Società | world food day

I conflitti, le migrazioni e la fame

La Giornata mondiale dell'alimentazione (16 ottobre) è un'occasione per riflettere sul legame tra guerra e vulnerabilità, mentre il numero degli affamati torna a crescere
Cibo
Foto: upi

La mappa dell'Indice globale della fame, presentato dalla ONG Cesvi alla vigilia della Giornata mondiale dell'alimentazione del 16 ottobre, insegna una cosa: a registrare i livelli più preoccupanti di insicurezza alimentare sono soprattutto i Paesi colpiti da guerre civili e instabilità politica. La situazione più critica è quello dello Yemen e in 7 Paesi a sud del Sahara -Repubblica centroafricana, Ciad, Liberia, Madagascar, Sierra Leone, Sudan e Zambia-: in tutti si sono susseguiti negli ultimi anni conflitti armati che hanno avuto pesanti ripercussioni sulla sicurezza alimentare. Questo ha contribuito ad aumentare l'incidenza dei fattori utilizzati per calcolare l'Indice, ovvero la percentuale di popolazione denutrita, la percentuale di bambini sotto i cinque anni affetti da deperimento (peso insufficiente in rapporto all’altezza), la percentuale di bambini sotto i cinque anni affetti da ritardo della crescita (altezza insufficiente in rapporto all’età) e il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni.
Il quadro potrebbe essere anche più grave: ci sono ben 13 Paesi, infatti, per i quali non è stato possibile calcolare l'indice. E tra questi la Libia, la Somalia, il Sud Sudan e la Siria.

Anche la FAO, l'Organizzazione mondiale dell'alimentazione delle Nazioni Unite, ha diffuso un dato allarmante: dopo aver segnato un costante declino da oltre 10 anni, nel 2016 la fame ha colpito 815 milioni di persone, ovvero l'11% della popolazione globale. Lo spiega il rapporto "The State of Food Security and Nutrition in the World 2017", a cura delle agenzie dell'Onu Fao, Ifad e Wfp, rilevando che i 38 milioni di affamati in più sul 2015 "si devono in gran parte alla proliferazione di conflitti violenti e agli shock climatici".
 


Durante le celebrazioni per il World Food Day, a Roma, è stato il direttore generale della Fao, Josè Graziano Da Silva, a chiamare in causa il tema delle migrazioni. "Abbiamo avuto nel mondo 74 milioni di rifugiati nel 2015, una diaspora di fame, violenza, paura e spaesamento. I numeri delle migrazioni vanno ancora oltre, arriviamo a 240 milioni in tutto il mondo, con una crescita del 40% rispetto al 2000, mentre il numero degli sfollati interni nei propri Paesi supera i 740 milioni" ha sottolineato Da Silva.

Sono, queste, persone che rischiano di allungare la lista degli affamati. Per questo, nel 2017 la Giornata mondiale della alimentazione è stata intitolata "Cambiare il futuro della migrazione. Investire nella sicurezza alimentare e nello sviluppo rurale". Alla cerimonia ha presto parte anche papa Francesco, che nel suo intervento ha sottolineato come il Patto mondiale per una migrazione sicura, regolare e ordinata al quale stanno lavorando le Nazioni Unite richieda "una azione intergovernativa coordinata e sistematica di accordo con le norme internazionali esistenti", ma "impregnata di amore e intelligenza" e "il suo obiettivo è un incontro dei popoli e non l'esclusione né la vulnerabilità". Il migrante è "vulnerabile", ha ammonito il Papa, perché costretto "da violenza, situazioni naturali, o peggio, da indifferenza, intolleranza, o escluso dall'odio".