covid 19
Foto: Florio/Y.D.
Società | Leggi e pandemia

Quando paura fa rima con dittatura

Paranoia da mascherina, terrorismo politico e mediatico, anziani devastati, economia affondata e delazione. Un’atmosfera che non si respirava dai tempi del facismo.
Domenica mattina sono andato a fare la solita corsetta in vista di una corsa popolare che chissà quando ci sarà, ma devo mettermi un traguardo altrimenti le motivazioni – già ridotte al minimo dalla situazione – vanno a farsi benedire. Correre fa bene, al fisico ma anche alla mente, almeno per me è così, durante quest’oretta di sudata posso raccattare i pensieri sparsi, metterli assieme e tramutarli in riflessioni più o meno articolate.
Sono sui prati del Talvera, purtroppo ho dimenticato che oggi è domenica altrimenti me ne sarei andato sul Virgolo, molto meno affollato e soprattutto popolato da persone meno, diciamo così, “sensibili”. Il problema sui prati è che, pur correndo a fianco della ciclabile per evitare i pedoni, li incrocio lo stesso. E più di uno, vedendomi arrivare senza mascherina, va in panico. Ormai ci sono abituato, abbasso la testa e vado avanti. Ieri però ho assistito a una scena inedita: una signora sulla sessantina mi vede da lontano, si arresta come fulminata, quando passo alla sua altezza – attenzione: ci saranno stati almeno 6-7 metri in linea d’aria tra me e lei – si gira dall’altra parte e si avvolge un foulard sopra la mascherina...
 

Paranoia da mascherina e terrorismo politico-mediatico

 
Bene, questa scena va ad aggiungersi a quelle che da mesi ormai si vedono quotidianamente in giro. Persone di ogni età che indossano la FFP2 mentre sono da soli in bici, da soli in macchina, da soli in moto (sotto il casco!), da soli nel bosco, da soli sul balcone di casa mentre innaffiano i fiori (vista in via Claudia Augusta, di fronte a casa mia), oppure con doppia o tripla mascherina perché qualcuno gli ha detto che non si sa mai.
Giusto per evitare fraintendimenti: non sono un negazionista. Anche perché il Covid l’ho preso (in casa, da un congiunto), mi è andata bene mentre a tanti purtroppo è costata e costerà la vita. Così come è d’uopo una precisazione sulle mascherine: condivido il suo uso, rispetto le norme e indosso sempre la FFP2 nei luoghi chiusi. All’aperto mi accontento dello scaldacollo, finché sarà consentito dalle nostre parti – e lo sarà sempre, altrimenti cadrebbe tutto il teatrino inscenato dalla Giunta provinciale per smerciare un bel po’ di stoffa confezionata in famiglia. Poi per carità, ognuno è libero di indossarla anche a letto, la mascherina, ci mancherebbe. Il punto è che ho la sensazione che ormai, più che la cautela, domini la paranoia, frutto di una politica incapace non solo di gestire la pandemia ma persino di comunicare in modo corretto le informazioni, capace solo di spargere terrore e minacciare multe sanguinose.
 
 
Aiutata in questo, ahinoi, da certa stampa altrettanto terroristica, che continua a pubblicare foto volutamente “schiacciate” per evocare immaginari assembramenti che hanno solo l’effetto di fomentare odio e paura, sui social ma purtroppo anche nella vita reale. Una stampa che non sa (o non vuole) spiegare la verità. Cosa significa infatti scrivere “c’è troppa gente in giro senza mascherina che rischia sanzioni e contagi”? Significa inculcare nella mente del cittadino che andare in giro senza mascherina sia sempre vietato e sempre pericoloso. Due concetti falsi nella maggior parte delle situazioni. Vediamo perché.
È falso dire che è vietato, giacché la normativa lo consente. L’ordinanza provinciale n. 10 del 26 febbraio scorso, prorogata dalla n. 14 del 13 marzo con alcune modifiche (non relative alle mascherine) e quindi in vigore, al punto 28 dice testualmente: “… è fatto obbligo di avere sempre con sé dispositivi di protezione delle vie respiratorie e di indossarli nei luoghi al chiuso diversi dalla propria abitazione privata e in tutti i luoghi all’aperto, a eccezione dei casi in cui, per le caratteristiche dei luoghi o per le circostanze di fatto, sia garantita in modo continuativo la condizione di isolamento rispetto a persone non conviventi”.
Insomma, se io e la mia famiglia passeggiamo nel bosco o in una strada deserta o ci sediamo su una panchina senza anima viva attorno, nessuno ci potrà mai sanzionare.
Ah, visto che ci siamo: lo stesso punto dell’ordinanza ribadisce che dall’obbligo di indossare una protezione sono esonerati “coloro che stanno svolgendo attività sportiva”, per cui sarebbe il caso di smetterla di guardare male (quando va bene) chi va in bici o corre senza mascherina.
 
