Cronaca | Svaniti i risparmi di una vita

Un giorno in tribunale al fianco di una famiglia vittima di una truffa finanziaria

Onestà e giustizia sono un optional? L'odissea di una famiglia di bolzanini imbrogliati da un promotore finanziario.

Una vita di risparmi, un amico promotore finanziario, un'enorme delusione e una giustizia in cui si fa fatica a credere. 
Con queste parole si può sintetizzare l'odissea di una famiglia bolzanina, genitori e figlio trentacinquenne, che questa mattina aveva appuntamento in tribunale. Alle ore 9 era infatti fissata l'udienza penale a carico di Parisi Salvatore, accusato di aver truffato la famiglia in questione. Per diversi anni al promotore erano stati affidati i risparmi, 165 mila euro, consegnati in contanti e in pacchetti da 5-10 mila euro dietro la promessa di rendimenti annui del 7-9%

"Conoscevamo questo signore, era un amico di famiglia" ci dice la madre. "A lui abbiamo affidato i soldi dopo la brutta esperienza che avevamo fatta con le obbligazioni bancarie; in occasione del crack finanziario che seguì l'11 settembre ci avevamo rimesso parecchio e quindi abbiamo deciso di non fidarci più delle banche". 
Dal 2002 al 2008 tutto filò liscio fino al 2009 quando, nel giro di pochi mesi, il castello di carte crollò. "Mio figlio aveva bisogno di avere indietro il capitale per comprarsi una casa" ci dice la signora, "ed in quel momento abbiamo scoperto che quei soldi non erano stati investiti e non c'erano più, volatilizzati". E sì che i risparmi erano stati dati anche per assicurati, ma purtroppo la polizza (annuale) dopo il primo anno non era stata rinnovata. 

Nel 2009 dunque è iniziato il calvario della famiglia truffata. La segnalazione alle forze dell'ordine prima e il ricorso ad un avvocato poi. La signora è sconfortata: "sono andata alla polizia, e poi alla finanza, hanno preso nota, mi hanno detto di fare causa e, quando ho cominciato ad insistere perché non mi capacitavo del fatto che non potessero fare di più mi hanno detto di andare a Striscia la Notizia". Amarezza che andava aggiungersi ad altra amarezza.
Il primo approccio con gli avvocati è stato invece confortante, ci racconta la signora. "Stia tranquilla, queste cose procedono piuttosto veleocemente" furono le prime parole pronunciate dai legali.
Ma poi sono passati 3 anni e mezzo fino alla prima udienza che ha avuto luogo nel giugno 2013

"L'udienza di giugno è durata 5 minuti ed anche quella di oggi, secondo me sarà breve" ci dice il figlio nel corridoio. Proprio in quel momento arriva l'avvocato della difesa con le ultime notizie che confermano le previsioni: "l'udienza udienza rinviata al 5 novembre per dare modo all'avvocato dell'imputato di ottenere l'incarico per il patteggiamento e concordare con il pubblico ministero come procedere". 
Patteggiamento? Ma vuol dire colpevole? O no?
I membri della famiglia si guardano negli occhi, prostrati, e chiedono ulteriori lumi all'avvocato. La risposta arriva subito: "con il patteggiamento l'imputato otterrà uno sconto di un terzo sulla pena, ormai è una questione tra pubblico ministero e difesa, il giudice poi deciderà". E i soldi? "Per quelli ci vorrà, poi, una causa civile". "Ancora altri 4 anni?" - chiedono i membri della famiglia, attoniti. La risposta è affermativa e le palpebre dei presenti lentamente si chiudono. È ancora l'avvocato della famiglia a parlare: "è un incognita totale, l'avvocato al momento sta lavorando e qualcosa potrebbe dirsi risposto a risarcire, ma fra 3/4 anni chissà, potrebbe anche risultare disoccupato e nullatenente e allora addio". 

Mentre si allontana la madre ci dice: "come si fa a credere in questa giustizia?". "Quando finirà la causa civile forse io non ci sarò più, è possibile che non ci possa un sistema più giusto per sistemare queste cose?", aggiunge, concludendo poi direttamente ai giornalisti presenti nell'ampio atrio delle aule del tribunale. "A mio figlio continuo a dire che nella vita è meglio non fidarsi mai di nessuno, ma non potersi fidare nemmeno della giustizia è davvero una cosa che fa male, queste cose dovete raccontarle!". 

Bild
Salto User
Manfred Gasser Gio, 09/26/2013 - 14:44

Mein Mitleid hält sich in Grenzen, wenn man jemandem sein Bargeld in die Hand drückt in der Hoffnung, dass es mehr wird.
Was mich aber wirklich interessiert, und da hoffe ich auf eine Antwort eine Anwaltes o.ä., ist es in allen europäischen Ländern so?
Ist eine Verurteilung im Strafrecht nicht Beweis genug, dass der rechtskräftig Verurteilte den zugefügten Schaden ersetzen muss? Schuldig ist schuldig, oder verstehe ich da was nicht??

Gio, 09/26/2013 - 14:44 Collegamento permanente