Urzì: l'autonomia va gestita e non subita

Alto Adige nel cuore ha trovato la sua via nello sganciamento dall'ancoraggio nazionale e nella prospettiva territoriale. Il suo leader Alessandro Urzì in campagna elettorale ha visitato i centri principali incontrando moltissime persone. Ecco il suo bilancio della campagna elettorale per le elezioni provinciali 2013.
Alessandro Urzì, quale risultato vi aspettate?
Alessandro Urzì - Avevamo detto che volevamo 3 consiglieri ma potremmo anche accontentarci di 2.
Con chi siete in competizione, in particolare?
Nostra antagonista è questa sinistra di governo, lottizzazione ed interesse. Quella di un PD che concepisce la partecipazione al governo come strumento per suddividere posti e ruoli di sottogoverno. Che è molto debole nella contrattazione con la Svp, che non è capace di tenere la schiena dritta quando si tratta di difendere le prerogative della scuola italiana. Per non parlare della bruciante sconfitta della nostra comunità transitata attraverso il sostegno silenzioso sulla toponomastica. Questa situazione noi vogliamo superarla per dare alla popolazione di lingua italiana dell'Alto Adige una rappresentanza più dignitosa.
Quali sono i temi politici veri, quelli che interessano veramente ai cittadini di lingua italiana? Di più la crisi e il lavoro o anche i cosiddetti "temi etnici"?
Entrambi. Ci troviamo di fronte a 13.500 disoccupati, con molti di loro che bussano quotidianamente e "fisicamente" alle nostre porte. La crisi economica sta mordendo le famiglie ed è evidente che c'è un allarme sociale al quale la politica deve dare urgentemente delle risposte. La prima risposta da dare è la destinazione delle risorse pubbliche non a spese inutili ma nel sostegno al reddito ed ai sussidi sociali per le situazioni di maggiore gravità.
Però questo non nasconde l'importanza dei temi legati al disagio in termini di identità di una comunità che si sente aggredita.
Il tema della toponomastica dimostra che una comunità è forte non solo se ha delle garanzie economiche ma anche se viene rispettata. E purtroppo in questi ultimi tempi stanno venendo a mancare entrambe le condizioni.
Fino a che punto Kompatscher potrà effettivamente cambiare?
Quella del cambiamento è una speranza, ma tutta da verificare. Primo perché Kompatscher non è che la punta di un sistema. Per modificare le cose occorre modificare il sistema e non so quanta forza il sistema possa dare a Kompatscher. Poi la scelta dell'Svp in merito al futuro partner di giunta, senza considerare il peso reale ed il programma, che passa quest'ultimo in secondo piano, non fa intuire qualcosa di positivo per il futuro.
Noi ci poniamo come forza di governo, se non ci saranno le condizioni ovviamente faremo un'opposizione senza sconti che in uno schema così rigido come quello altoatesino è una delle condizioni fondamentali di garanzia democratica. Dall'opposizione molte volte abbiamo orientato scelte, sopratutto ad una Svp che comunque si sta rimodulando al suo interno. Anche se su molti temi mantiene le sue rigidità.
Quale l'errore più grande compiuto nel centrodestra altoatesino in questi anni e che ha portato all'attuale frammentazione?
Il non rispetto delle regole democratiche. In Alleanza Nazionale le regole c'erano ma purtroppo abbiamo pagato il fatto che durante un congresso la parte minoritaria che faceva capo ad Holzmann è salita sull'Aventino, distruggendo il partito ed anche sé stessa. Quando siamo transitati nel Pdl le regole democratiche sono venute a cadere definitivamente. Lì ha prevalso e tutt'ora prevale un'anarchia integrale dove prevale solo l'amicizia personale, la vicinanza ai capi e così via. Niente riunioni, coordinamenti, decisioni condivise, nulla di tutto ciò. Solo scelte calate dall'alto, dal livello nazionale con le sue logiche o dal delegato di turno secondo la propria onnipotente visione. Il centro destra nella sua forma classica e tradizionale è morto e dalle sue ceneri noi vogliamo far risorgere una forza territoriale che si possa assumere responsabilità a livello locale, con regole chiare, partecipazione e democrazia.
Nel 2013 l'autonomia è veramente di tutti?
Va gestita e non deve essere subita. È questa la sfida che la popolazione di lingua italiana deve saper raccogliere. Fino ad oggi purtroppo l'abbiamo subita quando la distribuzione delle risorse è avvenuta proprio secondo il metodo Kompatscher. Il presidente del Consorzio dei comuni è stato responsabile dei tagli dei fondi destinati originariamente alla città di Bolzano.
Dalla fase passiva bisogna passare a quella attiva: alla nostra comunità va riconosciuto il diritto di partecipare.
Uno dei punti fondamentali del nostro programma è la pariteticità nei luoghi di decisione. Con presenza e rotazione sistematica, non solo dove fa comodo alla Svp.
Deve anche essere superato lo svantaggio reale di alcune porzioni del territorio, in particolare del comune di Bolzano. I criteri di distribuzione delle risorse dovranno essere assolutamente ridefiniti.