Politica | Comunali

La difficile arte del sondaggio

La particolare situazione etnico/politica dell'Alto Adige rende più difficile che altrove l'arte di eseguire sondaggi, exit poll, proiezioni.

La campagna elettorale per le comunali, a Bolzano come negli altri comuni dell'Alto Adige, corre via veloce verso il traguardo del 10 maggio prossimo. Tra qualche giorno, in base alle norme della cosiddetta "par condicio" diventerà tra l'altro proibita la pubblicazione dei cosiddetti sondaggi preelettorali. Un modo per evitare, nelle intenzioni del legislatore, che la diffusione di dati in qualche modo "pilotati" possa influenzare il comportamento dell'elettorato. Un buffo modo di ragionare, se ci si pensa bene, dato che non si vede come le notizie su un sondaggio potrebbero essere più convincenti di un appello politico o di uno scontro tra due candidati.

Tant'è, comunque, è la questione ci serve per riproporre il tema della validità dei sondaggi, degli exit poll, delle proiezioni in una realtà così particolare come quello in cui viviamo. Del tema Salto si è già occupato anche recentemente con il contributo, I sondaggi un miraggio, dal quale la questione veniva proposta in termini generali. Ci sono tuttavia, come sempre, delle particolarità che attendono specificatamente alla questione altoatesina. 

Anche chi non ha conseguito una laurea in statistica sa bene che la validità dei risultati di un sondaggio dipende quasi totalmente dall'esattezza del campione scelto per rappresentare l'universo delle persone da cui si vogliono trarre le informazioni richieste. Più il campione steso e aderente al proprio universo di riferimento e più i risultati saranno attendibili.

In provincia di Bolzano, per ragioni abbastanza ovvie, centrare il campione è più difficile che altrove. Se, ad esempio, in ogni altra provincia lo scostamento delle opinioni, su un tema politico, può essere marcata, ma non più di tanto, tra centro e periferia, in Alto Adige le differenze diventano abissali anche solo spostandosi da un quartiere all'altro di una stessa città. È uno dei frutti di una situazione nella quale due gruppi linguistici vivono l'uno accanto all'altro ma, per molte cose, è come se appartenessero a due universi differenti. Le scelte politiche ed elettorali rientrano in questa categoria.

Sono gli stessi risultati del voto a dirlo chiaramente. Ad ogni elezione, quando, a Bolzano ad esempio, si conteggiano progressivamente i voti che arrivano dai vari seggi, basta che la macchina dell'ufficio elettorale assorba ad un tratto i risultati delle sezioni di una certa parte del centro storico o di quelle che ruotano attorno a via Resia, perché il risultato generale, ancorché provvisorio, subisca dei ribaltamenti di incredibile portata.

Questa situazione influisce in maniera netta e pesante anche ed ovviamente sui sondaggi elettorali. In un altro mio recente contributo su questi temi rammentavo come molte persone siano poco disponibili a fornire ad un intervistatore la verità sulle loro scelte politiche. Molti elettori preferiscono non dichiarare le proprie intenzioni di voto anche se hanno già maturate e questo finisce solo per far ingrossare le file dei cosiddetti "indecisi", ma non mancano coloro che esprimono un'opinione diversa da quella reale. Questi fenomeni sono ben conosciuti da chi organizza e conduce i sondaggi e divengono parte di quella quota di possibile errore con la quale ogni sondaggio serio deve fare i conti. Ben diversa è più problematica la questione di un campione errato anche di poco. È vero che nei cosiddetti sondaggi preelettorali, condotti in genere con l'utilizzo dello strumento telefonico, anche l'appartenenza ad un gruppo linguistico diviene elemento di indagine e di valutazione ma la possibilità di errore resta. Basti pensare, tanto per fare un esempio abbastanza recente, a quanto avvenuto diversi mesi prima delle ultime elezioni provinciali fa quando, con grande clamore, furono diffusi dei dati che ponevano addirittura la Suedtiroler Volkspartei sotto la soglia del 40% dei consensi, con un crollo che poi, alla verifica delle urne, è stato molto meno accentuato.

Quel che vale per i sondaggi preelettorali, può esser ripetuto anche per quelli realizzati nelle ore del voto. Gli exit poll, ovverossia, sondaggi condotti con interviste all'uscita dei seggi risentono anch'essi dalla tendenza di molti elettori di non rivelare, nemmeno dopo il voto, le loro scelte, mentre occorre che le sezioni scelte per il confronto, poche in genere, siano veramente rappresentative dell'intero panorama, cosa che in una realtà come quella altoatesina, dipende ancora una volta da fattori di grande variabilità. Quest'ultimo è un elemento da tenere presente anche per la valutazione delle cosiddette "proiezioni", che, come noto, si basano invece sul voto dei seggi campione.

Per qualche giorno ancora, dunque, i sondaggi circoleranno liberamente, poi cominceranno le settimane di "silenzio" con le cifre sussurrate tra pochi iniziati o pubblicate, sotto mentite spoglie, su qualche sito in vena di bricconate. Attenzione, però, a prenderli con le pinze per tutti i motivi anzidetti. E la sera del 10 maggio, da ricordare che, per la prima volta, si vota solo fino alle 21, non avremmo neppure il tempo di accorgerci di exit poll e proiezioni. Prima di andare a letto sapremo, salvo colossali disguidi, i nomi dei sindaci già eletti o dei contendenti nei ballottaggi previsti per il 24 maggio. Solo per la composizione dei consigli comunali occorrerà attendere sino all'ora di pranzo di lunedì 11 maggio.