“Sono qui, se rispetti i miei diritti”
“I giovani non vogliono lavorare”. “Ristoranti senza camerieri e cuochi”. “Grave carenza di risorse umane qualificate”. Non c’è stagione turistica che si apra senza la notizia dell’imprenditore di turno che non riesce a trovare personale per la propria azienda. È anche il caso dell’Alto Adige, specie nel settore turistico, dove le imprese lamentano continuamente difficoltà nel reperire personale. A fronte di 230 mila posti letto nel 2022 – secondo i dati Excelsior – a livello locale sono stati assunti circa 39 mila lavoratori. Tra questi solo il 16% a tempo indeterminato.
La nuova campagna informativa nazionale “Mettiamo il turismo SottoSopra” presentata questa mattina da Filcams Cgil, parte oggi da Bolzano e girerà con un camper di regione in regione, nei luoghi più interessati dal lavoro turistico e dalle relative problematiche. L’obiettivo è quello di cambiare il modo con cui il fenomeno viene raccontato: i lavoratori ci sono, ma le condizioni di impiego devono essere rispettose dei diritti, è il messaggio della campagna. Molto spesso, al contrario, gli impiegati del settore turistico sono costretti a destreggiarsi tra precarietà, lavoro irregolare, turni straordinari – spesso non retribuiti – e compensi inadeguati.
“L’Alto Adige è un territorio caratterizzato da un’alta occupazione ma difficilmente ci fermiamo a valutarne la qualità – ha detto la segretaria generale Filcams Antonella Costanzo –. Il settore turistico è in continua espansione ma i lavoratori sono pochi e si fanno carico del troppo, senza un’adeguata retribuzione. Sarebbe invece indispensabile creare le condizioni per un lavoro regolare, dignitoso, con il corretto riconoscimento delle professionalità e delle competenze di chi vi lavora”.
I giovani sono stati raccontati come sfaticati ma la verità è semplicemente che non vogliono rinunciare ai loro diritti e sono stanchi di essere sfruttati
Per Monja Caiolo, membro della segreteria Filcams nazionale, la professionalità delle lavoratrici e dei lavoratori del settore non solo troppo spesso non viene riconosciuta, ma si sconfina nello sfruttamento: “Il lavoro nel turismo è precario, spesso irregolare. I giovani sono stati raccontati come sfaticati ma la verità è semplicemente che non vogliono rinunciare ai loro diritti e sono stanchi di essere sfruttati: queste sono le reali motivazioni per cui le aziende non trovano personale”. Nel corso della conferenza stampa sono stati svelati alcuni dati che riguardano l’impiego nel settore turistico: il 70% risulta irregolare, il 60% lavora a tempo parziale, il 55% a chiamata, per il 40% precario e per il 20% stagionale. Per quanto riguarda le retribuzioni, inferiori rispetto alla media degli altri settori, la sindacalista ricorda che l’80% dei lavoratori è inquadrato ai livelli più bassi dei contratti collettivi nazionali di settore. “Questi dati spiegano da soli le reali motivazioni sulla difficoltà delle imprese a trovare le figure professionali di cui hanno bisogno”.
Spesso il lavoro è organizzato alla giornata, senza regolare programmazione
Dalla pressione economica, all’impossibilità di programmare la propria giornata: Kleva Gjoni ha menzionato alcune delle problematiche del settore turistico. “Capita che gli orari di lavoro siano molto lunghi, anche 14 ore al giorno e che le condizioni di alloggio siano poco dignitose. Spesso il lavoro è organizzato alla giornata, senza regolare programmazione. A volte – conclude la sindacalista – non vengono garantiti i giorni di riposo, le ore di straordinario non vengono regolarmente retribuite, le retribuzioni sono concordate attraverso accordi verbali, il netto non viene contrattualizzato, quindi i lavoratori sono ricattabili”.