Bilinguismo contro l’Alzheimer
Misteri del bilinguismo e dell’Alzheimer. Ma anche della comunicazione.
Oggi in pompa magna all’Ospedale di Bolzano sono stati resi noti i risultati di un lavoro scientifico compiuto dalla ASL altoatesina in collaborazione con il San Raffaele di Milano. Che stabilisce in maniera scientifica, con tanto di pubblicazione sulle riviste di settore, come il bilinguismo delle persone sia il miglior deterrente (più della scolarità e della giovane età) per lo sviluppo della malattia di Alzheimer ovvero demenza presenile.
Nel presentare i contenuti della ricerca curioso però è stato l’esordio da parte del dr. Mohsen Farsad, primario facente funzione (di origine iraniana) del settore di medicina nucleare presso l’ospedale di Bolzano. Farsad si è detto stupito di come i risultati della ricerca compiuta tra Bolzano e Milano siano stati ripresi con grande risalto dalla stampa nazionale (Corriere della Sera, Repubblica, La Stampa). Forse il medico si sarebbe invece dovuto chiedere per quale motivo l’ASL altoatesina si è ritrovata a rincorrere nella comunicazione, recuperando per così dire a posteriori. E magari anche per quale vero motivo l’assessora provinciale competente Martha Stocker, annunciata in conferenza stampa, in realtà non si è fatta vedere.
Annunciare che il bilinguismo ‘fa bene’ anche e soprattutto alla salute, allontanando nel tempo il principale spettro della nostra società ‘anziana’, naturalmente è una buona notizia. Ma anche una notizia che però implica all’istante considerazioni di carattere politico su come la società altoatesina finora ha affrontato questo ‘problema’. Un conto è infatti è imporre il bilinguismo, un altro è favorirlo veramente anche nel sistema scolastico. Un altro ancora è prendere sul serio e fino in fondo la constatazione scientifica che la “pratica costante di due lingue nella comunicazione verbale” consente di invecchiare molto ma molto meglio. Aprendo le porte ad una integrazione culturale e linguistica che diventi finalmente strutturale, presupponendo come prima cosa una formazione che preveda scuole bilingui, ad esempio, come evidenziato nei giorni scorsi anche in un articolo di fondo apparso sul quotidiano Corriere dell’Alto Adige.
Ebbene: si tratta di domande che per rimangono senza risposta. Con il direttore generale Schael che retwitta ma molto difficilmente concede interviste e, appunto, l’assessora Stocker che diserta conferenze stampa. Ma evidentemente si tratta solo di una questione di tempo, riteniamo.
Sta di fatto che nell’introduzione il direttore generale Thomas Schael ha colto l’occasione anche per affermare come scopo della ASL unica da lui diretta non sia solo quello di fornire agli utenti un servizio e prestazioni della migliore qualità possibile. “Per noi fondamentali sono anche la ricerca e l’innovazione in ambito clinico”, ha ricordato il direttore generale annunciando che a tempi brevi verrà avviata una specifica Abteilung in ASL dedicata a questo settore. “L’Alto Adige ha tutta l’intenzione di essere attrattivo anche in questo senso”, ha quindi dichiarato Schael facendo indiretto riferimento alle recenti polemiche scaturite dalle forti critiche giunte da parte di un folto gruppo di giovani medici nativi della provincia di Bolzano e che hanno compiuto i loro studi oltre Brennero.
Nell’introduzione a Schael ha fatto seguito il direttore del comprensorio di Bolzano Umberto Tait che ha colto l’occasione per togliersi qualche sassolino dalle scarpe, dopo le polemiche scaturite nei giorni scorsi in merito ad un presunto ‘racket’ che sarebbe legato ai senzatetto che da qualche tempo stazionano di notte sulle sedie della sala d’attesa del Pronto Soccorso.
“Da un certo punto di vista l’ospedale sembra quasi un mercato e in certi momenti sembra quasi il ‘centro di Bolzano, con tutti i problemi annessi e connessi”, ha ricordato Tait. Aggiungendo però che “evidentemente l’ospedale non è solo un luogo ove stazionano vagabondi”. “Mi rendo conto che ai giornalisti insegnano che a far notizia non è il cane che morde l’uomo ma viceversa”, ha quindi aggiunto il responsabile amministrativo dell’ospedale, cogliendo l’occasione per ricordare come nella struttura “ci siano anche tante cose che funzionano”.
