Società | Assistenza sanitaria

Assegni di cura: così non va

Il sistema di valutazione del reale bisogno da parte dei pazienti è messo sotto accusa da alcuni partiti coinvolti della campagna elettorale. Critiche da sinistra e da destra.

Gli assegni di cura entrano a forza nella campagna elettorale, coprendo il ventaglio completo della politica altoatesina, da sinistra a destra. 
Nei giorni scorsi era stato il portavoce altoatesino di Rifondazione Comunista Gianfranco Maffei, che lavora al servizio handicap e disagio psichico, ad affermare sulle pagine del quotidiano Alto Adige che l'introduzione dell'assegno di cura avrebbe trasformato negativamente la qualità di servizi dell'assistenza domiciliare a Bolzano. 
Com'è noto, la provincia distribuisce contributi legati alla non autosufficienza secondo 4 fasce di reddito senza che però - sostiene Maffei - "da chi ne usufruisce venga dato riscontro su come il contributo viene speso e quindi senza sufficienti controlli sulla qualità e sull'efficacia della cura prestata". 
Conseguenze? Sempre secondo Maffei: "aumento del lavoro nero nell'assistenza domiciliare spesso affidata a personale con una formazione provvisoria e certo non all'altezza degli standard rispettati dai servizi pubblici. 

A Maffei fa ora eco Alto Adige nel Cuore con i due candidati Caterina Foti e Francesco Mafrici, operatori sociosanitari di professione. 
Per Alto Adige nel cuore il problema sta nell'errata valutazione del reale bisogno assistenziale, legata all'applicazione di rigide tabelle che in definitiva non tengono conto della situazione reale del paziente. Alto Adige nel Cuore rileva inoltre il fatto che raramente verrebbero applicati i livelli assistenziali più gravi, "facendo credere che la spesa pubblica venga ridotta", ma sostanzialmente "a discapito degli assistiti e del personale". 
Alto Adige nel cuore aggiunge che un approccio errato alla valutazione dei reali bisogni dei pazienti è anche alla base delle attuali difficoltà in cui versano le strutture di assitenza.