Maxi frode carosello, 4 indagati
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Sono coinvolti anche quattro altoatesini e altrettante aziende locali negli sviluppi dell’inchiesta per frode fiscale denominata Cheap Ink, avviata ormai tre anni fa dalla Procura di Bolzano e poi passata alla Procura europea di Venezia. Si tratta del bolzanino Ivan Conter, della Conter Forniture e amministratore di altre aziende, Egon Thurner, direttore generale della Loeff System (e prima della Grafus), società del gruppo Athesia, Max Tinkhauser di Bressanone, dell’omonima Srl e Hubert Fliri della Avantec (quest’ultimo con un ruolo molto marginale).
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L'avvio dell'indagine
Un anno fa le fiamme gialle avevano fatto sapere in una nota di aver scoperto “un’articolata frode, architettata da due imprenditori di origine padovana che, avvalendosi di un reticolo di società dislocate prevalentemente nel triveneto e in numerosi Paesi dell’Unione Europea, curavano l’importazione in Italia di materiale da cancelleria e di consumo per le apparecchiature di stampa, sistematicamente omettendo il versamento dell’Iva dovuta”. L’inchiesta condotta dalla procuratrice Donata Costa poi si allarga, i finanzieri effettuano nuove perquisizioni, intercettazioni telefoniche ed ambientali, raccolgono atti, ed esaminano bilanci. Poche settimane più tardi, Il 14 marzo 2023, vengono interrogati il presidente del gruppo Athesia, Michl Ebner (al quale comunque non viene imputato nessun reato) ed Egon Thurner, direttore generale della Loeff. Il giorno dopo vengono sentiti Ivan Conter e Max Tinkhauser della Tinkhauser Srl. L’indagine viene chiusa nel settembre 2023 quando la Procura europea invia alle persone e alle società coinvolte l’avviso di conclusione e mette a disposizione della difesa tutte le carte. A 12 persone fisiche e 7 aziende viene contestato di aver promosso una frode carosello che ha portato ad un’evasione IVA complessiva per 10 milioni di euro.
La cosa un po’ insolita è che il 26 giugno 2023 la Guardia di Finanza diffonde un altro comunicato nel quale si parla di “un” imprenditore di Bolzano, che è, appunto, Ivan Conter, ma non si fa cenno agli altri tre. “L’inchiesta ha registrato negli ultimi mesi una nuova svolta, facendo emergere il ruolo dell’imprenditore bolzanino che, originariamente in affari con i vertici dell’associazione criminale, ne aveva, poi, preso le distanze, dando vita ad un’autonoma frode IVA, a vantaggio della propria impresa e di un’ulteriore società, della quale è stato direttore commerciale, entrambe con sede nel capoluogo”. L’azienda dell’imprenditore è, appunto, la Conter forniture e l’altra cui si fa riferimento è la Loeff System, che nel 2020 ha inglobato la Grafus, entrambe facenti capo al gruppo Athesia.
“Lo schema della frode - si legge nella nota - che ha generato proventi illeciti per oltre 650 mila euro (a Conter nell’avviso di conclusione indagini viene contestata una frode IVA per 555.000 euro), si è rivelato analogo a quello già portato alla luce nella prima fase delle indagini, che avevano cristallizzato le responsabilità di due imprenditori di origine padovana (padre e figlio) e di numerosi fiancheggiatori i quali, dopo aver dato vita a un reticolo di oltre trenta società, tutte formalmente amministrate da compiacenti teste di legno, avevano iniziato ad importare in Italia rilevanti quantitativi di materiale da cancelleria e di consumo per le apparecchiature di stampa, omettendo sistematicamente il versamento dell’IVA dovuta, per poi rivenderli a prezzi estremamente vantaggiosi”. E proprio i prezzi di immissione della merce sul mercato, molto bassi, sono stati la scintilla che ha fatto partire l’inchiesta e scoprire la frode carosello.
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La "frode carosello"
Ma cos’è una frode carosello? Il meccanismo ideato è un po' contorto. Seguendo la regola comunitaria denominata reverse charge che prevede che non sia il fornitore a dover addebitare l’Iva in fattura, ma l’acquirente a versarla in base all’aliquota del proprio Paese, accade che la frode “carosello” si concretizzi inserendo nella transazione tra fornitore e acquirente una o più società “cartiere” (chiamate così perché producono carta, ma in senso metaforico, attraverso fatture false, e per il resto non hanno struttura, dipendenti ...) facendo ottenere all'acquirente un inesistente credito Iva. Il danno provocato all’Erario consiste nel fatto che l’Iva non è versata dalla società cartiera in sede di liquidazione Iva, mentre è portata in detrazione o richiesta a rimborso dall’acquirente nazionale.
