Economia | contratti pubblici

Il primo passo

Dopo la bocciatura dell’intero contratto di intercomparto, è stata trovata la quadra per gli adeguamenti salariali del triennio 2019-2021. Ma non tutti sono soddisfatti.
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Foto: Unsplash

Dopo la bocciatura da parte dell'organo di controllo provinciale del contratto intercompartimentale per i dipendenti pubblici, siglato dalle principali organizzazioni sindacali lo scorso 26 maggio, è stato raggiunta una quadra Palazzo Widmann e le principali organizzazioni sindacali per l’adeguamento economico relativo al 2019-2021. La misura. per la quale sono già stati stanziati oltre 40 milioni, interesserà circa 32.500 collaboratori del settore pubblico.

La Provincia aveva infatti inizialmente anteposto l’adeguamento inflattivo alla riforma quadro del settore pubblico con lo scopo di renderlo più attrattivo e far fronte così alla carenza cronica di personale che sta mettendo in difficoltà l’intero apparato, dalle scuole alla sanità, passando per gli stessi uffici amministrativi. I sindacati avevano denunciato nel frattempo numerosi ritardi. L’accordo stralcio per la riforma dell’intercomparto risaliva infatti al 2020 ma se ne è cominciato a parlare solo nel 2023. Secondo la Cgil, la gran fretta con cui è stato trattato non ha consentito di lavorare a sufficienza su ogni aspetto contrattuale, determinando in seguito la bocciatura dall’Organismo di valutazione. A seguito di ciò, viste le elezioni imminenti, i sindacati hanno chiesto di soffermarsi in maniera prioritaria sul contratto economico del 2019-2021, considerando che l’adeguamento degli stipendi pubblici relativi alle annate 2022 e 2023, il biennio caratterizzato da il più importante aumento dei prezzi, deve ancora essere affrontato.

Ora vogliamo che quanto previsto venga pagato al più presto

 

“Questo stralcio rispecchia quello che è stato concordato con il Presidente – spiega Ulli Bauhofer, sindacalista della funzione pubblica della Cgil –. Ora vogliamo che quanto previsto venga pagato al più presto al personale. Poi la trattativa proseguirà sul triennio 2022-2024, perché per questo periodo riceveremo solo un acconto”.

Sul piede di guerra è invece AGO, il quale lamenta che il tavolo di lavoro non ha preso in considerazione alcuna proposta avanzata i mesi scorsi dal sindacato autonomo e pertanto rifiuterà, come ha fatto lo scorso maggio, di firmare l’accordo con le altre sigle il prossimo mercoledì 23 agosto. L’organizzazione, che conta circa un migliaio di iscritti, ha annunciato da tempo una manifestazione di protesta il prossimo 15 settembre che, partendo da via Museo alle ore 15, terminerà di fronte al Consiglio Provinciale.

Questa misura verrà sicuramente mangiata dall'inflazione

 

“Questo non è un aumento – è quanto dice il segretario provinciale Stefano Boragine –. Questa misura verrà sicuramente mangiata dall'inflazione e i lavoratori comprenderanno le nostre ragioni della non firma, come per il precedente contratto che è stato bocciato dall'organo di controllo per le medesime ragioni che avevamo avanzato durante la contrattazione collettiva. Abbiamo chiesto almeno il doppio e la giusta inflazione con i costi energetici. Siamo ancora ostaggio dei costi del GAS e sicuramente – sostiene Boragine – sarà un autunno rischioso per le famiglie e i lavoratori”.