Giustizia climatica, ma delegata
Dopo quattro anni di scioperi, il movimento globale per la giustizia climatica Fridays for Future continua a scendere in piazza. L’appuntamento internazionale era previsto per oggi, 23 settembre. Più di 70 città italiane, 8000 in tutto il mondo, hanno ospitato manifestazioni animate soprattutto da giovani studenti e studentesse ma anche da numerosi comitati ambientali, associazioni e movimenti sociali con i quali il movimento climatico è riuscito negli anni a intrecciarsi.
Ci avevano detto che stavamo perdendo il lavoro per colpa di Greta, hanno strumentalizzato l’ecologia in modo violento contro di noi. Invece noi abbiamo cercato il movimento per spezzare tutto questo, per creare una convergenza di competenze
“Ci avevano detto che stavamo perdendo il lavoro per colpa di Greta, hanno strumentalizzato l’ecologia in modo violento contro di noi. Invece noi abbiamo cercato il movimento per spezzare tutto questo, per creare una convergenza di competenze” aveva spiegato Dario Salvetti, il portavoce del Collettivo di fabbrica della Gkn durante il meeting internazionale di Fridays For Future a Torino che si è svolto lo scorso luglio, il secondo dopo quello di Losanna, che ha visto susseguirsi numerosi interventi di rappresentanti dei Paesi cosiddetti Mapa (Most affected people and areas), attivisti del Sud globale che rivolgendosi ai movimenti europei non hanno mancato di sottolineare la necessità di un approccio decoloniale alle lotte climatiche.
Dopo un cauto ottimismo iniziale, grazie anche ad alcuni incontri ufficiali e ammiccamenti con le più alte cariche di governo, il movimento italiano ha perso progressivamente fiducia nell’apparato di rappresentanza. L’Agenda climatica presentata dai Fridays For Future in occasione delle elezioni del 25 settembre è stata pressoché ignorata da tutte le forze politiche, ad eccezione di alcuni partiti che si sono limitati a integrare, edulcorandole, singole proposte ai loro programmi elettorali.
Oggi abbiamo davanti nuove elezioni, ma la crisi climatica è ancora assente dal dibattito
“Dopo quattro anni di scioperi, le persone si stanno svegliando, ma i responsabili politici sono ancora fermi - si legge nell’appello pubblicato sulla piattaforma nazionale -. Abbiamo organizzato marce e incontrato politici, ci siamo impegnati tutti i giorni per avere un impatto, oltre che per informare le persone di cosa succederà nei prossimi decenni. Oggi abbiamo davanti nuove elezioni, ma la crisi climatica è ancora assente dal dibattito. Più noi parliamo di clima, più i principali partiti sembrano fare a gara per prenderci in giro con belle parole a favore dell’ambiente, senza nessun piano completo, ma anzi chiedendo nuovi rigassificatori o altre misure che accelerano la catastrofe climatica” .
Il frutto del processo di maturazione, convergenza e, per certi versi, di radicalizzazione del movimento per la giustizia climatica si è fatto notare in molte delle manifestazioni che si sono susseguite nella giornata di oggi.
Ad Ancona, la sede della Regione è stata “sanzionata” con il fango dell’alluvione che ha recentemente colpito le Marche provocando 11 morti e danni per svariati milioni di euro.
Ma a venire ricordati in tante piazza, con lo slogan “People not profit” che da tempo accompagna le manifestazioni di Fridays for Future, sono anche Giuseppe Lenoci, Lorenzo Parelli e Giuliano De Seta gli studenti uccisi negli ultimi mesi (l'ultimo il 16 settembre scorso) mentre stavano svolgendo uno stage obbligatorio in azienda.
A Trento, molti interventi sono stati spesi anche contro la massificazione del turismo sulle Dolomiti, il foraggiamento dell’industria sciistica e le Olimpiadi invernali, accusando la politica istituzionale di alimentare ulteriormente la crisi climatica in atto. Il corteo è stato bloccato dalle Forze dell'Ordine davanti al Teatro sociale dove si stava svolgendo la quinta edizione del Festival dello Sport.
A Bolzano, invece, il movimento climatico ha assunto dei tratti anomali rispetto al panorama nazionale, a partire dalle stesse parole d’ordine. Lo striscione di testa della manifestazione iniziata in Piazza Tribunale recitava “Vote for Climate”, un invito al voto “utile” non nella accezione classica del termine bensì rispetto a quei partiti che, secondo gli organizzatori, favorirebbero nel proprio programma misure a favore della transizione ecologica.
