Quando la resistenza diventa pericolo di vita
“Dobbiamo intraprendere la lotta in tutte le parti del mondo, ovunque siamo, perché non abbiamo un pianeta di ricambio, abbiamo solo questo, e dobbiamo agire", diceva Berta, attivista ambientale e per i diritti umani del popolo Lenca in Honduras. Sono parole che in Honduras necessitano di molto coraggio perché impegnarsi nel paese centroamericano per la salvaguardia dell'ambiente o per i diritti umani è estremamente pericoloso, soprattutto se si appartiene a una delle nove minoranze indigene o afro-honduregne del paese. Dal 2010 ad oggi in Honduras sono stati assassinati più di 100 attivisti.
Berta Cáceres è stata minacciata diverse volte e sapeva che il suo nome appariva su una lista nera di persone da eliminare. Per questo motivo Berta, madre di quattro figli, non dormiva quasi più a casa propria ma nelle case di parenti e amici, sempre diverse. La Commissione per i Diritti Umani dell'Organizzazione degli Stati Americani (OAS) aveva ufficialmente chiesto al governo dell'Honduras di attivare precise misure di protezione per Berta, ma il governo ha finto di sentire. Il 3 marzo 2016 Berta Cáceres ha pagato il suo impegno con la vita, uccisa in piena notte da ignoti entrati a casa sua.
Berta Cáceres, coordinatrice del Consiglio Civico delle Organizzazioni Popolari e Indigene dell'Honduras (COPINH) era particolarmente conosciuta per la sua resistenza al mega-progetto Agua Zarca che prevede la costruzione di un complesso di dighe sul fiume Rio Negro. Per il suo impegno nel aprile 2015 è stata insignita del Premio della Fondazione Goldman, il più prestigioso premio internazionale per la salvaguardia ambientale.
“Con profondo dolore informiamo del vile assassinio della nostra compagna, madre, maestra, sorella, leader e amica Berta Cáceres, fondatrice del COPINH”, si legge in uno dei comunicati rilasciati dal COPINH in seguito alla morte di Berta. “La nostra Berta è stata assassinata dalle pallottole dell'ingiustizia, dell'odio e del razzismo che governano il nostro paese. Oggi piangiamo la sua morte come la morte degli altri compagni che hanno pera la vita per difendere il fiume Gualcarque e i beni collettivi naturali della comunità Lenca. La vita di Berta è stata la vita di una combattente, di una guerriera che senza paura ha affrontato i poteri amorali, sfruttatori e disumani di questo sistema …. Le minacce contro Berta e altri membri dell'organizzazione sono sempre state denunciate sia a livello nazionale sia a livello internazionale ma ciò nonostate lòe istituzioni honduregne hanno fatto di tutto per impedire la giustizia e negare l'esistenza del COPINH. La compagna Berta era sotto la tutele preventiva della Corte Interamericana per i Diritti Umani ma ciò non ha impedito il suo assassinio”.
Nonostante la grande attenzione mediatica internazioanle causata dalla morte violenta di Berta Cjceres, solo pochi giorni dopo, il 19 marzo, in Honduras veniva ucciso con tre colpiti sparati in faccia Nelson García, un altro attivista del COPINH. Solo ora la banca per lo sviluppo olandese FMO e il FinnFund finlandese annunciano l'immediata interruzione delle loro attività in Honduras. Contemporaneamente una lettera aperta firmata da organizzazioni non governative (ONG) di tutto il mondo chiede alle multinazionali tedesche Siemens e Voith di ritirarsi dal progetto Agua Zarca in Honduras. La Siemens partecipa attraverso la Voith al progetto fornendo le turbine per il complesso di dighe Agua Zarca che produrrà energia a costi convenienti per le miniere e lo sfruttamento minerario della zona ma che contemporaneamente interromperà l'affluenza di acqua al fiume Gualcarque. Il Gualcarque costituisce la base vitale delle comunità indigene Lenca il cui territorio è già pesantemente compromesso da un selvaggio sfruttamento minerario. Nella zona i grandi interessi economici si giocano tutti sulla pelle della popolazione locale, ed è proprio contro questi grandi interessi che Berta lottava.
A due mesi dall'assassinio le autorità eseguivano i primi arresti. In un comunicato i figli di Berta, sua madre e il COPINH chiedevano indagini indipendenti condotte da una commissione di esperti internazionali della Commissione per i Diritti Umani della Corte Interamericana. Chiedevano che fossero individuati e arrestati non solo coloro che avevano premuto il grilletto ma anche coloro che avevano incaricato l'assassinio. I parenti e amici di Berta inoltre lamentavano il fatto di aver saputo dei risultati dell'indagine dai giornali. “Poichè ci è stato negato il diritti di essere coinvolti nelle indagini non possiamo sapere se questi arresti siano veramente il risultato di indagini serie e approfondite e se includono anche i mandati del delitto. E' auspicabile che venga verificato il sospetto del coinvolgimento di membri attivi e in pensione delle forze militari legati alla ditta costruttrice DESA e l'esistenza del solo sospetto doverebbe di per sé essere motivo sufficiente per fermare immediatamente il progetto Agua Zarca”, scrivono i collaboratori di Berta.
Quattro mesi dopo le morti di Berta Cáceres e Nelson García gli attivisti del COPINH si trovano a dover piangere un'altra loro compagna. Lesbia Yaneth Urquía Urquía è sparita il 5 luglio ed è stata ritrovata il giorno dopo uccisa con un machete in una discarica di Marcala, un comune a ovest della capitale Tegucigalpa. Lesbia Yaneth era madre di tre figli e dal 2009 era attiva nel COPINH. Si opponeva alla privatizzazione e allo sfruttamento delle terre Lenca e alla costruzione della diga Aurora I nel comune di San Josè nel dipartimento di La Paz.
Quattro pallottole hanno messo a tacere Berta, Lesbia è stata uccisa con un machete ma la lotta dei loro compagni contro l'ingiustizia e la brama di profitto continua, e noi non dobbiamo né possiamo lasciarli soli in questa lotta.
Yvonne Bangert per l'Associazione per i Popoli Minacciati