"Porto la sostenibilità nel calcio"

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Può una società di calcio essere sostenibile? In un periodo storico che s’è rabbuiato nel giro di qualche anno virando verso una tonalità nero-Armageddon, con le magnifiche sorti della transizione ecologica dell’Europa finite in fondo alla lista delle priorità, questa può apparire come la domanda più inutile di sempre. Già è diventato meno cool essere green per un’azienda qualsiasi, figuriamoci a chi importa ridurre l’impatto sul pianeta di una realtà che si muove nel lucrosissimo business del pallone. Qua e là, in Europa, c’è però chi all’importanza della “sostenibilità” ci crede ancora, e anche parecchio. E’ il caso dell’Fc St. Pauli, la squadra "antifascista e antirazzista" promossa nella scorsa stagione in Bundesliga di cui abbiamo scritto su SALTO varie volte, in particolare in occasione dei suoi ritiri estivi, ma non solo. Ne abbiamo parlato con Esin Rager, vicepresidente della società e responsabile per la “sostenibilità” in tutte le sue accezioni. La domanda è d'obbligo: l’esperienza della squadra della città anseatica può essere d’esempio anche alle nostre latitudini?
Esin Rager, lei è la responsabile “sostenibilità” dell’Fc St. Pauli. Cosa significa questo concretamente?
Il termine sostenibilità (Nachhaltigkeit in tedesco) è stato usato per la prima volta all'inizio del XVIII secolo, intorno al 1705, applicato alla silvicoltura. Si partiva dall’idea: come si può gestire bene una foresta in modo da tagliare il numero giusto di alberi e fare in modo che essa si rigeneri? E come si può farlo in un modo anche valido dal punto di vista “economico”? È infatti importante capire che la sostenibilità non è un nemico dell’economia. La sostenibilità è in realtà una base importante per il successo economico. Questa è la cosa più importante da capire quando si scrive di questo argomento. Ciò premesso arrivo a spiegare perché l'FC St. Pauli è organizzato in modo tale che io, in qualità di vicepresidente, mi occupi di sostenibilità. Vorrei precisare che non sono solo a capo di una “ripartizione” ma faccio parte del Comitato esecutivo di cinque persone all’interno del quale ognuna ha un compito determinato. Non mi occupo solo di sostenibilità ambientale, ma anche sociale ed economica. Il punto centrale è che se tutti questi tre punti sono in equilibrio, allora vuol dire che stiamo facendo un buon lavoro. E così il concetto di sostenibilità lo abbiamo implementato in tutte le aree del St. Pauli. Ciò significa che ogni persona che prende una decisione qui, ogni dipendente, ogni membro del personale deve sempre pensare: quello che sto facendo è sostenibile? Quindi, Ben (l’addetto stampa, ndr) se non è indispensabile, l’e-mail non la stampa. E questo è il mio lavoro, implementare questo aspetto nella mente dei dipendenti in modo che ci pensino sempre. L'economia è un settore molto importante, il pensiero economico, il guardare da dove viene il mio denaro. Viene da banche che lavorano in modo sostenibile? Quali sono i loro flussi di cassa? Questo è molto, molto importante per sostenere una politica sostenibile. Ecco perché abbiamo introdotto anche in questo ambito dei sistemi di controllo, in modo che se un'azienda vuole sponsorizzare l’ FC St.Pauli sia in linea con i nostri valori. Non accettiamo soldi per la pubblicità da tutte le aziende e abbiamo già cancellato o lasciato scadere contratti con settori e aziende che non ci piacciono, come ad esempio nel settore delle scommesse sportive o dei giochi online. Non vogliamo ricevere soldi da aziende che svolgono un cattivo lavoro sociale o che distruggono le persone. Non prendiamo più denaro da ditte che producono super alcolici. La Birra sì (la mitica Astra, ndr). Abbiamo uno sponsor, che pubblicizza solo gin analcolico, ma, per dire, la collaborazione con Jack Daniel’s è terminata e non riprenderà.
Non vogliamo ricevere soldi da aziende che svolgono un cattivo lavoro sociale o che distruggono le persone
E qual è la posizione rispetto alle aziende che invece propongono criptovalute?
Le consideriamo in modo molto critico. Si investe denaro in un prodotto che non esiste nemmeno ed è molto “opaco”. È solo una speculazione finanziaria che serve a mascherare un sacco di gente che fa affari strani. A questo gioco noi non ci stiamo.
