Cultura | urban art

L’arte che fa respirare

L’Alto Adige torna a sognare con il progetto ‘Breathe!’. Sei artisti emergenti si cimenteranno in altrettante grandi opere murarie nei centri urbani del territorio.
Breathe
Foto: Ufficio stampa Provincia Bolzano

“Questo è un invito a tornare a respirare in un periodo storico che il respiro lo sta togliendo a tutti”. Anna Bernard, fondatrice di Outbox - Urban Art in South Tyrol con queste parole ha presentato ieri (19 marzo) Breathe!, il progetto culturale e artistico che prenderà il via il prossimo aprile e coinvolgerà tutto il territorio altoatesino, attraverso sei muralisti dal profilo locale e internazionale che con la loro arte trasformeranno ben cinque città della provincia autonoma: due saranno le opere che interesseranno Bolzano, mentre le altre prenderanno vita a Bressanone, Laives, Merano e Brunico.

“Cultura ha diverse definizioni, quella che preferisco parla dell’arte come la capacità di comunicare situazioni e sensazioni. Questa è la definizione che più si adatta al progetto Breathe! - ha detto l’assessore Giuliano Vettorato durante la conferenza stampa -. Si tratta di un progetto culturale unico nel suo genere, il più grande rispetto al panorama italiano incentrato sul tema della pandemia”.


“È un periodo storico in cui molti dei nostri piani stanno saltando, una situazione di precarietà costante che non ci permette nemmeno di sognare il nostro futuro - sottolinea Bernard - In questo frangente però, l’arte ci permette di costruire nuovi immaginari. Ci hanno da sempre abituato che per poterla osservare dobbiamo recarci noi in un luogo di cultura. L'arte urbana invece rovescia questo paradigma dal momento che nasce tra le persone. Il nostro obiettivo sarà iniziare un dialogo artistico in tutto l’Alto Adige".

I protagonisti di questo processo, ricordano i promotori, saranno soprattutto i più giovani che della pandemia hanno sofferto in particolar modo. In tutte le città coinvolte dal progetto verranno realizzati dei workshop in collaborazione con i centri di aggregazione giovanile, confrontandosi al contempo con la comunità per “ragionare collettivamente sul significato di ritornare a respirare insieme”.

Il linguaggio universale dell’arte urbana esiste tra noi, fa respirare le facciate grigie e cieche delle nostre città e regala nuovi punti di vista a chi le osserva.

Gli artisti e le artiste che verranno coinvolti nel progetto sono stati selezionati grazie alla loro capacità di interpretare il tema prescelto: dal cagliaritano Tellas con la sua perfetta simbiosi con gli elementi naturali del paesaggio in cui si trova che permetterà di riflettere sul nesso ambiente-pandemia, allo stile pittorico della giovane muralista spagnola Elisa Capdevila, una presenza femminile importante, ricorda Bernard, in un ambiente che viene tuttora reputato come prettamente maschile. A trasformare una delle immense facciate che dominano il paesaggio urbano troveremo anche Egeon, tra i più noti artisti bolzanini artefice della prima opera muraria del capoluogo, ospitata su un palazzo di via Roen.

 

“Il linguaggio universale dell’arte urbana esiste tra noi, fa respirare le facciate grigie e cieche delle nostre città e regala nuovi punti di vista a chi le osserva. Appena miglioreranno le restrizioni, il nostro augurio - conclude l'ideatrice del progetto - è che possiate uscire di casa per osservare le città che nel frattempo saranno state trasformate, così che possiate nuovamente tornare a respirare e immaginare nuovi orizzonti”.