Il ritorno dei Talebani
È un silenzio insopportabile, il silenzio che da anni ormai si è steso sopra la questione afghana. Non se ne parla, come i bambini capricciosi non vogliono parlare di ciò che non è di loro gradimento.
Ieri sera, il 15 agosto 2021, il gruppo terroristico dei Talebani è entrato nel palazzo presidenziale a Kabul. Il loro leader ha preso posto alla scrivania circondato da un gruppo di giovani uomini barbuti armati, dichiarando: “siamo arrivati alla nostra vittoria.” Nel corso di 10 giorni i Talebani hanno conquistato l’intero paese, che si è consegnato praticamente senza alcuna resistenza. Da Kandahar, a Herat, a Kabul. Sono entrati nella capitale dicendo di essere lì per garantire la sicurezza dei cittadini. Il presidente Ashraf Ghani ha lasciato il paese di nascosto, recandosi in esilio e lasciando il suo popolo nelle mani dei terroristi. Nel corso della giornata odierna i Talebani prenderanno in mano i ministeri, avviando il loro governo.
Si stima che già ora siano oltre 300.000 gli sfollati interni. Migliaia di persone hanno preso d’assalto l’aeroporto di Kabul, nel disperato tentativo di lasciare il paese. L’aeroporto attualmente è stato messo in sicurezza da 6.000 uomini degli Stati Uniti, ma tutti i voli commerciali sono sospesi. Ci sono stati dei morti, probabilmente a causa della ressa. Il passaggio verso il Pakistan, a Torkham, è stato chiuso da parte dei Talebani, rimane aperto soltanto per il trasporto di beni commerciali. Il Pakistan ha bisogno dell’Afghanistan come l’Afghanistan ha bisogno del Pakistan. Nella mattinata odierna il consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, si riunirà per un aggiornamento sulla situazione. Intanto il segretario di stato americano, Antony Blinken, ha dichiarato che gli Stati Uniti hanno chiuso con successo la loro ventennale azione nel paese: “siamo andati lì con un obiettivo: eliminare i fautori dell’attacco terroristico dell’11 settembre, Al Qaeda. Oggi Al Qaeda praticamente non esiste più. We have done it!, ce l’abbiamo fatta.” L’egocentrismo ipocrita statunitense non conosce pudore.
È il 1974 quando l’Armata Rossa invade l’Afghanistan dando inizio alla guerra sovietico-afghana il cui martirio avrà fine solo nel 1989. Nel 1995 salgono al governo i Talebani, imponendo la Sharia, la legge islamica. Da anni ormai l’Afghanistan è terreno fertile per l’insorgenza di gruppi armati estremisti, in un paese martoriato dalla guerra civile, dalla carestia, dalla violenza. Si parla di “war generations”, le generazioni di giovani afghani e afghane nate nella guerra, vissute nella guerra. In seguito all’attacco terroristico alle Torri Gemelle, nel dicembre 2001, Hamid Karzai è nominato presidente del nuovo governo fantoccio afghano sostenuto dalle Nazioni Unite, le quali continueranno a occupare il paese fino ad oggi. Il nuovo governo si rivelerà corrotto, sostenuto dai signori della guerra, incapace di governare, di garantirne la sicurezza, di portare riforme, di sostenere lo sviluppo economico e di diritti della persona, di dare anche il più banale aiuto a una popolazione civile in ginocchio.
Oggi siamo di fronte a un flashback atroce: il ritorno dei carnefici Talebani al governo. In questi lunghi anni di occupazione del paese da parte delle forze estere, i Talebani hanno avuto modo di organizzarsi ancora meglio, di arricchirsi ulteriormente attraverso il commercio dell’oppio – oltre il 90% dell’oppio del mondo arriva dall’Afghanistan -, di armarsi fino ai denti. Hanno lavorato in semi-silenzio, rinforzando la loro rete, facendo leva sulla disperazione della popolazione, che non ha prospettive né economiche né sociali, il cui sogno di un paese stabile e sicuro è svanito da tempo.
