Politica | Movimento 5 Stelle

Perugini: ecco i veri motivi della mia estromissione

Presentato come “caso personale”, l’estromissione di Andreas Perugini dalla lista per le provinciali assume un risvolto politico che potrebbe produrre ulteriori polemiche.

Hanno un bel dire i rappresentanti nazionali del MoVimento 5 Stelle, almeno quelli saliti da Roma nel finesettimana per battezzare la lista dei suoi 20 esponenti locali per le provinciali, che hanno di fatto approvato l’epurazione di Andreas Perugini, a suo tempo motivata ricorrendo all’argomento della sua “difficoltà relazionale”. La verità sarebbe un’altra, ed emerge da uno scambio di battute al vetriolo andato in scena su facebook, almeno finché chi gestisce la pagina del gruppo ha deciso di cancellare Perugini anche lì e di “normalizzare” il dibattito che, secondo l’orientamento stesso del MoVimento, dovrebbe invece essere quanto più possibile libero e partecipato.

Ma in pratica, in cosa consisterebbe la denuncia di Perugini? “Il programma presentato ufficialmente, che cioè avremmo dovuto discutere e definire in una discussione pubblica, è in realtà una versione rimaneggiata di quello originario: sono stati cancellati riferimenti alla toponomastica bilingue, alla proporzionale, all’abolizione della Regione, e in pratica tutte quelle cose che sarebbero risultate davvero scomode al governo di questo territorio”. Ma il programma non è per l’appunto un progetto in continua elaborazione? “No, cercano di cautelarsi parlando di programma in elaborazione, ma il concetto che poi è passato mi sembra fin troppo chiaro”.

A questo punto prende forma quella che appare più di un’ipotesi. Perugini sarebbe stato cacciato soprattutto perché la sua “linea politica”, più aggressiva e determinata rispetto a quella degli altri “grillini”, aveva intenzione di prendere di mira (e di petto) gli aspetti più istituzionali dell’autonomia, riecheggiando quindi in modo maggiore le posizioni della destra italiana. Non è infatti un mistero che Perugini abbia espresso sempre molta tolleranza nei confronti di Casa Pound e degli ambienti della destra nazionalista, pur dichiarando ovviamente di farlo per garantire a tutti la libertà d’espressione. Un “trasversalismo” evidentemente poco gradito al resto dei “suoi”.

Il caso, presentato come personale, torna dunque adesso politico?