Svolta identitaria
Da qualche giorno in Alto Adige/Südtirol si sta combattendo una curiosa guerra a colpi di manifesti. Ai già ben noti cartelloni di Süd-Tiroler Freihet – “Süd-Tirol ist nicht Italien” – si sono aggiunti adesso manifesti di segno opposto (con i quali si cerca di sottolineare che invece “L’Alto Adige è Italia”). Al margine di questa azione, abbiamo chiesto a Mauro Minniti (segretario provinciale de “La Destra”) a cosa dobbiamo questa sua recente svolta così marcatamente identitaria e, più in generale, un commento sulle prospettive del suo partito in vista delle prossime elezioni provinciali.
A pochi mesi dalla rottura con il Pdl, è sempre soddisfatto della scelta compiuta? Ci vuol ricordare come lei giunse a questa decisione?
Sono molto soddisfatto; nel Pdl era tutta una guerra fra bande, infantilismi di cortile; le riunioni erano incentrate su come sconfiggere l’avversario interno, come vincere un Congresso che mai si faceva. Decideva solo uno per tutti. Non si parlava più di programmi, di progetti, di risposte da dare alla popolazione. C’era un totale immobilismo. Per un movimentista come me, uno che ama la politica popolare, era diventato ormai inaccettabile. Con “la Destra”, partito che mi è stato affidato da Storace alla fine del 2012, si è tornati fra la gente, nelle strade. Da dicembre non ci siamo più fermati con le iniziative sul territorio: penso alla campagna per ridare soldi alle famiglie, a quella per la riqualificazione dei quartieri, per ridurre i canoni IPES, per sostenere i meno abbienti, per ricordare anche quei Valori che sono peculiari del nostro Paese, per esempio attraverso la campagna “l’Alto Adige è Italia”.
Che tipo di riscontro ha avuto finora la nascita della sezione locale de "La Destra" in Alto Adige?
Un ottimo riscontro, basti pensare che a dicembre eravamo in tre a mettere in piedi “la Destra” e nel giro di due mesi siamo diventati 1.200. Molti altoatesini hanno bisogno di una destra che non sia “berlusconizzata” da una parte, e non sia estremista dall’altra. Noi ci inseriamo in questo corridoio con i nostri Valori, con una cultura e con una storia. Vogliamo creare una destra moderna, aperta, partecipativa, identitaria, popolare. Ci stiamo lavorando con passione e convinzione. Siamo un partito che si sta organizzando sul territorio con i suoi responsabili, che ha fra i suoi dirigenti il 60% di persone alla prima esperienza politica, non solo giovani che pure sono molti. Anche questo è rinnovamento. Altri, che sbandierano questa necessità come un totem di credibilità, fanno solo dell’appariscente “nuovismo”. La politica ha bisogno di rinnovamento che non può essere solo anagrafico ma anche mentale ed umano.
Non pensa che la frammentazione dei partiti locali a denominazione italiana costituisca un danno per la comunità che voi intendereste rappresentare?
Certamente sì ed è per questo che “la Destra”, prima ed unica forza politica per il momento, ha incaricato un Comitato promotore per una Costituente di destra in Alto Adige che vaglierà la possibilità di ricompattare tutto un mondo storico, politico e culturale altoatesino nell'interesse della popolazione che non si riconosce nella sinistra. Abbiamo insomma lanciato “la nostra sfida alle stelle". Quello de “la Destra” non è un tentativo finalizzato alle elezioni provinciali, non un è un mero cartello elettorale, ma cerchiamo di costruire il futuro. Vogliamo ricomporre una destra in Alto Adige che manca da troppo tempo, una destra che si è persa nelle fazioni interne piuttosto che schierarsi per risolvere le problematiche della cittadinanza. Occorre fare fronte comune per rilanciare i valori di una “destra”. Se qualcuno vuole capire questo, bene. Altrimenti sarà chiaro chi vuole fare politica per un tornaconto personale e non per l’interesse generale.
Ci sarà la possibilità - almeno da qui all'appuntamento alle provinciali - di superare questa frammentazione? Quale potrebbe essere il minimo comun denominatore e il presupposto di una eventuale "riunificazione"?