 
Torniamo alla pseudo-stampa. È anche falso dire che è pericoloso a prescindere, perché dovrebbero spiegare – politici e giornalisti in malafede – che rischio c’è se giro senza mascherina in posti isolati o comunque mantengo la distanza di sicurezza, che rimane il parametro fondamentale: se infatti indosso la mascherina ma rimango per ore in un ambiente chiuso con altre persone, corro il rischio di infettarmi (altrimenti non si spiegherebbero i contagi tra il personale sanitario, che dispone di protezioni ben più complesse dei pezzi di stoffa che indossiamo), mentre se all’aperto non porto la mascherina ma non mi avvicino a nessuno, è certo che non potrò mai essere contagiato. Badate bene, non sono io a dirlo ma decine di studi autorevoli che potete tranquillamente reperire sul web. O magari rileggetevi questa mia intervista, datata ma sempre attuale, con una persona che lavora tutti i giorni in mezzo a provette e tamponi.
 

Le mascherine

 
“Le mascherine all’aperto sono assolutamente superflue: ci si può remotamente contagiare solo se si rimane a lungo a stretto contatto e ci si parla o starnutisce addosso – afferma un medico di base bolzanino che per ovvi motivi vuole restare anonimo. Le statistiche sui luoghi di contagio, in questo senso, parlano chiaro. D’altronde, guardi, basta ragionare un attimo: se il virus rimanesse nell’aria aperta e ci si potesse contagiare semplicemente passeggiando tra la gente, a quest’ora dovremmo essere tutti morti. Solo che per chi governa è molto più semplice imporre la mascherina a tutti piuttosto che spiegare di usarla solo quando serve. E come me la pensano tanti colleghi”.
 
“Le mascherine all’aperto? Superflue. Se il virus rimanesse nell’aria aperta saremmo già tutti morti”
 
Già. Ricordate quando, l’anno scorso, mandavano gli elicotteri a inseguire chi faceva jogging sulle spiagge deserte o li cercavano con i droni? Quando i runner erano gli untori di turno (dopo i cinesi, gli anziani e così via) e venivano insultati anche se correvano con la mascherina? Poi si sono accorti che non ci si contagia facendo sport all’aria aperta e l’hanno consentito, senza però mai chiedere scusa per tutte le angherie e le multe subite dalla popolazione.
 

Lo Sport

 
L’anno scorso, intervistando un medico aziendale – attenzione: non un medico no vax o negazionista bensì un dipendente dell’azienda sanitaria altoatesina – gli chiesi quali fossero le probabilità di contagiare o essere contagiato mentre faccio jogging o vado in bici. Mi rispose: “Glielo dico solo a microfoni spenti”. Spensi il microfono e lui mi disse: “Le stesse probabilità che ha di essere colpito da un meteorite uscendo di casa”.
 
 
“Probabilità di contagio facendo sport all’aperto? Le stesse di essere colpito da un meteorite”
 
Ma queste cose i politici non le diranno mai. Ci trattano come fossimo bambini imbecilli a cui bisogna dire “è così e basta”, invece di trattarci da adulti. È come se, volendo spiegare a un adolescente come fare per evitare la procreazione, gli dicessimo di usare sempre il preservativo. Ma sempre però, anche in situazioni di autoerotismo o sesso orale… Altro che teatro dell’assurdo, Ionesco al confronto è un dilettante.
 

