Marcia indietro sugli sportelli pubblici
Il Disegno di Legge “Interventi di prevenzione e contrasto della violenza di genere e di sostegno alle donne e ai loro figli e figlie” voluto fortemente dall’assessora alle Politiche Sociali Waltraud Deeg è stato scandito da una pioggia di critiche sin dal principio, soprattutto da parte dei centri antiviolenza, coinvolti nella fase iniziale e successivamente ignorati nella fase di stesura finale del testo. Nel mirino, tra i diversi punti critici, era finito soprattutto l’articolo 7 della legge, esaltato come punto di forza da parte dell’assessorato ma giudicato negativamente da una parte delle forze di opposizione ma soprattutto dalle realtà che fronteggiano quotidianamente situazioni di violenza. Tali motivazioni sono state esplicitate prima in un’intervista a salto.bz e poi attraverso una lettera aperta. L’articolo in questione prevedeva infatti l’istituzione di sportelli pubblici per ogni comprensorio del territorio provinciale, scollegati dai centri antiviolenza, e rivolti genericamente a donne in difficoltà, definizione che, secondo la Rete delle Case delle Donne dell’Alto Adige, “svaluta e non prende sul serio azioni violente che hanno come conseguenza estrema, ma purtroppo frequente, la morte delle donne”. In questi sportelli inoltre sarebbe stata prevista la presenza di una non ben specificata persona che avrebbe avuto il compito di informare e prestare servizi di consulenza, azioni già garantite dagli stessi centri antiviolenza, luoghi pubblici a cui le donne si possono rivolgere, potendo contare su operatrici appositamente formate e con alle spalle anni di esperienza, luoghi in cui, soprattutto, l’anonimato è garantito, così come la tempestività di intervento e la giusta valutazione dei rischi a cui una donna, assieme ai suoi figli e figlie, è esposta.
A livello generale, viene inoltre criticato quello che appare come l’obiettivo complessivo della Giunta di minare l’indipendenza dei centri antiviolenza, imponendo loro una sovrastruttura politico-amministrativa al fine di controllarne azioni e indirizzi.
Per questo motivo, ieri (lunedì 24 ottobre) in occasione della seduta della IV Commissione in cui si sarebbe discusso il Disegno di Legge 94/21, su richiesta del Gruppo Verde si è tenuta un'audizione con le rappresentanti della Rete delle case delle donne, rimaste fino adesso inascoltate e intenzionate tuttavia a far valere le proprie ragioni.
“Il confronto con l’assessora è stato acceso e difficile - spiega la consigliera Brigitte Foppa che ha presentato inoltre altri due emendamenti alla legge in questione - ma alla fine, dopo che persino gli stessi comprensori dicevano che la creazione di sportelli pubblici si sarebbero rivelati un doppione inutile e dannoso, Deeg non ha potuto altro che fare marcia indietro, rinunciando in sede di commissione a quell’articolo e proponendo un altro emendamento che abbiamo poi votato all’unanimità. Gli sportelli pubblici vanno bene per la dichiarazione dei redditi - conclude la consigliera di opposizione -. Alle donne vittime di violenza va garantita sicurezza e anonimato, requisiti che solo i centri antiviolenza possono soddisfare”.