Come affermavo poc’anzi, il presupposto deve essere l’interesse popolare. In un sistema elettorale come il nostro, dove il cittadino assegna le preferenze e di fatto elegge ancora l’esponente politico, partire dal presupposto – come taluni infantilmente fanno - che si debba fare tutti un passo indietro mi sembra una mera, anche un po’ ipocrita e demagogica pubblicità personale. Se qualcuno non si vuole ricandidare, non si ricandidi e amen. Ma non pretenda di decidere per altri. Noi per esempio non poniamo pregiudiziali di sostanza. E’ il cittadino che deve poter decidere chi eleggere attraverso quel voto di preferenza che può apporre sulle schede elettorali, non le segreterie politiche. Occorre lavorare sui programmi, rimanere a fianco del cittadino; costruire con esso i progetti politici. Non stiamo ad aspettare che gli altri si sveglino dal torpore ma crediamo “nell’Idea che diventa Azione”. In questo processo costituente credo che nessuno possa imporre regole, formule o modalità. Ricordiamoci infine che il dialogo non ha come fine il consenso a tutti i costi, ma un reciproco progresso, un avanzare assieme.
Da tempo, anche negli ambienti della destra altoatesina, si parla della nascita di un partito a vocazione "territoriale", sganciato cioè dai riferimenti "romani" o "nazionali". Non è una contraddizione insuperabile, visto che nel patrimonio genetico dei partiti di destra il riferimento nazionale risulta imprescindibile?
Quando parlavo di “formule” alludevo proprio a questo. Al di là dell’affermazione riguardante il codice genetico della destra in relazione al legame nazionale, voglio solo porre delle riflessioni. Per esempio, basta veramente affermare che non solo la sinistra ma anche il PdL quando ha governato ha abbandonato questa terra, per giustificare soluzioni di campanile che sembrano più soluzioni a fini elettoralisticamente personali? Sganciarci da Roma significa veramente risolvere i problemi visto che le modifiche allo Statuto si fanno a Roma? Una dimensione localistica non indebolirebbe ulteriormente la Comunità italiana? Sono quesiti da porci e onestamente, lo dico senza polemica, mi sorprende che alcuni di coloro che tanto fanno i difensori degli italiani, si prestino poi a questo gioco, portando la nostra Comunità ad un ulteriore indebolimento.
A proposito di riferimenti nazionali. Lei starà certamente seguendo la difficilissima nascita della legislatura. Che idee s'è fatto in proposito? È favorevole alla creazione di un governo di "larghe intese"?
L’Italia è in ritardo; un governo di larghe intese per rilanciare le famiglie, anzitutto, e l’economia è utile; ma poi si torni a votare per dare stabilità al Paese che significa prospettiva alle famiglie italiane in merito al lavoro, al potere di acquisto, alle necessità dei giovani. In tanti hanno sbagliato; il Pd aveva il Paese in mano a dicembre e dilettantisticamente se lo è fatto scippare; Grillo ha fatto credere che con loro tutto sarebbe cambiato ma in realtà hanno creato l’immobilismo parlamentare e politico ed anche il rinnovamento “cantato” si è mostrato una bufala se si considera la candidatura di Rodotà alla Presidenza della repubblica; l’errore del PdL, invece è stato quello di indebolire i partiti cosiddetti “minori” invitando l’elettore a non votarli, quando invece questi stessi partiti “minori” potevano rappresentare il valore aggiunto per la vittoria elettorale. Più forza a “la Destra”, non solo significava dare contenuti di “destra” all’azione politica di tutto il centro-destra, ma anche avere una forza parlamentare che garantiva numeri di governo.
Torniamo in Alto Adige. Lei ha ricoperto in passato il ruolo di presidente del Consiglio provinciale e si è sempre profilato come uomo del dialogo. Recentemente però - alludo a questa azione dei manifesti con su scritto "L'Alto Adige è Italia" - sembra voler cercare lo scontro, più che il dialogo.
Io rimango uomo del dialogo con tutti, questo per una mia formazione culturale e religiosa. Anche in relazione ai manifesti cui si allude l’ho voluto dimostrare. Io rispetto il sentimento di chi possa non sentirsi nella propria Patria; pretendo però che si rispetti il sentimento di chi invece nella propria Patria si sente e ricordare anche quei Valori che oggi permettono a gente come la Klotz di beneficiare dei diritti di cui giustamente lei gode come tutta la popolazione di lingua tedesca e ladina. La Bandiera italiana, la nazione italiana rappresenta gente aperta, ospitale; ma è difficile accettare e giustificare che qualcuno possa mettere i propri piedi sul tavolo dove mangi.
A cosa si deve questo cambiamento? Più che una polemica rivolta contro il partito della Klotz e l'idea dell'autodeterminazione, sembra quasi che si tratti di una mossa per posizionarsi all'interno dell'area italiana (magari per fare un po' di concorrenza agli altri partiti italiani come "Unitalia" o "Alto Adige nel cuore" o "Fratelli d'Italia"...). Insomma, qual è il senso di questa operazione e non teme di compromettere in modo irrecuperabile il suo profilo di "uomo del dialogo"?
