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“Il nostro viaggio non è ancora finito”

Dal Brennero alla Puglia in bicicletta. Il viaggio di due studenti della Libera Università di Bolzano vuole dimostrare che un’inversione di rotta è possibile e necessaria
In Motion
Foto: In Motion

Un pugliese, un tedesco e una bicicletta. Non è una barzelletta ma l’inizio di un incontro fatale che si è fatto sfida ambiziosa.
Michelangelo Lamonaca e Vivian Rustige si conoscono nel 2020 al corso magistrale di Ecosocial design della Libera Università di Bolzano. Tra le differenze, una passione li ha accomunati fin da subito, quella della bicicletta. Non un semplice hobby ma un punto di partenza per cominciare a progettare un altro tipo di mobilità e un modo diverso di vivere e pensare le nostre città.
La ricerca sul tema della mobilità lenta e sostenibile nei mesi è diventata spinta all’azione, fino a ideare il progetto “In Motion – La Dolce Ciclovita per l’Italia”.

 

Lo scorso settembre, per sei settimane, Michelangelo e Vivian, assieme a Laura ed Andrea, due nuovi compagni di viaggio, hanno pedalato dal confine del Brennero al comune pugliese di Santa Maria di Leuca, attraversando l’Italia in un modo decisamente fuori dal comune: “Dopo una lunga pianificazione abbiamo deciso di partire per un duplice scopo. Da una parte diffondere l' idea di mobilità che stavamo portando avanti e dall’altra monitorare la situazione infrastrutturale italiana dal punto di vista della mobilità ciclistica”, spiega Vivian a salto.bz

 

Durante queste settimane il lavoro di rete è stato fondamentale. A Bolzano il progetto In Motion sin da subito ha fatto cordata con la Federazione Italiana Ambiente e Bicicletta, Fridays for Future, DRIN e lo Spazio Autogestito 77, e ha continuato a raccogliere e intrecciare esperienze per tutta la durata del viaggio.

Nel nostro lavoro di mappatura era importante far conoscere tracciati percorribili da tutte e tutti in modo sicuro e inclusivo

“Siamo partiti dal Brennero e siamo arrivati in Puglia sia per un omaggio alle nostre origini ma anche per una motivazione logistica e di scopo: il nostro giro voleva includere alcune delle principali ciclovie inserite nel sistema nazionale – racconta Michelangelo -. In Puglia, in particolare, confluiscono due tracciati importanti che si concludono proprio a Santa Maria di Leuca. Questo perché, nel nostro lavoro di mappatura era importante far conoscere tracciati percorribili da tutte e tutti in modo sicuro e inclusivo. Abbiamo cercato di evitare per questo le strade statali e abbiamo utilizzato le altre strade solo per brevi tratti, quando non esistevano piste ciclabili”.

 

Un viaggio che ha dimostrato che la mobilità ciclistica è potenzialmente in grado di collegare i centri abitati da nord e sud, dalle zone più urbanizzate a quelle più rurali, ma soprattutto che ha ribadito l’importanza di elaborare una strategia comune di progettazione: “Non abbiamo solo potuto constatare differenze tra nord e sud, ma addirittura tra comuni limitrofi – sottolinea Vivian -. In alcuni casi non è stato proprio possibile utilizzare una via diversa da quella percorsa dalle auto perché non esistono. In generale possiamo dire che manca ancora un approccio condiviso sulla mobilità e una cultura in grado di discostarsi da una visione autocentrica della città”. 

 

Nonostante alcune difficoltà e qualche raro sentimento di diffidenza, l’esperienza si è conclusa positivamente, intrecciando associazioni, curiosi, ma anche amministrazioni comunali che si sono sedute a un tavolo per discutere di mobilità, come è avvenuto durante la loro tappa marchigiana. Ed è proprio dalle amministrazioni locali che è importante cominciare: “I comuni dovrebbero prendere a riferimento le indicazioni europee che sono state pubblicate negli ultimi anni – ricorda Michelangelo –. È necessario cambiare rotta e limitare l’utilizzo dell’automobile. Comprendere quali sono i danni alla società e all’ambiente. Da qui possiamo partire e capire come strutturare sistemi di mobilità alternativa, che non comprendono solo la bicicletta, ma anche i mezzi di trasporto pubblico, capire come renderli più efficienti e capillari, nonché sviluppare il concetto di intermodalità, ancora un taboo in Italia”.

 

Se il tour italiano si è concluso con successo, il progetto In Motion, fanno sapere i due cicloattivisti, è appena cominciato: “Sono molte le iniziative che abbiamo in cantiere, oltre a quelle di sensibilizzazione e restituzione del viaggio stiamo pensando anche a un libro e a un film. Utilizzeremo i mezzi di comunicazione con cui abbiamo raccontato il nostro viaggio per continuare a parlare di questo lavoro e che un'altra mobilità è possibile. Il nostro viaggio non è ancora finito”.