Società | L'interrogazione

La scuola non si tocca

Brennero, l’allarme di Urzì: l’istituto scolastico d’infanzia in lingua italiana rischia di chiudere. Vettorato rassicura: “Non c’è alcun presupposto per la soppressione”
Kindergarten
Foto: LPA

Che fine farà la scuola dell’infanzia in lingua italiana di Brennero? A porre la domanda era stato Alessandro Urzì, consigliere provinciale di Alto Adige nel cuore/Fratelli d’Italia, ricordando che l’anno scorso la struttura, che serve un numero importante di bambini e famiglie residenti nel territorio di Brennero, a ridosso del confine, è stata mantenuta in deroga ma solo con la garanzia per il 2019.

Se la scuola dovesse chiudere i bambini dovrebbero essere trasferiti nella frazione di Colle Isarco, spiega Urzì, e “il trasporto potrebbe avvenire con un mezzo dedicato, se non a spese dei genitori, ma è evidente che pochi genitori avrebbero il coraggio di abbandonare il loro figlio nel primo caso fuori da una struttura scolastica tutelata, e nel secondo caso molti non disponendo di auto proprie si troverebbero in grandissima difficoltà”. Tradotto: il rischio è che molti genitori preferirebbero tenere i figli a casa invece che inviarli a scuola a Colle Isarco.

L’esponente di centrodestra, in un’interrogazione presentata in consiglio provinciale, aveva sottolineato l’esigenza di mantenere l’istituzione della scuola dell’infanzia “anche a garanzia di un processo di integrazione completo dei bambini di famiglie di origine straniera che frequentano quella realtà”. 

Arrivano ora le rassicurazioni dell’assessore leghista Giuliano Vettorato: la legge provinciale prevede che “una scuola dell’infanzia è soppressa d’ufficio, qualora sia frequentata da meno di cinque bambine e bambini. La giunta provinciale decide sull’eventuale soppressione, qualora per almeno due anni scolastici consecutivi il numero delle bambine iscritte e dei bambini iscritti vari tra cinque e dieci”. Nella struttura di Brennero 16 erano i bambini iscritti all’anno scolastico 2016-17; 17 nel 2017-2018; 12 nel 2018-2019 e 14 nel 2019-2020. Niente paura, dunque, la scuola resta dov'è.