Schulverein
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Politica | Accadde domani

Dal pannolino al patentino

Il nodo gordiano della scuola al centro della prossima stagione politica
  • Non occorrerà esser profeti abilitati per poter pronosticare che l’indaffararsi politico nell’Alto Adige dei prossimi dodici mesi ruoterà tutto o quasi attorno ad un groviglio di temi l’uno all’altro legati: la scuola, il reclutamento e il pagamento degli insegnanti, l’apprendimento della seconda lingua, il patentino.

    Rimangono appese ai ganci di un estremismo che non conosce confini le sparate contro gli immigranti (che si vorrebbero remigranti) iscritte dal consigliere Wirth Anderlan nei verbali del dibattito sul bilancio provinciale e riprese in altra lingua ma con accenti simili dai volantini distribuiti sui muri bolzanini da un gruppo di sedicenti “giovani identitari”. Inevitabile, nel discorso pronunciato in consiglio, il richiamo ad un grido d’allarme diventato celebre della storia della vicenda altoatesina: quella “Todesmarsch” paventata dal Canonico Gamper con il possibile effetto di un capovolgimento di rapporti numerici tra italiani e tedeschi e che oggi invece diventa la versione locale della famosa teoria della sostituzione, con le orde di immigrati a prendere il posto della balda gioventù locale che se ne parte verso nord, verso paesi, tra l’altro, dove i fratelli ideologici dai nostri estremisti locali sfoderano le stesse parole d’ordine e lanciano le stesse grida d’allarme.

    Sfoghi, si dirà, di minoranze ancora ben delimitate, ma se si torna ai temi accennati in apertura si vede come alcuni aspetti della vicenda abbiamo fatto presa in ambiti ben più vasti.

    Non è infatti altro che una piccola “Todesmarsch” in formato scolastico quella che viene paventata per la presenza in una serie ben definita e limitata di realtà di un capovolgimento della composizione delle classi, per il quale vi sono aule in cui i bambini provenienti da famiglie di madrelingua tedesca risultano in minoranza rispetto a quelli che vengono da case dove si parla italiano o una delle tante lingue che vanno a comporre il mosaico di una presenza straniera sempre più marcata.

     

  • Schulverein

    È stato detto. L’ho già scritto. La scuola, tra i vari ambiti in cui si è articolato il fluire storico della questione etnico linguistica, è quello in cui lo scontro è stato più aspro, continuo. Basti pensare, solo per fare un esempio, all’opera, a partire dagli ultimi decenni dell’800, di associazioni come lo Schulverein, impegnato a difendere e a promuovere le istituzioni scolastiche tedesche nelle zone di frontiera, Tirolo compreso. Basti ricordare l’unica vera forma di resistenza antifascista costituita dalle Katakombenschulen, basti pensare al travaglio postbellico della rinascita di una scuola tedesca ma anche alle battaglie infinite contro ogni possibile forma di scuola bilingue, a partire da quella fortunatamente persa dalla SVP sul fronte della scuola paritaria ladina.

    Non desta dunque meraviglia che il grido di dolore partito da qualche insegnante e da qualche genitore sia stato raccolto ed elaborato con un progetto che si sforza di mascherare la “missione impossibile” di selezionare linguisticamente i bambini iscrivibili nella scuola tedesca con una serie di operazioni di ascolto, osservazione, sollecitazione delle famiglie, lasciando nell’aria persino una vaghissima ipotesi di rappresaglie verso quei genitori che non si dimostrassero abbastanza solleciti nel creare i presupposti linguistici per lanciare i pargoletti verso l’avventura in un contesto scolastico diverso per via della lingua utilizzata da quello familiare.

    Fa sorridere, ma è un sorriso amaro, il fatto che questi detective incaricati di sostituire un patentino al pannolino appena dismesso si dovrebbero muovere in un ambiente, quello delle scuole per l’infanzia dove, sino a non molti anni fa, l’approccio alla seconda lingua era considerato una sorta di bestemmia da parte dei cultori di un’interpretazione tanto arcigna quanto completamente erronea dell’articolo 19 dello Statuto.

    L’operazione, sulla quale pare aver messo il proprio sigillo il capogruppo in Consiglio Provinciale della Stella Alpina Harald Stauder, è stata comunque avviata e non avendo la scatola del cambio della Südtiroler Volkspartei la marcia indietro non potrà che proseguire, mettendo a dura prova anche la tenuta della coalizione.

  • Professori col broncio

    Sul rovescio della carta intitolata alla scuola c’è poi la questione degli insegnanti. Ci si può illudere di scoraggiare in qualche modo le iscrizioni a scuola dei bambini “non idonei”, ma credo che chi ha un minimo di competenza in materia sappia bene che l’unica possibile soluzione del problema passa per la presenza massiccia anche qualificata di un corpo insegnante preparato a gestire questo tipo di situazioni.

    Preparato e motivato.

    Ecco: non sembra che le cose da questo punto di vista vadano meravigliosamente. L’insoddisfazione degli insegnanti ha trovato sfogo nello sciopero bianco sulle attività extrascolastiche che ora la Provincia-datore di lavoro vuol far rientrare almeno in gran parte prima di avviare la trattativa su un ristoro economico che dovrebbe rendere meno pesante il confronto con quelli che i docenti percepiscono nei paesi vicini. Si tratta di capire se basterà rimettere in carreggiata un reclutamento che, particolarmente nella scuola tedesca ma anche in quella italiana, si va rivelando sempre più difficile. Numeri troppo scarsi degli iscritti alle facoltà di scienza della formazione e quindi, di conserva, la necessità di arruolare anche personale non in possesso di tutti i titoli necessari.

    Si abbatte anche sulla scuola quel fenomeno di scarsa attrattività che già rende complessa ogni giorno di più la gestione dei servizi nel campo sociale e se i commessi o i camerieri li puoi andare a pescare altrove, per un maestro, un infermiere, un assistente il discorso diventa un po’ più difficile.

  • Pastore tedesco

    Dal combinato disposto delle difficoltà di funzionamento della scuola è di quelle che riguardano il reclutamento del personale nel pubblico impiego emerge, inevitabilmente, la questione dell’uso della lingua. Il bilinguismo, così come è stato concepito e progettato nel secondo Statuto ha un chiaro scopo che non è affatto quello di creare una popolazione capace di comunicare indifferentemente nelle due lingue. Si son volute invece di predisporre le condizioni perché tutti i servizi pubblici potessero corrispondere con il cittadino che si rivolge loro nella sua lingua madre. Ecco dunque il sistema del patentino strutturato a livelli di complessità crescente di modo che l’utente possa corrispondere con l’interlocutore in base alla propria funzione. Non è necessario che la cuoca di un asilo o un operaio del servizio strade abbiano competenze linguistiche eguali a quelle di un medico o di un dirigente dell’amministrazione provinciale.

    Il fatto è che in certi settori, e qui si ritorna inevitabilmente al problema della scuola, la formazione linguistica, pur accresciuta enormemente nell’istruzione italiana, non basta a raggiungere i livelli di competenze maggiori. Ecco quindi l’escamotage delle famiglie che iscrivono i figli alla scuola tedesca per aggirare in questo modo il problema. E così si torna al punto di partenza.

    Uno spunto di ottimismo arriva però da un testimonial del tutto inatteso: si è scoperto che Papa Leone XIV sfrutta le ore di insonnia notturna per studiare la lingua tedesca su una piattaforma on-line.

    Un incoraggiamento più autorevole di così non è dato immaginare.