Politica | Deleghe

Giustizia, «un esperimento di autonomia dinamica»

Lorenzo Dellai, presidente della Commissione dei 12, annuncia la norma di attuazione da 25milioni di euro che riguarderà 450 amministrativi della Giustizia in Regione

Nella prima riunione dopo le ferie a settembre la commissione dei 12 discuterà della norma di attuazione sulla delega alla Regione Trentino Alto Adige-Suedtirol sul personale amministrativo della giustizia. L'annuncio del presidente della Commissione, Lorenzo Dellai, a L'Adige. Un provvedimento che riguarderebbe quindi 450 dipendenti ed una delega che costerebbe 25milioni di euro agli enti locali. Non è ancora chiaro se e come poi l'esercizio di questa funzione passerebbe dalla Regione alle due Province. 

Sul passaggio c'è la contrarietà del sindacato Flp del Trentino Alto Adige. La Federazione lavoratori pubblici, guidata in regione da Giuseppe Vetrone, non vede di buon occhio la norma d'attuazione sostenendo l'incapacità di gestire a livello locale complessi apparati dello Stato.

Il senatore Francesco Palermo spiega un po' meglio i passaggi. 

«Non si tratta di un trasferimento di competenze, ma di una delega di funzioni. La competenza resta in capo allo Stato, che ne può teoricamente sempre riprendere l’esercizio. Riguarda il personale amministrativo (ovviamente non i magistrati) esclusi i dirigenti (in organico: 2 a Trento e 2 a Bolzano, in pratica uno solo per provincia) che resteranno nell’organico statale».

Sul piano finanziario la situazione sarebbe win-win: «consente allo Stato di risparmiare parecchio e alle province di farsi carico attraverso questa delega della partecipazione al risanamento del bilancio statale».

Perchè la delega andrebbe alla Regione e non direttamente alle due Province?

«La Regione ha già esperienza sul punto (giudici di pace), è ente terzo rispetto alla province, presenta una sufficiente massa critica rispetto alle troppo piccole province: di per sé non è un potere politico forte, per cui si riduce il rischio di influenze. Il vero problema a mio avviso è la questione della subdelega alla Province. Lo schema di norma di attuazione prevede la possibilità che la Regione sub-deleghi le funzioni alle Province. Ho insistito affinché almeno fosse inserita una clausola temporale (non prima di due anni) per essere sicuri che la Regione avesse il tempo di sperimentare la cosa. Dalla Svp (ma anche da alcuni trentini…) la proposta è stata vista come una bestemmia. E’ vero che al momento la garanzia che una subdelega immediata non si realizzi è data dalla parte trentina, che vuole usare la cosa come forma di potenziamento regionale e dunque di rafforzamento del quadro regionale e della tripolarità che ossessiona i trentini, però da giurista le garanzie politiche mi convincono poco. Vediamo se su questo ci sono ancora dei margini»

Veramente si riuscirà a concludere l'iter entro settembre?

«Il Ministero fatica a sbloccare dando il suo ultimo nulla osta (anche se la bozza di norma di attuazione è stata discussa con loro nei minimi dettagli). Sicuramente Dellai ha maggiori informazioni, ma è chiaro che se non si approva a settembre in Commissione e poi se il Consiglio dei ministri non è velocissimo ad approvare il decreto legislativo (e finora non lo è stato affatto), il passaggio non potrà avvenire a gennaio 2016 ma al più presto a giugno 2016 o al gennaio 2017».

Perchè si vogliono portare queste deleghe a livello locale? Lo Stato non garantirebbe maggiore terzietà e garanzie da influenze troppo locali?

«Sul perché sia importante la valutazione è essenzialmente politica. Secondo me è un esperimento che può essere molto interessante per vari aspetti. Se si parla di sviluppare l’autonomia, la gestione e il pagamento del personale e delle strutture è un aspetto essenziale, e la migliore garanzia di un sistema che funzioni è la sua efficienza. Ovviamente occorre vigilare che non ci siano influenze locali/localistiche perché la garanzia assoluta non c’è su niente, ma ritenere che la gestione statale sia di per sé una migliore garanzia contro indebite influenze mi pare un argomento da confutare. Si sa che anzi il rischio di simili influenze aumenta quanto peggiori sono le condizioni di lavoro. Insomma se ne esce un buon esperimento di autonomia dinamica è una buona cosa. Altrimenti esiste sempre il freno di emergenza della revoca della delega.»


 

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Andrea Beggio Ven, 08/28/2015 - 16:14

Regionalizzazione Giustizia: The dark side of the moon.

Tralasciando per il momento qualsiasi considerazione rispetto all’opportunità o alla tenuta a livello costituzionale dell’operazione Giustizia e sulla quale come FP CGIL abbiamo espresso forti perplessità, come rappresentante che sta seguendo gli aspetti relativi al passaggio del personale mi sento di comunque di rilevare alcune criticità.

A garanzia dei lavoratori interessati al passaggio è stato sottoscritto dalle organizzazioni sindacali in data 7 agosto 2014 un protocollo di intesa che garantiva:
1) un percorso trasparente e la tempestiva e completa informazione alle organizzazioni sindacali sull’iter legislativo prima della trasmissione dello schema di norma alla Commissione paritetica;
2) la piena concertazione per i provvedimenti concernenti il personale;
3) l’attivazione di tavoli tecnici per un confronto preventivo sulle questioni relative ai rapporti di lavoro.

Rispetto alle premesse contenute nel protocollo sottoscritto la parte pubblica ha fatto ben poco, tutti gli incontri, anche in presenza di novità sostanziali, sono stati accordati solo in seguito a nostri reiterati solleciti inoltre, proprio rispetto ai punti della bozza di norma di attuazione che riguardano direttamente i lavoratori interessati, sorgono pesanti dubbi interpretativi che stravolgono completamente le modalità di passaggio del personale.

Rispetto per esempio al diritto di opzione a restare alle dipendenze dello Stato che al personale deve essere assicurato non vi è alcuna reale garanzia. Trattandosi di 2 provincie autonome, i posti sono pressoché inesistenti e comunque, per individuare quei pochi posti disponibili si sarebbe dovuto includere il Commissariato del Governo, cosa che allo stato attuale non è stata fatta.
L’unica soluzione che si potrebbe prospettare per garantire un vero diritto di opzione senza prendere in giro i lavoratori dovrebbe garantire la possibilità per chi passa, di poter restare sul proprio posto come dipendente dello Stato dopo aver valutato con serenità le condizioni del passaggio.

Collegato al, purtroppo solo teorico diritto di opzione, troviamo le condizioni economiche del passaggio, così come le ha intese la parte pubblica.
Il contratto della Regione Trentino Alto Adige prevede correttamente il riconoscimento dell’anzianità maturata in altre amministrazioni e tuttavia la parte pubblica, apprestandosi di fatto ad applicare al personale della giustizia il contratto della regione, non ritiene di dover tenere conto di tale articolo.

Rispetto invece alla possibilità di sub-delega verso le due provincie, al di là di ogni opinione politica a riguardo, è certamente un chiaro segno di debolezza dell’intera operazione oltre che una scarsa unità di intenti che le due realtà territoriali stanno dimostrando e un evitabile spreco di tempo e denaro qualora venisse attuata.

Per la FP Cgil – Agb

Andrea Beggio

Ven, 08/28/2015 - 16:14 Collegamento permanente