Politica | Lo sgretolamento del Centrodestra altoatesino

Maurizio Vezzali si risveglia dal sonno dogmatico

Dopo la rottura con la coordinatrice regionale Michaela Biancofiore, il Presidente del Consiglio provinciale cerca di fuoriuscire dalla nebbia dell’indecisione per immaginarsi una soluzione territoriale alla crisi di rappresentanza dell’elettorato di lingua italiana.

Il Consiglio provinciale sembra disabitato. Fuori il sole splende facendo lentamente avanzare sul terreno l’ombra della statua di Re Laurino. L’atmosfera è quella di un minuto prima delle vacanze, quando gli uffici non sono ancora chiusi ma solo qualche impiegato si attarda ancora al lavoro. Tutto sembra lontano. I tumulti di ieri, quelli di domani. Tutto sa di lontano e di pace.

Potenzialità sprecate
L’ufficio di Maurizio Vezzali, l’ufficio del Presidente del Consiglio provinciale, è al primo piano. L’argomento del giorno è il dissidio con Michaela Biancofiore, l’ultimatum lanciatogli a mezzo stampa. Vezzali veniva invitato perentoriamente a destarsi da uno stato di lungo torpore, quasi un letargo definito “stand by” (scritto così). Ma il contrasto personale è forse la parte meno interessante, quello che il cronista vorrebbe sapere è se alla sua radice esiste un nodo, anzi un nocciolo politico dal quale potrebbero sbocciare riflessioni e soprattutto conseguenze più generali: “In Alto Adige il Centrodestra non è mai riuscito a sviluppare le enormi potenzialità che avrebbe, anche considerando la tendenza prevalente dell’elettorato italiano. Ma i problemi risalgono a molto tempo prima, erano già presenti all’interno di Alleanza Nazionale e poi si sono trascinati nel Pdl, quando fu fatta la fusione a freddo”.

Un partito non è un’agenzia di marketing
Una delle accuse contenute nel comunicato di Biancofiore è che Vezzali abbia smesso di lavorare per il partito. Gli chiedo che tipo di lavoro ci si aspettava da lui. “Sì, in questo non posso darle torto. Da parecchio tempo io mi sono disinteressato del partito, ma ci tengo a dire che il lavoro del quale mi sono disinteressato era in realtà diventato puramente un’attività di marketing. È di questo che mi sono sempre più disinteressato, del marketing, e allora sono anche in un certo senso contento di essermene disinteressato”. Strano, ma il marketing non è forse tutto all’interno del Pdl? Non si spiegano così i successi di Berlusconi, la sua capacità di convincere la gente? “Il successo di Berlusconi è innegabile, senza di lui possiamo dire che il partito neppure esisterebbe. Il Pdl è Berlusconi; però credere in Berlusconi non basta se si vuol fare politica, soprattutto in questa specialissima provincia. Qui ci vuole qualcosa di più e questo è sempre mancato, per questo ho cominciato a riflettere, da tempo avevo cominciato a riflettere”.

“Volevo solo scivolare fuori”
Messa così sembra che allora i dubbi di Vezzali non risalgano a poche ore prima, come se insomma fosse stato colpito da un fulmine inatteso. Perché tuttavia non mostrarli prima, questi dubbi? “La mia era una scelta di lealtà. Anche se non condividevo il modus operandi, ho sempre cercato di starmene tranquillo e buono. Volevo scivolare fuori, aspettare la fine della legislatura e scivolare fuori senza fare polemiche. Non sono un amante delle polemiche. Ma evidentemente il mio atteggiamento era chiaro anche senza bisogno di alzare la voce. Così sono stato quasi acciuffato per i capelli e tirato dentro la polemica”. Le parole di Vezzali, l’insistere sulla metafora dello scivolamento, fanno pensare a un fiume che scorreva pigro, increspato poi da un vento dispettoso. Un fiume che peraltro si potrebbe trovare nell’Antinferno dantesco, dimora di coloro i quali “visser sanza infamia e sanza lodo”. Sull’amarezza di essere stato tratto a riva e sferzato, la nostalgia di tornare a reimmergersi subito in quelle tiepide acque.

