Bivaccare non è un reato
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Con una sentenza pubblicata ieri (18 novembre 2024) la Sezione di Bolzano del Tribunale regionale di Giustizia amministrativa ha annullato il Daspo urbano firmato dal Questore di Bolzano, Paolo Sartori, contro un lavoratore precario di origine straniera “colpevole” di aver “bivaccato” nel parco della Stazione e in quello dei Cappuccini a Bolzano. L’uomo che ha vinto il ricorso al TAR lavora nel campo della ristorazione e da anni frequenta corsi professionalizzanti a Merano; non ha una residenza a Bolzano e vive in strada, tra panchine e altre dimore di fortuna.
L’ordine di allontanamento era stato emesso nell’aprile di quest’anno con una misura di prevenzione personale, il DACUR, “Divieto di accesso alle aree urbane” anche detto “Daspo urbano”. Il lavoratore straniero, difeso dall’avvocata Francesca De Angeli, ha impugnato il provvedimento per “l’assenza di concrete e motivate esigenze di tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica”, “l’assenza e/o carenza di motivazione”, “l’assenza di proporzionalità”, “l’erronea applicazione della graduazione” e conseguente “eccesso di potere per difetto di istruttoria”.
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Gli argomenti della Questura
Secondo la Questura, l’uomo “bivaccava e occupava spazio del parco dei Cappuccini pubblico lasciando sporcizia” mentre in via Perathoner “in compagnia di altro cittadino extracomunitario bivaccava sul marciapiede consumando bevande e alimenti”. Tali “reiterate condotte” a detta del Questore di Bolzano “impedivano la libera fruizione del Parco Cappuccini e di Piazza Perathoner” e rappresenterebbero “comportamenti lesivi della decenza, del decoro, della quiete e dell’igiene pubblica” in quanto bivaccando si occuperebbero spazi d’uso pubblico limitando la circolazione pedonale “con conseguente disturbo delle quiete delle persone”. Questo sarebbe sufficiente a connotare il comportamento dell’uomo come “un pericolo per la sicurezza pubblica vista la frequente presenza nei pressi della suddetta area pubblica dove è solito stazionare permanentemente ponendo in essere comportamenti che limitano la libera accessibilità e la fruizione dei luoghi previsti dal regolamento comunale di Polizia Urbana”.
In occasione dei controlli di polizia il suddetto non ha commesso alcun reato.
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“La presenza costante di tali soggetti che stazionano numerosi all'interno del Parco Cappuccini nonché gli stazionamenti in via Perathoner – argomenta ancora il Questore di Bolzano – evidentemente, rende poco sicura e non fruibile l'area a tutti i cittadini”. La Questura ammette però come “in occasione dei controlli di polizia il suddetto non avesse commesso alcun reato, atteso che le norme violate che hanno portato alla emissione del provvedimento D.A.C.U.R. non sanzionano comportamenti penalmente rilevanti bensì comportamenti che, sulla base dell'esperienza, contribuiscono maggiormente a creare un clima di insicurezza nelle aree considerate e che implicano una prolungata e indebita occupazione di spazi nevralgici per la mobilità o comunque interessati da rilevanti flussi di persone”. In ogni caso, “l'Autorità di Pubblica Sicurezza, nelle reiterate condotta di stazionamento ha rilevato un concreto pericolo di commissione dei reati”.
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La sentenza del TAR
Le argomentazioni contenute nel provvedimento impugnato e la difesa della Questura non convincono affatto il TAR: “La Questura di Bolzano ha dedotto la sussistenza della pericolosità del ricorrente sostanzialmente dal semplice fatto che lo stesso bivaccava ed occupava spazi pubblici, lasciando sporcizia e tenendo un comportamento lesivo della decenza, del decoro della quiete e dell’igiene, nonché dall’asserita esistenza a suo carico di illeciti non meglio descritti”.
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Secondo il Tribunale amministrativo, si tratta di una motivazione “del tutto generica e apodittica” basata “sulla mera rilevazione della reiterazione delle condotte contestate al ricorrente e sulla possibilità che il medesimo solo per il fatto di aver commesso una volta un reato (un precedente del lontano 2014 per detenzione di sostanze stupefacenti a fini di spaccio, ndr) possa ricommettere altri reati della stessa indole”. Tutto questo, sottolineano ancora i giudici, “in assenza di ulteriori condanne e in assenza di una minima prova sul fatto che il ricorrente sia anche attualmente coinvolto nelle attività di spaccio accertate nella zona di Via Perathoner e del Parco Cappuccini”. Questo, per il TAR di Bolzano, è sufficiente ad annullare l'intero provvedimento.
“Una vittoria che apre la strada, che ci dà speranza. Una vittoria di tutte e tutti, è una vittoria di O.”, commenta l’associazione Bozen Solidale, “ad aprile abbiamo reso pubblica la vicenda e fin da subito tantissime persone ci esprimono la loro indignazione e la loro rabbia. Decidiamo così, anche grazie al contributo di tant*, di presentare un ricorso al provvedimento di Daspo. Oggi abbiamo ricevuto la notizia di aver vinto definitivamente il ricorso con il conseguente annullamento del DASPO. Lasciateci cinque minuti di gioia, poi avanti uniti tutte e tutti insieme”, è l’invito finale di Bozen Solidale.
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