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“Vogliamo essere trasversali”

Sabato 22 e domenica 23 marzo tornano le giornate di primavera del FAI che quest’anno celebra i 50 anni della fondazione. Mirko Frainer, responsabile di Bolzano: "Scelti dei luoghi che raccontano la storia del territorio".
Mirko Frainer
Foto: FAI/facebook
  • Sabato 22 e domenica 23 marzo tornano le giornate FAI (Fondo per l’ambiente italiano) di primavera. Un appuntamento importante, che quest’anno celebra i 50 anni della fondazione, nata nel 1975 con la missione di curare e far conoscere il patrimonio culturale e paesaggistico italiano e che, per l’occasione, ha deciso di aprire 750 luoghi in tutta Italia. Una lunga storia, nata dalla volontà dei primi 4 fondatori, Renato Bazzoni, Alberto Predieri, Franco Russoli e Giulia Maria Mozzoni Crespi, di proteggere cultura e natura in tutto il Paese: le prime donazioni avvennero solamente 2 anni dopo, nel '77, e tra queste ci fu anche il Castello di Avio in Trentino. Nel 1985 venne completato il primo restauro, con il Monastero di Torba in provincia di Varese, e solo qualche anno dopo, nel '93, nacque il progetto delle giornate FAI. Da allora il Fondo è cresciuto, raggiungendo gli oltre 13 milioni di visitatori complessivi, arrivando a tutelare un numero sempre più ampio di beni paesaggistici e architettonici. 

    Anche la delegazione FAI in Alto Adige parteciperà all’evento, con la scelta di tre luoghi particolarmente simbolici. Ne parliamo con Mirko Frainer, Capo delegazione di Bolzano

  • Mirko Frainer: "Teniamo molto a queste collaborazioni e cerchiamo di coinvolgere gli istituti scolastici italiani e tedeschi". Foto: Delegazione FAI Bolzano

    SALTO: Frainer, l’edizione di primavera festeggia un traguardo prestigioso, come avete deciso di celebrarlo?

    Mirko Frainer: Per l’edizione primaverile del 2025 abbiamo optato per dei luoghi che raccontano la storia del territorio. A Laives apre la chiesetta di San Giacomo in Laives, che con la sua architettura stratificata e i suoi dipinti è testimone delle molte vicissitudini della città di Bolzano, di cui precedentemente faceva parte, diventando un punto di riferimento per pellegrini e viaggiatori, con un percorso storico antico, che parte già dal XII secolo. Sempre a Bolzano sarà poi possibile visitare i cimiteri militari di San Giacomo, in cui sono sepolti, gli uni accanto agli altri, soldati austro-ungarici e italiani, dal Risorgimento fino alla seconda guerra mondiale. Una visita che non solo vuole stimolare una riflessione sulla memoria di questa area di confine, ma che vuole anche diventare un monito verso il preoccupante clima odierno. 

     

    "Siamo nati nel 1976, un anno dopo la fondazione del FAI"

     

    E nella zona di Merano? 

    Abbiamo organizzato dei tour guidati della chiesa parrocchiale di Lagundo, una costruzione molto particolare, risalente agli anni ‘60-’70, con un campanile di 70 metri di altezza, ricca di elementi simbolici. 

  • Giornate FAI: a Laives apre la chiesetta di San Giacomo in Laives, che con la sua architettura stratificata e i suoi dipinti è testimone delle molte vicissitudini della città di Bolzano Foto: Delegazione FAI Bolzano
  • Anche quest’anno saranno coinvolte le scuole? 

    Gli studenti del Liceo Carducci e del Liceo Torricelli diventeranno gli apprendisti ciceroni di questa edizione ed accompagneranno i visitatori alla scoperta dei cimiteri militari di San Giacomo. Teniamo molto a queste collaborazioni e cerchiamo di coinvolgere gli istituti scolastici italiani e tedeschi, in altre edizioni, per esempio, sono stati gli studenti della Scuola Gutenberg e dell’Istituto Walther a partecipare. 

    I tour guidati sono, infatti, in entrambe le lingue? 

    Sì, vogliamo accendere l’interesse degli abitanti di entrambi i gruppi e abbiamo notato che la percentuale di cittadini di lingua tedesca che partecipa alle giornate del FAI sta progressivamente crescendo nel tempo, soprattutto negli eventi di grande affluenza come quelli delle giornate di primavera e autunno.

  • La chiesa parrocchiale di Lagundo: una costruzione molto particolare, risalente agli anni ‘60-’70. Foto: Südtirol.info

    L’associazione cerca di comunicare con tutti e due i mondi? 

    L’ombrello è, ovviamente, quello del FAI italiano ma abbiamo sempre cercato di essere trasversali, facendo da ponte tra il mondo culturale italiano e tedesco. Già Verena Mumelter cercò di riunire l’associazionismo dei due gruppi linguistici, e oggi noi cerchiamo di instaurare contatti capillari in tutto il territorio. 

    Del resto anche la delegazione FAI di Bolzano ha una lunga storia? 

    Siamo nati nel 1976, un anno dopo la fondazione del FAI, come prima delegazione italiana fuori dai confini milanesi e, nonostante il nostro sia un territorio non particolarmente grande, siamo riusciti a contare su di un corposo numero di iscritti, che si aggira tra le 1300-1400 persone. Proprio per questo, durante l’anno, organizziamo molti eventi dedicati ai tesserati FAI, che hanno la possibilità di visitare luoghi difficilmente aperti al pubblico, in compagnia di guide ed esperti, provenienti da entrambi i gruppi linguistici, per mantenere vivo il dialogo tra le varie componenti culturali della provincia.