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A proposito di economia e metodi di finanziamento sostenibili. Anche la decisione di fondare una cooperativa per “appropriarsi” dello stadio è andata in questa direzione. Come è nata l’idea che ora diverse altre società stanno “copiando”?
L'idea è nata perché per il calcio professionistico servono davvero molti soldi, ma noi non vogliamo lavorare come altri club in tutto il mondo, nei quali arrivano grandi investitori e sponsor che poi vogliono stabilire la direzione del club e prendere le decisioni chiave. Noi vogliamo essere indipendenti. Ecco perché molti anni fa, quando ancora non c'ero, abbiamo avuto l'idea di scegliere una forma di business molto sostenibile, ovvero la cooperativa. Abbiamo fondato una cooperativa in modo che i nostri soci possano acquistarne le quote. Come primo passo, ad esempio, estinguiamo i debiti contratti con la banca per la costruzione dello stadio Millerntor. Avevamo un debito di circa 15 milioni e con la raccolta (che è arrivata a 20 milioni. ndr) potremo realizzare altri progetti, ad esempio costruire un nuovo campo e un centro per gli allenamenti dei professionisti. Nello stadio stiamo già installando i pannelli solari, ma senza utilizzare i fondi della cooperativa perché sono coperti da uno sponsor. Investiremo sull’accessibilità per le persone disabili, e poi cercheremo di aumentare il numero dei posti sfruttando “gli angoli”, ma andrà fatta una valutazione della statica perché proprio sotto passa la metropolitana. E la cosa buona è che le persone che hanno dato i soldi potranno votare e scegliere su cosa investire fra le varie proposte. Naturalmente ciò è totalmente diverso da un industriale che arriva e dice: ecco, avete 40 milioni e ora farete questo e quello e basta con queste battaglie antifasciste! Ecco, al St. Pauli ciò non può avvenire.
È diventato un grande hobby per me, ma non prendo soldi dal club perché ho i soldi della mia azienda
Ci racconta come è diventata Vicepresidente?
Ora sono un’imprenditrice, mentre in gioventù sono stata una giornalista. Ma molto presto sono diventata anche imprenditrice nel settore giornalistico, sviluppando concept per i media. Per quattro anni, ad esempio, ho sviluppato un nuovo concetto per i giovani lettori dell'Abendblatt, il giornale di Amburgo. Mi sono cioè specializzata nel lavorare per avvicinare i giovani ai vecchi media. Sviluppo sempre nuove idee e questo è anche il mio lavoro qui al St. Pauli. Ad un certo punto, quando ho avuto i figli, ho iniziato a occuparmi con passione di tè e infusi e ho fondato un'azienda, che ho affiancato alla mia azienda di giornalismo. Fin dall'inizio ho reso questa azienda ecologicamente sostenibile usando ad esempio solo ingredienti da agricoltura biologica. Grazie a questa attività imprenditoriale sono divenuta abbastanza conosciuta in Germania in particolare proprio perché la mia azienda porta avanti un business in modo molto sostenibile. Il presidente del St. Pauli, Oke Göttlich, ha sentito parlare di me e quattro anni fa mi ha chiesto se volessi diventare la sua vicepresidente per introdurre una gestione sostenibile nell'associazione. È diventato un grande hobby per me, ma non prendo soldi dal club perché ho i soldi della mia azienda; inoltre, posso prendere decisioni migliori in modo indipendente se non sono pagata dal club. Nel comitato esecutivo siamo in cinque, tre donne e due uomini. Il numero di donne è inusuale è alto anche per la Germania, mentre l’impegno su base volontaria nelle associazioni è invece piuttosto diffuso. Il fatto di non essere pagati dà molta indipendenza alle persone che svolgono attività di volontariato.
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La cosa buona è che non siamo la sola società calcistica ad andare in questa direzione.
Ci può fare qualche altro esempio di come sta agendo per ridurre l’impatto ambientale?
