Società | Domande aperte

Il ridefinibile concetto di Bene

Dissertazione sul concetto di Bene e sull'influenza da esso subita da parte della morale dominante
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Il concetto di bene è oggi distorto da centinaia di anni di educazione per lo più in chiave biblica, che ci ha portati a chiamare bene ciò che in realtà è niente più che pietà. Confondere questi due concetti è estremamente grave, già per il fatto che il bene sia cosa ben più importante e non dovrebbe mai essere confusa con la commozione di fronte all’infermo, con la lacrima di fronte alla tragedia o con la compassione per il malato. Sostenere l’imbecille non è un Bene assoluto, bensì pietà; non vedendo gli uomini oggi questa differenza si considera il modello di Giusto colui che avvicinato dal peggiore degli stolti gli dica -“bravo, anche tu sei meritevole e fai il tuo massimo”, e proprio con questo processo si perde col tempo la meta che noi tutti dovremmo perseguire, ovvero un’elevazione rispetto al nostro passato.

La Verità è invece l’esatto opposto di tutto ciò e il vero Bene necessita spesso di gesti di grande odio, disprezzo e durezza, gesti unici di enorme distruzione che permetteranno poi una rinascita e una conseguente elevazione del beneficiario senza che questo nemmeno si renda forse conto del dono ricevuto, dono che forse lo avrà addirittura avvicinato alla realizzazione del suo Destino. Il fannullone che si accontenta di una vita mediocre con un mestiere di nessuna utilità assoluta per l’umanità e con una media famiglia in una media casa non deve essere accolto con un sorriso - cosa questa che nel linguaggio comune verrebbe chiamata gentilezza, seppure sia invece la peggiore meschinità -, dobbiamo invece dirgli -“fermati, che senso ha la tua vita? Cosa hai raggiunto, cosa hai creato? Servi a qualcosa, o qualcuno? Se oggi sparissi dalla Terra, qualcuno si dispererebbe?” e dobbiamo in lui risvegliare dei dubbi terribili, che lo turberanno fino a togliergli il sonno, fino a spingerlo alla pazzia e a fargli abbandonare la sua vita di prima, i famigliari e quelli che lui aveva chiamato amici, dovrà ferire tutti coloro che ha conosciuto fino ad allora per poter distruggere tutto ciò in cui si era rinchiuso e ingabbiato, e solo dopo potrà rinascere del tutto nuovo, elevato.

Facendo un esempio semplice, per far capire quale sia il modo in cui l’Uomo dovrà comportarsi da oggi in avanti, prendiamo una coppia sposata, con figli, una famiglia felice secondo i nostri canoni usuali, ma in cui il rapporto sia in crisi, dove la noia sia ormai insopportabile; secondo gli schemi insegnatici fino ad oggi dovremmo spingere i due a vivere insieme, a superare le difficoltà e a continuare la relazione, per il bene della famiglia. E proprio questo bene è il nostro errore, perché noi li spingeremo a vivere insieme per continuare così nella loro vita improduttiva dal punto di vista creativo, noi li spingeremo a sacrificare la loro vita per avere una famiglia canonica, che non li porterebbe certo a creare nulla di valore che rimanesse poi ai posteri - l’unico lascito sarebbe la progenie, unica cosa a ricordare queste due persone. Una loro separazione comporterebbe invece certo dei problemi, sia per lui che per lei e per i figli, ma questa sarebbe l’unica soluzione per dare a tutti una vita di nuovo prolifica, in germoglio; per cui dovremmo fare un gesto, spingerli alla separazione, alla rottura, alla decisione violenta e irrimediabile, per creare loro sì un grande danno, così lo chiamereste voi infatti - forse io stesso che ancora non sono del tutto pronto a questa nuova morale - nonostante questo non sarebbe nessun danno e sarebbe solo l’incendio che portando la cenere renderebbe la “terra” di nuovo fertile.

Quando noi facciamo del bene secondo il nostro comune intendere di oggi a qualcuno è quasi sempre in primo luogo per soddisfare il nostro desiderio di essere soddisfatti di noi stessi, per la nostra brama di essere buoni, e non per il Bene totale. Per il Bene vero spesso è necessario fare del male, inteso come il male che pensate di conoscere oggi, è necessario esser disposti e pronti a perdere l’amicizia di una persona,è necessario essere pronti a passare per malvagi e diavoli e a essere additati come animali. Il Bene non segue regole o convenzioni, non garantisce fama né gloria, e viene fatto solo per la profonda goduria che l’Uomo nuovo dovrà provare nel fare questo unico Bene.

Sarà necessario distruggere abitudini, convenzioni, famiglie e città intere forse, per arrivare ad una rinascita generale che ci porti finalmente a fare un passo in avanti, dopo secoli di barbara educazione alla stagnazione e alla bontà, termine questo con cui abbiamo imparato a mascherare a noi stessi il nostro essere flaccidi e inutili.

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Michele Matejka Lun, 08/25/2014 - 21:54

In risposta a di Christian Mair

Ecco questo è un bel commento invece, grazie.
L'individuazione di un imperativo categorico e di uno ipotetico è fondamentale.
Purtroppo molti non individuano questo nel mio pensiero, eppure proprio la mia impostazione si basa sugli imperativi categorici: mentire non sarà mai giusto, sparare non sarà mai giusto, e così avanti. Invece proprio la morale degenere di oggi ci spinge da un lato a mentire e uccidere in nome di un certo "bene" - vedi le guerre sante, la pena di morte. Dall'altro lato questa stessa impostazione Occidentale ci spinge però a compensare con la carità, quindi dare da mangiare a chi è già morente, salvare la vita a chi è praticamente morto, il tutto per una sorta di compensazione del nostro peccato.
Noi siamo oggi con la mano sinistra dispensatori di morte, con la destra di carità. Questo è esemplificativo di come l'imperativo ipotetico possa cacciare in seconda linea quello categorico, con effetti ovviamente devastanti sul futuro.

Il mio discorso sul non cercare di aiutare per forza qualcuno, facendo solo così in realtà il suo bene, si basa sulla definizione di imperativo categorico: il bene del mio vicino di casa è che faccia una vita piena e di soddisfazione; la salvezza del matrimonio, la preservazione del suo lavoro quotidiano, questi sono solo elementi dell'imperativo ipotetico.

Così Egli può venire scambiato per dispensatore di male, quando invece distribuisce Bene a piene mani rinunciando a sé stesso.

Lun, 08/25/2014 - 21:54 Collegamento permanente
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Mensch Ärgerdi… Mar, 08/26/2014 - 12:26

In risposta a di Michele Matejka

Bah... non vedo da cosa distingua il tuo discorso da quello biblico, oppure vuoi mettere in dubbio l'imperativo categorico stesso? La religione cristiana si concentra sul concetto (bene supremo) di Caritas, cioè amore di cui la pietà fa parte. Il concetto che riporti te invece (a me vengono in mente Comte e dopo i futuristi) mette semplicemente come bene supremo il progresso (fine a stesso?). Dei due mi pare più sano il primo, comunque semmai avessi bisogno di aiuto sarò felice di farti del bene non aiutandoti...

Mar, 08/26/2014 - 12:26 Collegamento permanente