Anziani terrorizzati, imprigionati in casa e morti dentro

 
Amara ironia a parte, esimi politici nostrani e nazionali, la tragica verità è che il danno ormai è fatto. Avete instillato il virus della paura in intere generazioni, in particolare le più deboli come gli anziani e i bambini.
Conosco anziani che non escono di casa dall’inizio della pandemia. L’anno scorso sono stati demonizzati come potenziali portatori di morte, insultati dai balconi quando andavano al supermercato dicendogli di farsi portare la spesa dai servizi sociali, chiamando i vigili se si sedevano su una panchina (ricordate, vero, che le avevate sigillate?), guardati male in farmacia ed esortati a chiamare il servizio di consegna a domicilio. Con questo clima di terrore li avete uccisi nell’anima, esiliati in casa, sono morti dentro e non lo sanno. Alcuni non vedono più neanche i figli, si fanno portare il cibo davanti alla porta, si assicurano che siano andati via, lo ritirano e poi si rinchiudono in prigione.
Vi porto anche un esempio personale. Mia sorella (67 anni) da un anno non esce più di casa per il terrore del contagio e delle multe. Tranne qualche uscita obbligatoria (visite mediche e similari) non ha più varcato il cancello del proprio cortile. È diventata obesa, ha problemi alle articolazioni perché non fa più neanche una passeggiata, soffre di ansia, depressione e perdite di memoria, non dorme di notte e di giorno crolla dal sonno. E chissà quante altre migliaia di persone in tutta Italia sono nelle sue condizioni: voi pensate che sia colpa del virus?
 

La paura delle multe.

 
Per non parlare di quello che stanno subendo i bambini: oltre a tutti i danni che già conoscete, vi racconto solo l’ultima scena cui ho assistito.
Uscendo da una gelateria, un bambino implorava di avere la coppetta e mangiarsi l’agognato gelato. La madre cercava di spiegargli che non si può mangiarlo in strada, bisogna portarlo a casa. Magari già sciolto, ma non si può, altrimenti si rischia una multa. Già, ecco un’altra paura che avete inoculato alla popolazione prima ancora del vaccino.
La famosa normativa – nata per evitare assembramenti – si è invece trasformata in una gigantesca macchinetta inquisitrice e mangiasoldi.
Un terrore i cui effetti, purtroppo, non si cancellano con una medicina. Un terrore che ha già fatto danni enormi nella psiche di tanti: il terrore delle sanzioni. Si esce di casa con la paura di essere colti in fallo, fotografati, schedati e multati per aver fumato una sigaretta, aver parlato al telefono, aver mangiato un gelato o una pizzetta. Avete tolto la dignità a migliaia di lavoratori, costretti a mangiare panini di nascosto, come dei ladri, nei cantieri, in un furgone, in auto, sempre con il timore che spunti qualcuno a multarli a colpi di 400 euro, senza neanche immaginare il contraccolpo finanziario oltre che psicologico su persone magari allo stremo economico. Già, perché la famosa normativa – nata per evitare assembramenti – si è invece trasformata in una gigantesca macchinetta inquisitrice e mangiasoldi.
 
 
L’idiozia di alcune normative e la perdita della dignità personale
 
Siamo arrivati al punto che se io faccio un giro in bici con mio figlio e ci fermiamo a mangiare un panino, all’aperto e lontani da qualsiasi essere umano, poliziotti, carabinieri, finanzieri e vigili urbani possono multarci: qual è la ratio di tutto questo, esimi governanti? Non affannatevi a dare una risposta: non ce l’avete, così come non ce l’avete avuta per mille altre cose dal marzo 2020 a oggi. Lo dimostra il fatto che nella nuova ordinanza “autonoma” Kompatscher ha scritto che adesso la multa per chi mangia all’aperto si commina solo a chi si assembra. L’avete capito anche voi, finalmente, che si trattava di un’idiozia. Intanto però, chissà quanti innocenti sono stati già fustigati per questa idiozia. E sia chiaro: sbaglia di grosso chi se la prende con gli esecutori delle leggi, il problema sono i mandanti, ossia chi legifera.
 