I referenti del movimento Fridays for Future South Tyrol, esponenti dei Giovani Verdi, dopo un primo intervento iniziale al megafono hanno guidato più di 350 manifestanti fino in Piazza Magnago. Pochi cartelli ma tanto entusiasmo da parte dei giovani partecipanti (molti di loro alla prima manifestazione) che hanno ripetuto i cori standard scanditi dai promotori durante tutto il tempo della marcia.
Nessun altro intervento è stato pronunciato durante il corteo, nemmeno davanti al cantiere del Waltherpark, spesso finito sotto torchio dall’attivismo locale in quanto simbolo-apice delle politiche di speculazione che si stanno abbattendo sul capoluogo altoatesino. Qualche slogan contro il multimiliardario Benko si è invece udito tra le fila della manifestazione.
All’arrivo in Piazza Magnago, altre persone prendono parola: “Facciamoci sentire dalla politica”, incita un attivista al microfono indicando i palazzi del potere provinciale. Sono molti quelli che hanno menzionato le conseguenze del cambiamento climatico, ma pochissimi sono tuttavia quelli che ne hanno ricordato i responsabili.
E infine un messaggio lanciato contro la coalizione di destra (senza mai però nominarla), già data per vincente: “Il fascismo non verrà accettato, i diritti non sono privilegi concessi. Urliamo insieme vaff…”
"Dopo quattro anni di
"Dopo quattro anni di scioperi" non è successo nulla e semma il mondo è peggiorato. Questo dimostra in modo inconfutabile che quelli che, in modo errato, vengono definiti scioperi (semplici manifestazioni) non servono a una beata fava. E se scoppia la terza guerra termonucleare, che incombe, serviranno ancora meno.
Quindi niente idee, ma tanti bei slogan, proprio come quelli di coloro che si apprestano ad andare al governo in Italia (e chissà quanti danni faranno). E no, il vaffa è stato pure detto...
Quello che non manca è il riferimento a Benko, al cui cospetto Putin è una bella persona.
Ditemi voi cosa c'è di positivo in questo tempo, qual'è il senso del vivere. L' Amore non esiste e nemmeno alcuno per il quale valga la pena provare tale sentimento.
In risposta a "Dopo quattro anni di di Massimo Mollica
I giovani che, con la
I giovani che, con la consapevolezza delle sfide ambientali e sociali e del vicolo cieco in cui ci ha condotti il business as usual del paradigma del mercato, cercano di "svegliare" l'opinione pubblica, vanno incoraggiati. I cittadini più attempati possono dare una mano nei vari ruoli professionali e di impegno civico. Ritengo importante che esortino i giovani a non demordere dal loro impegno per il futuro: Per esperienza sanno che è l'impegno che mobilita le proprie risorse e che costanza e coerenza portano a risultati.
In risposta a I giovani che, con la di Karl Gudauner
Personalmente penso che
Personalmente penso che manifestare non sia impegnarsi, ma semplicemente perdere tempo. Troppo facile fare una scampagnata. Come dice il Santo Padre bisogna trovare un nuovo modello di economia, ma questo comporta studio e conoscenza. Gli slogan non servono a nulla. Le persone attempate dovrebbero dopo i 67 andare in pensione e basta.
Die wichtigste politische
Die wichtigste politische Aktion in Südtirol wäre wohl, die verrückte Beteiligung des Landes an den Olympischen Winterspielen zu stoppen. Ein wichtiger Schritt dahin wäre natürlich, die Hysterie um Südtiroler Leistungssportler zu beenden. Das wäre aber nicht so sehr die Aufgabe der Politik (außer dass sie endlich die dämlichen Ehrungen von Sportlern, die irgendwo eine Medaille errungen haben, aufgeben sollten), sondern von allen Südtirolern. Wenn man diesen überbezahlten "Sportlern" keine Aufmerksamkeit mehr schenken würde, dann wäre für das Klima viel erreicht, denn Politiker reagieren nicht auch einen Umzug von einigen hundert Jugendlichen, aber sehr wohl auf eine gesellschaftliche Entwicklung, die sie aufmerksam verfolgen.
Ob jemand in den
Ob jemand in den Leistungssport einsteigt, ist eine persönliche Entscheidung. Dieser ganze Zirkus sollte aber nicht mit Steuergeld finanziert werden. Auch keine zukünftigen Sportruinen, wie ein nutzloser Eiskanal.