Parlare di colloqui di pace con i Talebani come fanno gli Stati Uniti e no solo, significa sentenziare all’inferno la popolazione locale. Significa riconoscere la legittimità all’autorità da parte di un gruppo di terroristi che calpesta senza perdono i diritti umani, che condanna a morte la donna, privandola di ogni briciolo di dignità umana, coprendola con un lenzuolo e richiudendola in casa a subire la violenza nel disperato silenzio. Significa riconoscere quale educazione, l’inculcare di dottrine islamiche nelle Madrase, le scuole islamiche. Significa privare migliaia di bambine e bambini del proprio diritto all’educazione, di una prospettiva di futuro. L’Afghanistan è uno dei paesi con il minor tasso di alfabetizzazione al mondo: soltanto il 43.02% degli adulti sa leggere e scrivere, tra le donne il tasso scende al 29.81%. A questo scenario apocalittico, si aggiunge una situazione sanitaria drammatica. L’Afghanistan è stato uno dei paesi più colpiti al mondo da Covid-19. Mancano i medici, gli ospedali, l’acqua, la corrente elettrica, l’ossigeno.
Se questa è una missione di pace conclusa con successo, allora rimango allibita davanti all’ipocrisia bigotta del nostro Occidente, il quale osserva ammutolito mentre nel mondo i diritti della persona continuano ad essere violati. Mentre la Cina si preoccupa di ricordare ai Talebani il rispetto degli accordi economici tra i due paesi, evitiamo di fare un paragone con l’altrettanto a dir poco vergognosa situazione in Iraq, Siria, Yemen, Africa Centrale, e chi più ne ha più ne metta. L’Afghanistan è un paese senza sbocchi sul mare, con un clima difficile, geopoliticamente molto strategico, ricco di giacimenti minerari quali ferro, cobalto, oro e litio. Non servono quindi grandi analisi politiche e sociali, per delineare il filo conduttore che ha portato questo paese a essere uno tra i tanti campi di battaglia, dove i “grandi” del mondo, come dei piccoli bambini viziati e capricciosi, si contendono il potere. È una miniera d’oro per chi invoca il dio soldo rinnegando i valori umani.
E mentre con le lacrime agli occhi, per quanto insignificante possa essere, rinnovo il mio sostegno alle donne afghane, le quali imperterrite continuano a battersi per i loro diritti e quelli dei loro figli, con un coraggio degno delle più forti eroine, continuo a chiedermi: per quanto tempo ancora gli interessi economici di alcuni continueranno a calpestare le vite e la dignità di tanti?
Preferisco non entrare in
Grazie per questo contributo, molto interessante e informativo.
Preferisco non entrare in dettagli che non conosco e adesso non ho modo di cercare dichiarazioni in archivi di quaranta anni fa. Ma una cosa ricordo bene. Quando i sovietici invasero l'Afghanistan nel 1979 dichiararono di averlo fatto per permettere anche alle ragazze di andare a scuola. L'Occidente critico' questa posizione perche', cito a memoria, "non teneva conto delle usanze e dei costumi locali". Nel 1980 gli USA e altri sessanta paesi boicottarono i giochi olimpici estivi di Mosca per protesta contro l'invasione sovietica dell'Afghanistan. Che poi i mujaheddin siano stati inizialmente armati dagli USA contro i russi e' cosa nota.
Ho avuto modo di conoscere di persona numerose situazioni per le quali la realta' locale e la narrativa sui nostri media erano totalmente all'opposto. A questo si aggiunge il disinteresse delle nostre classi dirigenti a informarsi. Il disastro e' completo.
Consiglio questo riassunto appena apparso su Die Zeit scritto da un giornalista che il posto lo conosce bene https://www.zeit.de/politik/ausland/2021-08/afghanistan-taliban-kabul-f…
"Spero che si rafforzi la
"Spero che si rafforzi la convinzione che le guerre, tutte le guerre, sono un orrore e che non ci si puó voltare dall'altra parte per non vedere le facce di quanti soffrono in silenzio." (Laika, Le lacrime di Kabul - Omaggio a Gino Strada)
Ieri sera, purtroppo assai
Ieri sera, purtroppo assai tardi, hanno trasmesso il documentario "Afghanistan - Unser verwundetes Land" (NDR Dokufilm) (peccato che, oltre ad un procedura complicata di conferma dell'età, poi... c'è il geoblocking) che ha fatto una ricostruzione storica molto interessante e che fa capire in che ginepraio si sono infilati nel corso dei decenni forze straniere in una società da decenni spaccata da una guerra civile infiammatasi a fine degli anni '70 con una "mattanza" (le testimonianze fanno gelare il sangue nelle vene...) sconvolgente per la crudeltà delle parti che si sono combattute con uno spargimento di sangue pazzesco. Qui una presentazione del documentario.
In risposta a Ieri sera, purtroppo assai di Michele De Luca
https://www.dropbox.com/s
https://www.dropbox.com/s/89q1r0lv0hgkmtn/Afghanistan%20Unser%20verwund…