L’incapacità persino di scrivere un’ordinanza e di comunicarla

 
E visto che siamo passati alla politica locale, oltre ad avere sulla coscienza generazioni infettate dal virus della paura, i nostri governanti passeranno alla storia anche come quelli che hanno rovinato migliaia di negozianti e imprenditori con decisioni prive di qualsiasi logica, sanitaria o economica che fosse, con aperture o chiusure decise probabilmente girando la ruota della fortuna o lanciando la monetina, tentennamenti, ripensamenti dell’ultimo minuto e ristori fantasma. Per non parlare della marea di contraddizioni che ci state propinando da un anno, a cominciare dai vostri comunicati stampa che spesso e volentieri riportano il contrario di quello che c’è scritto in ordinanza: non siete neanche capaci di scrivere correttamente un’ordinanza e di comunicarla, e noi dovremmo avere fiducia in voi?
Piccola parentesi sull’assessore alla sanità: da uno che ripete continuamente di stare attenti e poi si becca il Coronavirus, dimostrando quindi di non avere adottato le precauzioni strillate ai quattro venti, e che fa produrre gli scaldacollo dalla ditta del cugino, in un paese normale – senza neanche considerare le altre assurdità partorite negli ultimi 12 mesi – ci si aspetterebbero quanto meno le dimissioni. In un paese normale, appunto. Non in una provincia dove si fa sempre il contrario di quello che fanno gli altri, giusto per sfoggiare il proprio potere. Un ego arrogante che vi porta a dire, quando i contagi salgono, che la colpa è dei cittadini. Invece se i contagi calano, avete la faccia tosta di dire che il merito è vostro…
 

Anche il fascismo si basava su paura diffusa e delazione

 
Ma torniamo alla paura.
A memoria d’uomo, l’ultima situazione in cui ogni giorno un cittadino italiano usciva di casa con la paura di essere punito e multato senza una ragione logica, risale esattamente a un secolo fa e si chiamava fascismo. È l’ultimo periodo in cui le libertà individuali sono state pesantemente represse da una ristretta cerchia di persone. È l’ultimo periodo in cui, come oggi, si invitava alla delazione. Anche oggi ci dicono di denunciare i vicini se ricevono estranei o se vediamo quattro persone sedute all’aperto a fare un picnic, che magari sono conviventi. È per il nostro bene, dicono, per il bene di tutti. Certo, anche cent’anni fa agli italiani e ai tedeschi dicevano di denunciare chi parlava male del duce perché era cosa buona e giusta..
 
 
Per non parlare delle minacce ripetute allo sfinimento: se non vi comportate bene chiudiamo tutto, se giocate a carte sulle panchine chiamiamo la polizia, se andate in giro senza mascherine vi stanghiamo… Un clima di tensione devastante, destinato a lasciare tracce indelebili nella popolazione, a cominciare da chi convive ogni giorno con un’altra paura: quella di non poter riaprire la propria attività economica o di non arrivare a fine mese.
Da sempre paura ha fatto rima con dittatura. Se siamo arrivati al punto di multare una persona perché sta telefonando o bevendo un caffè in strada, significa che non siamo più in uno stato di diritto ma in pieno regime dittatoriale. Le dittature si nutrono della paura dei cittadini: un cittadino impaurito è molto più facile da controllare. E la mascherina in questo caso non è solo un simbolo che evoca pericolo, angoscia, fragilità, ma rappresenta anche il bavaglio, la privazione della propria espressione. E un popolo impaurito e imbavagliato è disposto a subire ogni tipo di prevaricazione. Altro che rana bollita: ormai ci hanno stracotto e, cosa assai più grave, non ce ne rendiamo conto.