Dentro "No excuses" si racchiude tutto
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Dopo le manifestazioni di giovedì 7 e 14 dicembre torna l’invito No Excuses alla mobilitazione. Questo sabato il movimento scenderà nuovamente in piazza per protestare contro la prevista coalizione dell’SVP con Fratelli d'Italia, Freiheitliche, Lega e La Civica. Il sempre maggiore supporto alla causa ha coinvolto anche Matteo Jamunno, che ha spiegato come gli artisti non possano essere indifferenti davanti a questo tipo di protesta. L’autore altoatesino si è avvicinato a No Excuses dopo anni di immobilismo politico perché ha sentito la necessità di dire no al linguaggio della paura portato avanti da alcuni partiti.
SALTO: Come mai ha deciso di aderire al movimento No Excuses?
Matteo Jamunno: Tutto è partito da questa bellissima lettera scritta da Peter Schorn, che è arrivata a me in quanto membro di SAAV, l'unione degli autori e delle autrici sudtirolesi. Quando arriva una lettera così, scritta in maniera così bella, bilingue, inclusiva senti una specie di chiamata all'azione, a prendere parte a qualcosa. Questa lettera ha parlato del mio ruolo all'interno della società come artista e semplicemente non potevo ignorarla. Ho sentito che era arrivato il momento di assumersi delle responsabilità, una cosa che ho sempre cercato di evitare negli ultimi dieci anni. Arriviamo da anni in cui l'attivismo è stato ridicolizzato, dai fatti di Genova in poi qualunque voglia di partecipare attivamente alla vita politica è venuta meno, tranne in alcune direzioni, che è per questo motivo per cui c'è stata una grande crescita dei partiti di estrema destra. Il movimento No Excuses è un movimento che è nato di recente, è un movimento che nel suo manifesto, esattamente come un movimento artistico, non si schiera da una parte piuttosto che dall’altra, non è vicino a questo o a quel partito. Si tratta di qualcosa che può avvicinare le persone.
Avvicinarle come?
Dire di no a quello che nella società attualmente non va, che viene accettato, ma che non è più sensato accettare. Quello che chiede No Excuses è un no alla deriva post-fascista, e mi sembra un no eccezionale. La Repubblica Italiana nasce proprio dal non fascismo. È brutto dover ripetere in piazza delle cose che ormai dovrebbero essere parte della cultura, della comunità, ma purtroppo negli ultimi anni sono state messe in dubbio. Dichiararsi contrari al post-fascismo, all'omofobia, al negazionismo climatico, all’antieuropeismo, al razzismo, alla disparità di genere credo sia importante. Parliamo di cose che creano sempre divisione, che creano sempre un odio di confronti di qualcosa.
Perché si è sentito chiamato in causa come artista?
Noi come artisti siamo stati nascosti per tanto tempo ma c’è qualcosa di talmente brutto che sta accadendo che bisogna mobilitarsi. Chi ha passato del tempo in introspezione a cercare un proprio linguaggio, un proprio modo di parlare che sia più vicino all'atto emotivo, emozionale e sensibile, deve scegliere di ricominciare a parlare, spiegando che non bisogna avere paura, o che si può avere paura, ma che le paure possono essere disinnescate insieme. Anche se io non sono nessuno, sono un autore semplice, che ha pubblicato appena adesso il primo libro, ho sentito la necessità di espormi. Negli ultimi anni il linguaggio è cambiato così tanto, io non sono un attivista ma non mi sento rappresentato da quello che sta accadendo. L’unico modo per partire e sentirsi rappresentati nuovamente in questa società così cambiata è scendere in piazza. Non possiamo accettare una società basata sulle stesse dinamiche del fascismo. Io capisco che la parola fascismo possa fare paura, che ci siano persone che in questo momento dicano no, noi non siamo fascisti. Però se cammina come un'anatra, e parla come un'anatra, e sbatte le ali come un'anatra, alla fine molto probabilmente è un’anatra.
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Da chi è composto il movimento No Excuses?
A me sembra che No Excuses si origini da tutti i movimenti e le organizzazioni che si sono impegnate nel corso degli ultimi anni a scendere in piazza, e dire agli adulti e a chi sta al potere che hanno fatto una marea di schifezze. Questi movimenti vengono avvicinati a partiti politici, ma in realtà non hanno niente di politico se non l’impegno politico, inteso come impegno nei confronti di una società migliore. Ci sono tanti giovani che stanno manifestando per un obiettivo comune, come ad esempio la lotta al cambiamento climatico.
Se io non avessi mai parlato con i ragazzi del movimento Fridays for Future, ad esempio, non credo che in me sarebbe nato l'attivismo politico e l'impegno che è nato negli ultimi mesi. Quando mi è stato parlato del movimento No excuses è stato semplice per me aderire, se prendi il lato giusto dei social network puoi creare qualcosa di veramente condiviso, il bello di questo movimento “no excuses” è che dentro a questo “basta scuse” si racchiude tutto. Adesso c'è qualcosa di più grande delle fazioni, della sinistra e della destra, che coinvolge tutti quanti, se vogliamo andare avanti come società. Adesso ci sono dei problemi enormi ed i ragazzi che stanno scendendo in piazza negli ultimi anni stanno dicendo basta.
Per quale motivo, secondo lei, è necessario manifestare contro questa coalizione?
