#senonoraquando su #italicum
#Italicum, l'argomento legge elettorale appassiona giustamente, di questi tempi.
La Corte costituzionale ha dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme della legge n. 270/2005 che prevedono l’assegnazione di un premio di maggioranza (sia per la camera dei deputati che per il senato della repubblica) alla lista o alla coalizione di liste che abbiano ottenuto il maggior numero di voti e che non abbiano conseguito, almeno, alla camera, 340 seggi e, al Senato, il 55 per cento dei seggi assegnati a ciascuna regione. La corte ha altresì dichiarato l’illegittimità costituzionale delle norme che stabiliscono la presentazione di liste elettorali ‘bloccate’, nella parte in cui non consentono all’elettore di esprimere una preferenza.
In buona sostanza le cittadine e i cittadini devono poter esprimere una preferenza, e il premio di maggioranza è considerato "esagerato" se rapportato al "maggior numero di voti".
Le molte associazioni femminili, le giuriste, le costituzionaliste, le deputate e le senatrici che in questi giorni si stanno confrontando sull'Italicum stanno puntando su un principio, prima di tutto culturale. Tralasciando per un momento la questione preferenze e premi di maggioranza, le liste andranno comunque formate dai partiti ed è proprio sulle regole di questa composizione, che le donne hanno la vista lunga.
L'Italicum infatti prevede sì il 50% di candidature e l'alternanza di genere, ma sotto sotto il trucco c'è e si vede benissimo.
Qual è? Proporre l'alternanza di genere a due a due. Ossia se i primi due in lista, sono uomini, le due successive saranno donne. Ma l'Italicum prevede collegi ristretti e quindi cosa accadrà? Che nella maggior parte dei casi gli eleggibili saranno solo due, probabilmente uomini, e le donne come sempre faranno la loro funzione di "spic&span", ripuliranno l'immagine della lista, ci saranno, ma poi chi dovrà vincere saranno gli uomini.
Cosa chiedono inoltre le donne, che in queste giornate si stanno confrontando sull'Italicum? Che ci sia attenzione anche ai capilista. Certo perchè se la norma che regolerà la formazione delle liste non presterà attenzione anche a questo, addio adeguata rappresentanza femminile. Se tutti i capilista saranno uomini, la garanzia di elezione di una donna sarà evidentemente ridotta di molto.
Certo è importante analizzare questa legge con la lente d'ingrandimento, valutare il fatto che propone di nuovo liste bloccate e premio di maggioranza, ma non ci si può scordare che il 51% della popolazione ha il sacrosanto diritto di voler essere rappresentato.
Da una parte, i commenti di tante donne, raccontano più o meno: "Ma che mi importa che ci siano o meno le preferenze, se nel formare le liste comunque i "preferiti" saranno per lo più uomini?".
Dall'altra il commento più frequente degli uomini "State sempre a preoccuparvi di avere più donne in parlamento e non vi preoccupate delle preferenze? State aiutando Berlusconi. E poi magari vi scannerete tra di voi!?"
Il tema non è scannarsi o non scannarsi, sappiamo bene, che in politica anche gli uomini sono abilissimi ad esercitare questa pratica. Il tema è culturale. Per cambiare l'Italia si deve cambiare la cultura di genere e ripensare una legge elettorale, anche dal punto di vista delle donne e del loro diritto ad essere rappresentate, che non dovrebbe nemmeno essere tema di discussione.
Per chi come me ha affrontato due campagne elettorali in modalità "servizio” e pur sapendo che non ce l'avrebbe fatta, si è messa a disposizione di un progetto, una cosa è chiarissima, che vi siano o non vi siano le preferenze è il partito che decide su quali candidati puntare, chi mettere in cima e chi mettere in fondo alla lista.
E la cultura elettorale presente in Italia e in tanti altri Paesi dice, che se sei in cima alla lista ti votano di più che se sei in fondo, dice anche che il partito punta su un candidato o su un altro, in base alla posizione di lista in cui questo viene messo. Essere prima o terza fa la sua bella differenza.
Le donne si sono stancate di essere terze, quarte e quinte. Ed è per questo che stanno prendendo posizioni chiare e forti, che hanno fatto rete trasversale tra molte delle deputate e senatrici, pur appartenenti a schieramenti differenti.
E all'appunto rivolto a noi che come SNOQ divulghiamo con puntualità i passi avanti che la rete sta compiendo, dicendoci che stiamo nascondendo il problema delle mancate preferenze, facendo il gioco di Berlusconi, rispondiamo, come sempre, che non solo costruire una cultura di genere in Italia non è esclusivo onere femminile, ma che il nostro Paese ha proprio bisogno di ripartire dai fondamentali, e come citava giustamente Rodotà in una recente intervista, non esiste una classifica dei diritti civili, non è che non ci possiamo occupare di unioni di fatto, di rappresentanza femminile, di mancanza di servizi, solo ed esclusivamente al grido di battaglia “i problemi sono ben altri!”, le donne lo hanno capito da tempo che i problemi sono ANCHE e SOPRATTUTTO questi!