Politica | pro vita & famiglia

Fratelli d'Inquisizione

Scontenta per le proteste contro il convegno di Pro Vita & Famiglia, che hanno costretto Vettorato e Konder a non prendervi parte, la Destra cerca la sua vendetta.
Proteste a Bolzano contro il convegno Pro vita & Famiglia
Foto: Il dolomiti

“Le vostre parole, convegni ed obiezioni di coscienza sono subdole e vigliacche manifestazioni d’odio che alimentano misoginia, classismo, razzismo e omotransfobia".
È così che un gruppo di contestatori ha riassunto lo scorso venerdì 10 febbraio il contenuto del convegno organizzato da “Pro Vita & Famiglia”, l’organizzazione antiabortista vicina agli ambienti di estrema destra.

 


“Si potrà ancora dire Mamma e Papà?” era il titolo dell’evento organizzato nella Sala Anne Frank di Via della Mendola 124 e che prevedeva la presenza di Antonio Brandi (Presidente della Onlus), Matteo Gazzini (Europarlamentare del Gruppo Identità e Democrazia), Roberto Selle (Capogruppo della Lega nel Consiglio Comunale di Bolzano), Marco Galateo, (Consigliere Provinciale della Provincia Autonoma di Bolzano e Consigliere Regionale del Trentino-Alto Adige di Fratelli d’Italia), Andreas Leiter-Reber, (Capogruppo dei Freiheitlichen nel Consiglio Provinciale e Regionale del Trentino-Alto Adige) e persino Giuliano Vettorato (Vice Presidente della Provincia Autonoma di Bolzano, Assessore alla Scuola italiana, Formazione professionale italiana, Cultura italiana, Energia e Ambiente) e Stephan Konder (Presidente del Consiglio Comunale di Bolzano della Südtiroler Volkspartei).
Konder, come riportato, era stato il primo a fare un passo indietro mentre Vettorato, dopo aver difeso i principi espressi dai Pro Vita e annunciando che ne avrebbe preso parte dal pubblico, ha deciso di non presentarsi all’ultimo minuto. Complice anche la lettera aperta sottoscritta da 29 associazioni e da numerosi singoli – con Donne in marcia in testa –  che accusava il vicepresidente della Provincia di alimentare una “campagna di pregiudizi omotransfobici”.
La sera del convegno, un cordone di celere in antisommossa e camionette blindavano l’accesso della sala, mentre dall’altra parte della strada i manifestanti, perlopiù collettivi anarchici, femministi e associazioni LGBTQI+, si alternavano tra slogan e interventi al megafono.

 


La serata si è svolta regolarmente. Il tavolo dei relatori, pur sguarnito dei due maggiori rappresentanti istituzionali, ha potuto riferire alla platea (una trentina di persone perlopiù over 50), le proprie teorie reazionarie.
Ma chi pensava finisse così si sbagliava.
Mentre a Firenze il gruppo militante di estrema destra Azione Studentesca, che condivide la stessa sede con Fratelli d’Italia, si rende protagonista di efferate aggressioni squadriste davanti alle scuole, Marco Galateo, il rappresentante dello stesso partito (che non si è mai davvero dissociato) che siede in Consiglio provinciale, evidentemente scontento dall’evolversi degli eventi che hanno rovinato la sua festa, ancora una volta tenta di reprimere il dissenso a suon di mozioni e appelli strumentalmente legalitari.

 


Gli scorsi giorni il consigliere provinciale ha presentato un’interrogazione che assomiglia più a un’autentica caccia alle streghe: “La scorsa settimana si è svolto a Bolzano il convegno “Si potrà ancora dire Mamma e Papà” organizzato dall’associazione Pro Vita e Famiglia – è il testo depositato –.  Il convegno è stato pubblicamente contestato da alcune persone che hanno manifestato con striscioni e megafoni in viale Druso. La stampa ne ha dato ampia diffusione. Nei giorni precedenti alla suddetta manifestazione, gli organizzatori hanno diffuso a mezzo social un volantino con il quale richiamavano tutti gli interessati, a presentarsi con il dichiarato obiettivo di disturbare il convegno dell’associazione Pro Vita e Famiglia che avveniva nelle stesse ore nella vicina saletta Anne Frank, in via della Mendola 124. Come previsto dall’Art. 18 del TULPS (Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza) “I promotori di una riunione in luogo pubblico o aperto al pubblico, devono darne avviso, almeno tre giorni prima, al Questore. I contravventori sono puniti con l'arresto fino a sei mesi e con l'ammenda da euro 103 a euro 413. Con le stesse pene sono puniti coloro che nelle riunioni predette prendono la parola”.

 

Terminate le premesse, Galateo interroga il presidente della Giunta Provinciale e gli assessori competenti su diversi punti che evidentemente sfuggono alla comprensione del successore di Alessandro Urzì, compreso il perchè l’adesione alla rete Ready da parte della Provincia, che la impegna “a prevenire, contrastare e superare le discriminazioni per orientamento sessuale e identità di genere, anche in chiave intersezionale con gli altri fattori di discriminazione – sesso, disabilità, origine etnica, orientamento religioso, età – riconosciuti dalla Costituzione, dal diritto comunitario e internazionale”, sia in contrasto con un convegno che si oppone apertamente a quanto appena citato.

 

Un'interrogazione analoga e dai medesimi toni inquisitori è stata presentata il 14 febbraio da Barbara Pegoraro, consigliera comunale di Bolzano per La Civica Bolzano - Oltre Weiter,  in cui interroga il Sindaco per conoscere l'elenco delle persone aderenti a "Donne in Marcia" e per sapere se le 29 associazioni che hanno sottoscritto la lettera indirizzata a Vettorato beneficiano di contributi pubblici.

 

Non è un caso che nel 2016, in occasione delle elezioni comunali del capoluogo, Pro Vita & Famiglia abbia fatto sottoscrivere ai candidati “amici” un documento, firmato – oltre che da Galateo e da numerosi esponenti del centrodestra – anche dall’attuale assessore comunale Angelo Gennaccaro, che impegna, tra le altre cose, in caso di elezione a ritirare l’adesione alla rete RE.A.DY, di cui il comune di Bolzano fa parte.
Ora la parola alla Giunta Comunale e Provinciale.