La presentazione dei risultati della ricerca - alla quale hanno partecipato i primari e gli aiuti che hanno fatto parte del team che ha lavorato per 5 anni sul progetto - si è quindi concentrata sul nocciolo di quanto appurato. E cioè che nelle persone bilingui i sintomi della malattia di Alzheimer si manifestano più tardi rispetto alle persone che parlano una lingua sola. In pratica il bilinguismo, pur non potendo tutelarci dall’insorgere della demenza senile, è comunque in grado di mettere in atto una serie di meccanismi compensatori cerebrali che funzionano da difesa contro l’avanzare della malattia.
In sostanza attraverso una metodica funzionale denominata FDG PET che misura il metabolismo del glucosio a livello cerebrale, sono stati evidenziati proprio gli effetti compensatori sopra citati. E il confronto tra il metabolismo del glucosio a livello cerebrale dei monolingui con quello dei bilingui ha dimostrato che questi ultimi presentano una più elevata attività metabolica in corrispondenza delle strutture cerebrali frontali. Inoltre durante la ricerca è emersa anche una maggiore connettività in due importanti network addetti alle funzioni di controllo cognitivo ed esecutivo.
"L’uso delle lingue assume da oggi anche una valenza per la salute", hanno dunque concluso i membri del team di ricerca dell’ospedale di Bolzano. Precisando che per quanto si è potuto appurare “l’uso costante di due lingue può posticipare l’esordio del decadimento cognitivo ed i sintomi della malattia di Alzheimer fino a circa 4 anni e mezzo”. Comportando quello che i medici considerano un “impatto notevole sulla società”.
Ne hanno ben d’onde: starà ora ancor di più alla politica non avvilupparsi su questioni simboliche come quella della toponomastica e invece concentrarsi sull’inevitabile e semplice richiesta da parte dei cittadini di invecchiare più sani. Utilizzando il bilinguismo reale come migliore forma di prevenzione. E dando spazio in questo modo anche ad ulteriori, inevitabili e naturalmente positive conseguenze sulla qualità delle relazioni interpersonali che costituiscono il tessuto connettivo della sempre più composita società altoatesina.
Sembra (le solite voci
Sembra (le solite voci maligne ?) che l'Unione per il Sudtirolo abbia intenzione di verificare il decadimento cognitivo fra i propri aderenti per smentire catergoricamente i risultati del lavoro scientifico.
Ma lo studio dice anche che
Ma lo studio dice anche che occuparsi di toponomastica fa male alla salute?
In risposta a Ma lo studio dice anche che di pérvasion
Gut der. Für den Rest "più
Gut der. Für den Rest "più lingue parlate sono la migliore prevenzione ... ASL altoatesina in collaborazione con il San Raffaele di Milano ... bilinguismo ‘fa bene’ anche e soprattutto alla salute ... pratica costante di due lingue nella comunicazione verbale consente di invecchiare molto ma molto meglio ... una formazione che preveda scuole bilingui ... meccanismi compensatori cerebrali che funzionano da difesa contro l’avanzare della malattia ... confronto tra il metabolismo del glucosio a livello cerebrale ... posticipare l’esordio del decadimento cognitivo ed i sintomi della malattia di Alzheimer fino a circa 4 anni e mezzo" scheinen mir ein Haufen Platidüden vorzukommen; Seiten welche auf Alzheimer fokusieren (http://www.alzheimersweekly.com/) melden weltweit wird alle 7 Minuten ein Artikel zum Thema veröffentlicht. Viele davon ohne nachhaltigen Nutzen oder mit niederer Signifikanz. Das jetzt plötzlich in Südtirol ein Wundermittel gegen diese weltweite Volkskrankheit gefunden wird (4 Jahre Aufschaub) macht mich skeptisch. Der wahre wissenschaftlichen Wert (vor allem vergleichende Studien anderswo, auch wenn erst zukünftige) bleibt vorerst verborgen und nur wenn internationale fachbezogene Medien diese Pressemeldung aufgreifen und als wichtig bewerten, wird die etwas reißerische lokale PR-Aktion in einem etwas glaubwürdigerem Kontext wahrnehmbar sein. Bis dahin nehme ich die Hauptmeldung als nicht (allein) relevant wahr, denn Alzheimer ist sicher eine komplexe Krankheit mit vielen beeinflussenden Faktoren.
So kann man nur hoffen, dass
So kann man nur hoffen, dass die Pflicht zur Zweisprachigkeit bei den Ärzten weiterhin aufrecht erhalten bleibt. Sonst müssten wir uns als Patienten künftig bei der Behandlung wohl Sorgen machen :-).