Maschio alfa
Nei confronti di Michaela Biancofiore non c’è animosità. L’accettazione dell’accaduto, assorbito lo stupore iniziale, lascia presto il posto a considerazioni successive, e la voglia di andare avanti prevale sul bisogno di volgersi indietro. Anche se la parola “voglia” sembra francamente eccessiva. “Michaela è come il maschio alfa nel branco dei lupi. Purtroppo qui lei trova un altro maschio alfa, anzi un intero branco di maschi alfa, la SVP, che non si fa dettare la linea da nessuno. E poi è molto spontanea, dice subito quello che pensa, manca di diplomazia, è come un treno, e quando il treno parte non si ferma più”. Ma adesso, con la sua fuoriuscita dal partito, possiamo dire che il maschio alfa si troverà priva di branco? Vezzali glissa, torna a parlare di sé: “Io sto vedendo quelli che mi cercano adesso, e sono tanti. Adesso bisogna vedere se ci sarà un seguito, mi auguro di sì. Io non auguro alla Biancofiore che il Pdl si sfasci, ma il partito non è più quello del 2002, con gli anni si è sfilacciato, indebolito. Io guardo già avanti”.

Verso una soluzione territoriale
Avanti, proprio dietro l’angolo, potrebbe esserci una lista nuova di zecca da presentare alle provinciali. Anche se mancano pochi mesi, qualcuno ha già fatto capire di starci (Mario Tagnin, per esempio, il quale martedì aveva già fiutato l’aria e scritto sul suo profilo facebook: “Stavo pensando di scomunicarmi da solo... Visto che tra poco sarà il mio turno !”). Ma non è escluso neppure l’accorpamento a qualche lista pulviscolare della galassia di destra, qualcosa a metà tra il partito di Urzì e quello di Seppi. Si vedrà. “Quello che non ho mai tollerato – riprende Vezzali – è che in questa specialissima provincia i leader del mio partito siano sempre venuti a parlare con i dirigenti della Svp senza quasi consultarci, senza quasi avvisarci. In questo senso non credo più che abbia senso fare riferimento a forze politiche extraterritoriali. Sarebbe meglio, molto meglio far nascere qualcosa qui, questa mi pare la strada…”. Una strada parecchio in salita, bisogna dire. E per di più dalla destinazione incerta.

Risvegli
A Vezzali non sfugge che la creazione di una nuova lista sarebbe esattamente l’ennesima mossa controproducente. Più che dividersi e dividere, occorrerebbe infatti raccogliere e unire quel che si può ancora unire. È però costume di ogni esponente del Centrodestra altoatesino citare questo fantomatico progetto unitario, alludere alla possibilità di “fare un passo indietro” pur di vederlo decollare, ma alla fine rimandare tutto a chissà quando, e cercare di capitalizzare intanto il frammento di popolarità rimasto dall’esperienza precedente. Vezzali comunque non sembra un uomo particolarmente ambizioso, queste sono considerazioni che non gli calzano a pennello. Se adesso si trova a questo passo, ci tiene ancora a precisarlo, è solo perché Biancofiore l’ha destato dal suo sonno dogmatico. O dal sonno tout court.

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Gianluca Trotta Sab, 05/18/2013 - 17:23

Bellissimo articolo. L'unico rischio è dare eccessiva importanza a qualcosa che ne ha poca o punto. Ma, penso anche, ci pensano da soli, 'sti qui, a uscirsene di scena da soli. Ancora qualche mese, e anche di questo ennesimo risvegliato non sentiremo più parlare: fuori dal magnetismo della calamita del solo nome del capo, sono tutti spacciati.
Un suggerimento, quando riusciranno a fare una lista unitaria, perché tutti avranno fatto il famoso "passo indietro": chiamatevi "Il partito dei risvegliati". Ha quella certa aria orientale che, se ha ragione Bocassini, vi donerà quel po' di furbizia che vi manca.

Sab, 05/18/2013 - 17:23 Collegamento permanente
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rosanna oliveri Lun, 05/20/2013 - 21:37

Vezzali, se non sbaglio, era l'ultimo del PDL nella Giunta provinciale dopo Urzì passato a "Alto Adige nel cuore" e Minniti passato a "La Destra".
Frammentare la destra è stato un altro dei pessimi risultati del berlusconismo.

Lun, 05/20/2013 - 21:37 Collegamento permanente