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La posizione di Conter
Gli accertamenti degli inquirenti sono andati all’indietro di quasi un decennio. Le prime irregolarità sarebbero emerse nel 2014, e l’ano successivo, per fare solo qualche esempio dei vari campi di imputazione, l’imprenditore bolzanino, indicando nella dichiarazione IVA fatture per operazioni inesistenti emesse da società cartiere avrebbe accumulato indebitamente un credito IVA di 159.422. Conter, in concorso con Egon Thuner, il primo in qualità di direttore commerciale di fatto, e il secondo in qualità di direttore generale della Loeff (che dal 26 maggio 2020 incorpora la Grafus, di cui lo stesso Thurner era direttore generale), avrebbe poi indicato nella dichiarazione dell’anno di imposta 2020, fatture per operazioni inesistenti emesse da nove diverse società accumulando un credito IVA pari a 305.177. Rivendendo poi a società tedesche, sostiene la Procura Europea, si sarebbero innescati nuovi caroselli fiscali. Nel 2021, i due avrebbero inserito nella dichiarazione Iva della Loeff System Srl fatture per operazioni inesistenti per un totale di 1.139.494 euro emesse da 7 diverse società.
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Egon Thurner, la Grafus e la Loeff
Venendo alla posizione di Thuner, nel 2016, quando era direttore generale della Grafus Srl, poi inglobata dalla Loeff, avrebbe indicato nella dichiarazione Iva fatture per operazioni inesistenti emesse dalla Gp Trading (società di Francoise Borgato e del figlio Mattia, ovvero sia gli imprenditori padovani arrestati nel gennaio 2023) per 850.391 ed IVA di 187.086, e nell’anno successivo per un imponibile di 221.373 e un Iva di 48.702. Nello stesso anno analoga operazione sarebbe stata portata avanti con fatture emesse dalla Ufp Srl, società anche questa riconducibile ai Borgato, per un imponibile molto più alto e cioè di di 2.522.799 ed IVA di 555.016. Circa le stesse cifre tornano l’anno successivo sempre con fatture emesse dalla Ufp (2.515.978 e iva per 553.515) e ancora più sostanziose con la 2 EMME Srl (società riconducibile, secondo gli inquirenti, ai Borgato) per un imponibile di 3.535.007 ed IVA di 777.701. Per quanto riguarda gli anni fino al 2022 si è scritto della contestazione da parte della Procura europea dei reati in concorso con Conter. Quanto esclusivamente alla Loeff System, invece, ad Egon Thurner, che è tuttora direttore generale dell’azienda, nel 2022 viene contestato di avere indicato indebitamente un credito IVA per 1.139.494 euro e altri 132.843 per indebite detrazioni di imposta.
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La posizione di Max Tinkhauser
Nel 2016 anche Max Tinkhauser, della omonima Srl, indicava nella dichiarazione Iva fatture per operazioni “soggettivamente” inesistenti emesse dalla società Gp Trading per un’imponibile di 1.573.973 ed Iva per 346.268. Tralasciando i capi di imputazione per cifre minori da segnalare che a Tinkhauser viene inoltre imputato di aver indicato nella dichiarazione Iva fatture per operazioni inesistenti emesse anche dalla Ufp Srl dei Borgato per un imponibile di 5.229.963 ed Iva per 1.150.592. Nell’anno 2018, sempre dalla Ufp, per 1.641.660 ed Iva 361.165, mentre dalla 2 Emme Srl, anche questa facente capo ai Borgato, per 1.334.377 ed Iva di 293.563. Molto più bassi, invece, gli importi degli ultimi due anni.
Ad Hubert Fliri della Avantec è contestata solo un’ evasione di importo di molto inferiore rispetto ai 3 indagati, pari a 12.345 euro.
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La replica della Loeff
La redazione di SALTO ha interpellato tutti gli avvocati difensori. L’unico a rispondere è stato Carlo Bertacchi, legale della Loeff System. “È in corso chiaramente in tutte le sedi – afferma - la difesa della società, sia in sede tributaria che penale. Non è stata ancora promossa l’azione, siamo all’avviso di concluso indagini preliminari. La società contesta il proprio coinvolgimento, avendo confidato sia su una verifica fiscale compiuta con controllo anche dei fornitori oggi indicati come soggettivamente inesistenti, sia effettuando rigorosi controlli e soprattutto evidenziando che la merce è oggettivamente arrivata ai magazzini della società, è stata oggetto di verifiche e controllo, a volte anche di respingimento per difetto qualità. Non c’era motivo per Loeff di sospettare della natura cartiera di questi fornitori”.