Economia | Innvoazione

Osate cambiare

“Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo”
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale del partner e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

“Qualunque cosa si dica in giro, parole e idee possono cambiare il mondo”. Chi non ricorda questa celebre frase dell’attore Robin Williams nella sua interpretazione del professore John Keating in “L’attimo fuggente”.

Con i suoi metodi di insegnamento trasgressivi il professore Keating si ribella alle regole del tradizionale e severo college di Welton. Ordina agli studenti di strappare le pagine con le teorie del professor Pritchard riguardo ai metodi di comprensione della poesia e li esorta ad usare la propria testa; in piedi sulla cattedra esclama: “Ribellatevi! Non affogatevi nella pigrizia mentale, guardatevi intorno! […] Osate cambiare, cercate nuove strade!

Ecco, appunto. Il coraggio di cambiare, di innovare. È questo quello che ci serve. Saliamo anche noi sulla cattedra e impariamo a guardare il mondo da un’angolatura diversa. Anche lo stato italiano ha riconosciuto che l’innovazione è il motore dell’economia e ha introdotto una normativa per promuovere la creazione di start up innovative. Le imprese che ricadono in questa categoria devono soddisfare certi requisiti, tra cui quello di avere come oggetto sociale prevalente l’innovazione tecnologica.

Tra le cooperative sono soprattutto le coop del sapere, ossia quelle tra lavoratori autonomi ad alta qualificazione, ad avere forte potenzialità di sviluppo in questo settore. L’innovazione però non si limita solo allo sviluppo di prodotti e servizi ad alto valore tecnologico, l’innovazione è anche innovazione sociale ed è proprio in questo settore che le cooperative possono svolgere un ruolo da protagoniste.

Le cooperative sociali in passato sono state portatrici di cambiamento. Pensiamo alle modalità di prestazione dei servizi dove attraverso il coinvolgimento di lavoratori, utenti e volontari esse si sono dimostrate più sensibili ai bisogni della popolazione e capaci di rispondere alle nuove esigenze. Si è così creato un senso di responsabilità condiviso, dove l’incombenza del benessere della comunità non grava più solamente sull’ente pubblico, ma diventa compito di vari attori sociali e degli stessi interessati. Grazie alle cooperative sociali il welfare ha così cambiato volto diventando un welfare di comunità.

Ma oggi, le cooperative riescono ancora a essere portatrici di innovazione? Una ricerca della fondazione Euricse rileva che tra il 2005 e il 2011 è aumentata l’incidenza di cooperative di piccole e medie dimensioni all’interno del mondo cooperativo. Anche tra le cooperative associate a Legacoopbund il numero delle imprese di piccole dimensioni è notevole: 80% delle cooperative conta meno di 10 collaboratori. La collaborazione tra imprese cooperative e non, quindi, è più importante che mai: per lo scambio di competenze, per progettare investimenti comuni in innovazione e ricerca, per sviluppare strategie di marketing efficienti.

Cooperare dunque non solo per sopravvivere, ma anche per crescere, per vincere. Sappiamo tutti che la collaborazione è iscritta nel DNA delle cooperative. Perché non fungere da apripista per le altre forme di impresa?