La mia personale interpretazione è che è facile cedere alle lusinghe di chi ha il culto della personalità, ma questa non è la direzione giusta. Kompatscher ha una certa identità e responsabilità politica e cambiare casacca sempre non lascerà quel segno e quell’impronta che lui vuole lasciare alle future generazioni. Kompatscher mi sembra una persona con un grande obiettivo ed una visione, e credo che sia il ruolo delle istituzioni quello di ascoltare ciò che dice la piazza. Noi stiamo dicendo a lui e all’SVP che questa alleanza non va bene, che si può fare meglio. È un invito a migliorare, a creare qualcosa di più bello per il futuro.
Quali sono i rischi di una giunta a destra?
I rischi sono appunto che si ceda a quello che è il linguaggio della politica negli ultimi anni, un linguaggio molto spaventato e basato sul trovare sempre dei nemici all'interno della società, evitando di concentrarsi su quelli che sono i problemi reali. Si continua a cedere sempre più a questo parlare spaventati alla pancia delle persone, che sono da un lato affamate e dall’altro hanno necessità di trovare un nemico. Che si continui a cedere a questa rabbia che ha comandato le scelte della nazione, che è una forma di distrazione rispetto a ciò che è più grande e più importante.
Perché scendere in piazza fra due giorni al Museion?
Perché la società, la città, la provincia chiede alla politica di essere ascoltata, chiede di ripartire dalla diversità e dalla società del territorio. Chiede di non fare un passo indietro che guarda ed ammicca ad un passato, ma di guardare insieme ad un futuro. Non c’è nulla di male nell’ammettere di aver sbagliato, questa alleanza può essere considerata frettolosa ma se si torna a parlare con le persone si può ripartire assieme. In quest’ultimo periodo abbiamo assistito a manifestazioni mai viste che dimostrano un desiderio comune, ossia quello di dire a tutta la classe dirigente e politica che è il momento di smettere di usare questi toni e ripartire dal futuro.
"No Excuses" scende in piazza:Sabato 23 dicembre alle ore 14.00 si terrà a Bolzano la terza manifestazione di protesta contro la prevista coalizione della SVP con Fratelli d'Italia, Freiheitlichen, Lega e La Civica. l punto di partenza è il Museion in Piazza Piero Siena alle 14.00 e la destinazione della manifestazione sarà Piazza Silvius Magnago davanti al Consiglio provinciale.
Verstehe deine Sorgen…
Verstehe deine Sorgen bezüglich des Klimas und einer nachhaltigen Welt, aber mit den italophoben braunen Antifaschisten..... zu marschieren geht mir zuweit.
Ist das wirklich die besssere Welt, die wir wollen? Nein danke.
In risposta a Verstehe deine Sorgen… di richter a
Mit marschieren? Wohl eher…
Mit marschieren? Wohl eher dagegen…
In risposta a Verstehe deine Sorgen… di richter a
Wer sind die " italophoben…
Wer sind die " italophoben braunen Antifaschisten"? Braun verbinde ich mit Nazis und nicht mit Antifaschisten. Und italophob?
Eine Besonderheit in…
Eine Besonderheit in Südtirol:
Den Faschismus in den Augen anderer zu erkennen, aber nicht die "braunen" Gedanken in den eigenen. Sie sind in erster Linie nicht antifaschistisch, sondern richten sich gegen alles, was italienisch ist. Italophobie sowie Germanophobie sind tief zu verurteilen, da sie auf stereotypen Vorstellungen des Anderen beruhen und die Grundlage für Rassismus bilden.
Wer sind sie? Viele Kommentatoren hier auf Salto besonders die stark Heimatbezogenen
In risposta a Eine Besonderheit in… di richter a
Es gibt aber auch Italophile…
Es gibt aber auch Italophile, die den italienischen Faschismus verharmlosen oder gar leugnen und nur den deutschen Nationalsozialismus verurteilen, und zwar nicht weil er nationalsozialistisch ist, sondern weil er deutsch ist. Heimatbezogen heißt, dass man sich auf die demokratische Tradition Tirols bezieht und Faschismus und Nationalsozialismus gleichermaßen ablehnt, weil diese beiden menschenverachtenden Ideologien, vor allem wenn sie zusammengearbeitet haben, für Südtirol nur Unheil bedeutet haben. Aber das können oder wollen italophile Menschen nicht verstehen.
In risposta a Es gibt aber auch Italophile… di Hartmuth Staffler
Ihr Kommentar hat sich auf…
Ihr Kommentar hat sich auf die "heimatbezogenen" Kommentatoren hier aus Salto bezogen. Ihre Interpretation eines Plakates der STF gehört daher nicht zur Sache.
In risposta a Ihr Kommentar hat sich auf… di Hartmuth Staffler
Ja, dieses Plakat ist…
Ja, dieses Plakat ist vertrackt! Es wird der STF die kommenden 5 Jahre um den Hals hängen.
Und das ist gut so!
Ich stimme Ihnen zu, dass…
Ich stimme Ihnen zu, dass Germanophobie zu verurteilen ist.
Im Wahlkampf haben wir seitens der STF Plakate gesehen, die die klassischen Stereotypen des bedrohlichen schwarzen Mannes gegenüber der weißen Frau aufgreifen. Aber ist das nicht Rassismus? Wie soll ich an einer antifaschistischen Demonstration teilnehmen können, mit Menschen, die solche Plakate nicht als abstoßend empfinden und dafür gestimmt haben?
Was hat das mit der demokratischen Tradition Tirols zu tun?
Das erinnert mich eher an das alte Tiroler Sprichwort: "Außen hui, innen pfui."