Amarcord agrodolce
-
Mi ha fatto una certa impressione sapere che, nei locali di via Dalmazia che per cinque decenni hanno ospitato la Pasticceria Zanolini, di proprietà dell’Ipes, sorgerà presto un centro anziani. Impressione, non avversione: bene ha fatto l’Istituto per l’edilizia sociale ad accogliere la richiesta dell’Azienda servizi sociali di Bolzano. Per quanto si tratti del trasferimento di quello che attualmente trova spazio sopra il Teatro Cristallo, un centro anziani più facilmente raggiungibile dagli utenti è sicuramente una delle strutture delle quali il mio vecchio, grigio e scricchiolante quartiere ha più bisogno.
Niente contro la destinazione di quei locali oggi. Il “peccato” è stata la fine che ha fatto la pasticceria Zanolini qualche anno fa. Perché era uno dei luoghi iconici, identitari del quartiere Europa-Novacella, non solo, di tutta la Bolzano italiana. L’epopea degli Zanolini – in principio furono mamma Elda e papà Renzo – è anche una delle storie d’impresa più ammirate della città: dai sacrifici degli esordi allo sfolgorante successo dei decenni a seguire, con la tradizione familiare perpetuata dai figli Luca (per decenni responsabile delle consegne, poi presenza fissa dentro al bancone del caffè che è stato aggiunto alla pasticceria), Patrick (che aprì una “succursale” Zanolini a Laives) e Devis (assieme a Renzo sempre con “le mani in pasta”), mentre il professionista Cristian e Gerry avevano trovato il loro futuro nella bicicletta (altra grande passione di famiglia), nella vicina officina-show room.
Erano centinaia i bolzanini che, ogni maledetta domenica, magari dopo la messa a Regina Pacis, non riuscivano a resistere alla tentazione di mettersi in coda nel negozio di via Dalmazia, per uscirne dopo qualche minuto con l’immancabile pacchettino viola, strapieno di pastine. E poi la colomba a Pasqua e il panettone a Natale, rigorosamente ed orgogliosamente artigianali, con papà Renzo pluripremiato e per anni ai vertici dell’associazione di categoria. C’era stato un po’ il derby con la non distante pasticceria Bartolomei, in autunno gettonatissima per il castagnaccio: una sfida sempre vinta dagli Zanolini.
A conquistare loro definitivamente la simpatia della gente del quartiere è stata l’apertura del caffè, “regno” di Luca, sempre affiancato da bariste capaci e affabili come lui, qualità che hanno fatto di quel locale, per anni, uno dei punti di ritrovo più frequentati del quartiere: caffè, cappuccini, pastine, ma anche aperitivi (quanti bicchieri ho bevuto assieme al mio coetaneo! “Zano”, che per qualche anno è stato anche mio collega giornalista), panini e chi più ne ha più ne metta.
Difficile immaginare quello che sarebbe successo, nel breve volgere di pochi anni. Prima, nell’aprile del 2018, la scomparsa – improvvisa e assolutamente inaspettata – di papà Renzo. Un colpo durissimo per la famiglia, il “gruppo” Zanolini, ma anche per tutti coloro che amavano la semplicità, l’umiltà dell’uomo. Poi, nel marzo del 2020, in pieno lockdown, la chiusura dell’attività, altra bruttissima botta per gli Zanolini ma anche per la vita sociale del quartiere, mitigata, qualche tempo dopo, dall’apertura del nuovo bar di Patrick nella poco distante galleria “di Facincani”. Davanti a Regina Pacis, invece, al posto dell’iconica pasticceria, nei locali che per oltre tre anni sono rimasti sfitti, quasi abbandonati, troverà posto, appunto, un centro anziani. Verrebbe da augurarsi che a frequentarlo possano essere alcuni tra i vecchi clienti di mamma Elda e papà Renzo, i padri di famiglia che fino a qualche anno fa, ogni maledetta domenica, ne uscivano con il loro pacchettino viola, le signore che andavano da Luca a bere il macchiato, magari dividendo con l’amica una dolcissima Rolade. Tra qualche anno, chissà, ci andremo anche noi, che da “Zano” andavamo a bere l’immancabile Lugana.
Torneremo da Zanolini, finalmente.
-
L'articolo di Maurizio Di Giangiacomo è stato pubblicato per la prima volta sul blog A Futura memoria.