Dal punto di vista ecologico è sempre importante guardare ad esempio da dove viene l'energia e come utilizzare energia prodotta in modo sostenibile. Abbiamo già detto dei pannelli fotovoltaici per generare elettricità ma ad Amburgo abbiamo bisogno di molta più energia di quella che possiamo generare grazie al sole. Ecco perché dobbiamo trovare altre idee. Tra i nostri fan, ad esempio, c'è un esperto di tecnologie di riscaldamento. Una voce di spesa importante è data dall’energia usata per scaldare il campo da gioco in inverno in modo che non ghiacci e l’erba resti sempre verte. Ora, per dire, abbiamo degli esperti che esaminano le aziende vicine allo stadio per verificare se possano generare un sufficiente calore residuo ad esempio attraverso i server dei computer o altre fonti. E’ una tecnologia nuova molto interessante e promettente. Finora abbiamo acquistato il calore attraverso un sistema di teleriscaldamento da una centrale termica che incenerisce i rifiuti, ma in futuro vogliamo arrivare ad usare il calore residuo. Questo sarebbe un importante step ulteriore. Faccio un altro esempio: non so in Italia, ma da noi si festeggia molto con dei cannoni spara coriandoli. Ebbene, abbiamo fatto in modo di eliminare del tutto la plastica da questi coriandoli. Per quanto riguarda, poi, il cibo che si vende nello stadio facciamo attenzione che sia prodotto in modo ecologico. Lo stesso vale per il merchandising, che ci porta a guardare anche dove viene prodotta una tazza, per esempio. I prodotti devono arrivare da zone in cui non sia sfruttato il lavoro minorile e senza badare alle questioni ambientale. Il caffè e il cacao arrivano solo dal commercio equo e solidale. Poi abbiamo Viva Con Agua, il nostro sponsor dell'acqua, che non solo vende acqua, ma utilizza il denaro per costruire pozzi in Africa. Il denaro viene raccolto con i bicchieri di plastica rigida nei quali si vendono la birra e le bibite. Una buona parte del pubblico invece che chiedere indietro 1,5 euro di cauzione li inserisce in appositi bidoni. I bicchieri poi vengono contati e i soldi a cui il pubblico ha rinunciato vengono trasferiti a Viva con Agua per i suoi progetti nel Sud del mondo. E in questo modo vengono raccolti davvero molti molti soldi. Poi, ad esempio, uno dei nostri partner viene allo stadio ogni giovedì con un grande autobus dotato di docce per i senzatetto. Ci sono anche degli assistenti sociali che si occupano di queste persone che arrivano e noi sosteniamo anche questo con delle donazioni, ad esempio. Molto interessante è anche la questione biodiversità in città. Perché negli ultimi anni le città si sono sviluppate in modo molto stupido. Non si è pensato a quanti alberi ci sono, a quanti uccelli, a quanti insetti, a dove possono crescere le piante in modo che gli insetti abbiano qualcosa da mangiare, in modo che gli uccelli abbiano a loro volta qualcosa da mangiare. Qui ad Amburgo abbiamo avuto un problema perché hanno sviluppato una nuova area nella zona del porto. Hanno costruito una casa dopo l'altra, ma senza alberi. E la mancanza di alberi ha fatto sì che sparissero gli uccelli. E dopo poco tempo, queste case così moderne erano infestate dai ragni, perché non c'erano uccelli che mangiassero i ragni. Mancava semplicemente un parco. Questo significa che è importantissimo, quando si costruisce qualcosa o si ha una proprietà qui in città, assicurarsi che possa preservare la biodiversità. Noi ad esempio abbiamo degli alveari sul tetto e produciamo il nostro miele. Ma naturalmente queste api devono anche avere del cibo, devono anche trovare dei fiori. Questo è un ciclo importante su cui lavoriamo anche qui nel quartiere insieme a dei partner. Ad esempio c'è un grande supermercato con cui lavoriamo per far sì che le aree intermedie siano ricoperte da piante “buone” per le api e gli uccelli e non solo da prati verdi che vengono tagliati e non hanno alcun valore ecologico. La cosa buona è che non siamo la sola società calcistica ad andare in questa direzione.
La la Lega calcistica germanica (Dfl) come risponde a tutto questo?
Molto positivamente. La stessa DFL ha ora dei criteri di sostenibilità che tutti i club professionistici devono rispettare. Noi facciamo molto e per certi aspetti siamo un modello per molti, ma ci sono anche altre società che si muovono in questa direzione, come Wolfsburg, che è finanziato da Volkswagen, ma ha fatto parecchio per quanto riguarda la sostenibilità. Hanno molti più soldi di noi, ma è positivo che siano stati anche impiegati per la costruzione di uno stadio sostenibile dal punto di vista ambientale. Noi badiamo molto anche alla sostenibilità sociale, e questa componente, credo, ci distingue un po'.
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