un'interrogazione dei Verdi che dicono: "È ora di cambiare".
Hanspeter Staffler, Brigitte Foppa, Riccardo Dello Sbarba
Foto: Salto.bz

Fra i primi documenti che fanno capolino nel “raccoglitore” degli atti della neonata legislatura provinciale c’è un’interrogazione dei Verdi su un'atavica quanto discussa questione: la dichiarazione linguistica, indispensabile, come noto, per lavorare nel settore pubblico. La sponda è offerta dal caso di una dottoressa irlandese esclusa da un avviso pubblico per il profilo di dirigente medico per un contratto a termine.

Per chi arriva da fuori provincia la prima dichiarazione di appartenenza a uno dei tre gruppi linguistici può essere rilasciata in ogni momento e ha efficacia immediata, cosa che crea di fatto una disparità con i residenti che devono invece rispettare una norma più obsoleta: la dichiarazione nominativa si può rilasciare una volta compiuti i 18 anni, entro un anno. Se il termine scade la dichiarazione sarà efficace solo dopo 18 mesi.

Almeno la prima dichiarazione linguistica dovrebbe essere libera e la persona libera di dichiararsi quando vuole, senza subire penalizzazioni di sorta”, avevano detto in più occasioni i Verdi sudtirolesi presentando ripetutamente una mozione in merito. Nel documento si proponeva “una modifica dell’articolo 20-ter del D.P.R. n. 752/1976, in modo tale che almeno la prima dichiarazione di appartenenza al gruppo linguistico possa essere resa nel momento liberamente scelto da ogni persona e, una volta resa, sia immediatamente efficace”.

In tal modo - spiegano oggi Riccardo Dello Sbarba, Brigitte Foppa e Hanspeter Staffler - “si rendeva davvero libera ogni persona, residente o meno, di fare la prima dichiarazione quando e come lo riteneva opportuno, eliminando qualsiasi penalizzazione e ritardo nella sua efficacia. Ciò andava anche incontro alle esigenze di diversi settori pubblici, primo tra tutti la sanità, che per colpa del sistema dichiarazione-proporzionale hanno difficoltà a reperire personale qualificato. La maggioranza ha più volte respinto questa nostra mozione, lasciando il problema immutato. Su questa mancata soluzione si innesta ora una sentenza della giudice del lavoro Francesca Muscetta, che ha condannato l’Azienda Sanitaria in una causa intentata da una dottoressa irlandese ma residente a Bolzano”.

 

L’irlandese che l’ha avuta vinta

 

Il caso salito alla ribalta delle recenti cronache riguarda una dottoressa irlandese che da alcuni anni vive in provincia. Il medico collaborava come libera professionista nell’Azienda sanitaria altoatesina, un incarico preminente come attesta anche un decreto di precettazione del 2017; l’Asl, trovandosi sotto-personale, impone alla dottoressa di continuare a garantire il servizio. 

Accade poi che a giugno l’Azienda sanitaria lanci un concorso per un posto da dirigente medico a tempo determinato con l’impegno per il professionista di superare l’esame di bilinguismo entro due anni. La dottoressa si reca in Tribunale e deposita la dichiarazione linguistica, che però - ed ecco l'intoppo - sarà efficace solo fra 18 mesi, e viene quindi esclusa dal concorso. Decide allora di fare ricorso e la giudice del lavoro Francesca Muscetta si esprime in suo favore dichiarando l’entrata in vigore immediata del documento di appartenenza linguistica, e sostenendo che l’Asl non potrà più richiedere la dichiarazione etnica nei concorsi per i posti a tempo determinato. “Questo caso dimostra che lasciando i problemi irrisolti si rischia che la normativa sulla dichiarazione etnica e la proporzionale venga modificata nei fatti a colpi di sentenze senza che il sistema venga organicamente riformato”, fanno notare gli ambientalisti.

Questo caso dimostra che lasciando i problemi irrisolti si rischia che la normativa sulla dichiarazione etnica e la proporzionale venga modificata nei fatti a colpi di sentenze senza che il sistema venga organicamente riformato

Nell’interrogazione la compagine dei Verdi chiede, fra le altre cose, quali saranno le conseguenze concrete che la sentenza avrà sul sistema delle assunzioni pubbliche in generale e in particolare su quelle della sanità, quali soluzioni intende dare la giunta al problema emerso con la sentenza della giudice Muscetta e alle “contraddizioni crescenti del sistema della dichiarazione e della proporzionale” che creano difficoltà nel reperire personale nel settore pubblico specie in ambito sanitario; e in particolare chiede se alla giunta se la via più semplice da imboccare non sia quella di “rendere libera e immediatamente efficace la prima dichiarazione linguistica per chiunque la faccia, sia residente o meno”. Sarà insomma possibile scardinare certi radicati meccanismi a dispetto dei crociati dello status quo?