Come ho affermato, non si tratta assolutamente di un cambiamento ma abbiamo espresso un sentimento che non può essere messo da parte solo per fare piacere a qualcuno. Per il resto, “la Destra” non corre dietro ad alcuno perché abbiamo un profilo estremamente diverso. Lei si focalizza sulla storia del manifesto, provi a considerare però le altre iniziative che abbiamo portato in piazza e sulle quali stiamo lavorando anche a livello istituzionale. Rilanciare le famiglie, il lavoro la socialità di questa provincia; gli interventi per ridare respiro ai nuclei familiari in favore dei cassaintegrati o dei disoccupati attraverso il congelamento delle tariffe dei servizi, delle rette sociali o dei mutui per esempio sono iniziative che ha fatte “la Destra” non “Unitalia” o “Alto Adige nel cuore”. Noi siamo un partito sociale, popolare ed identitario; non possiamo cambiare per far piacere alla Klotz.
Non pensa che per l'Alto Adige del futuro sarebbe meglio abbandonare queste polemiche identitarie una volta per tutte?
Io credo che sia meglio rispettare le identità di tutti, come prevede e garantisce la Costituzione italiana.
Ma gli errori di ortografia
Ma gli errori di ortografia nel testo di Minniti li avete messi per una quetione di mimesi stilistica, oppure li fa anche quando parla?
L'unica cosa che mi sembra vada difesa, a questo punto, è la lingua italiana...
In risposta a Ma gli errori di ortografia di Gianluca Trotta
errori di ortografia
A proposito di errori: questione, non quetione.
In risposta a errori di ortografia di rosanna oliveri
No no, è proprio quetione,
No no, è proprio quetione, deriva dal francese "quête", ricerca.
In risposta a errori di ortografia di rosanna oliveri
Ovviamente mi scazza avere
Ovviamente mi scazza avere dimenticato una "s" in un commento in cui facevo notare degli errori di ortografia. Comunque ne approfitto per fare notare che scrivere "quetione" è, seppure non giustificabile, un errore di battitura dovuto alla fretta (mi cospargo il capo di cenere); ma non certo, come sopra scritto, un errore di ortografia, come invece lo sono il "là" come avverbio e il "sì" affermativo senza accento. Così, tanto per la precisione.
In risposta a Ovviamente mi scazza avere di Gianluca Trotta
Errori
Visto che il tema è ormai questo: faccio notare anche l'errore (mancanza d'accento) dell'adesivo appiccicato da Süd-Tiroler Freiheit sul manifesto de "La Destra".
In risposta a Errori di Gabriele Di Luca
No, manca un apostrofo, non
No, manca un apostrofo, non un accento. Comunque Roland Lang non è proprio quel che definirei un difensore dell'italianità... sono peggio i suoi errori di tedesco.
In risposta a Ovviamente mi scazza avere di Gianluca Trotta
Non prendertela
Ma dai non te la prendere. Certo che si capisce che si tratta di un errore di battitura.
In risposta a Non prendertela di rosanna oliveri
Ti pare che me la sia presa?
Ti pare che me la sia presa? Boh, semplicemente ho precisato. Ma si può anche chiuderla qui: per il poco interesse di questa discussione.
Interessant...
Finde interessant, wie Herr Minniti dem M5S "immobilismo parlamentare" vorwerfen kann, wo diese doch die einzigen waren, die in den Kommissionen sofort mit der parlamentarischen Arbeit beginnen wollten...
Großteils ist das Interview Nabelschau der italiensichen Rechten.
Was den Rest betrifft, scheint die deutsche und ladinische Sprachgruppe im Universum der "Destra" eigentlich kaum vorzukommen.
Wenn nicht als eine Gruppe, die in den Genuss der Vorzüge der italienischen Staatsangehörigkeit kommt und es dennoch wagt, (wie exemplarisch an der Figur von Eva Klotz aufgemacht) die "Füße auf dem Esstisch" zu legen.
An der deutschen Opposition wird gerne kritisiert, sie habe für unsere italienischen Mitbürgern kein "Angebot".
Die "Destra" hat auch nicht sehr viel zu bieten...
Für uns alle gemeinsam gilt: Es ist noch ein weiter Weg...
In risposta a Interessant... di Rupert Gietl -r
Errata et corrigenda...
...auf DEN Esstisch, natürlich...