Politica | Aus dem Blog von: Umberto Gangi

BisBoccia!

Sonetto-acrostico dedicato alle due ultime dichiarazioni di Francesco Boccia.
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.

Poteva stare zitto e invece niente:
Offende nuovamente la decenza,
Respinge Cassazione e sua sentenza
Tirando al caro Silvio il salvagente.

"A me sembra davvero sconvolgente
Tirar via dal Senato Sua Eminenza
Essendo chiara a tutti l'esigenza:
Lo suo process riaprir immantinente!"

"O forse d'aspettar che somma Corte
Annulli quella legge Severino
Che io votai, ma forse a mia insaputa"

Allor dopo quest'ultima caduta
Salvate il Boccia, pover piccolino
(Ad ogni inizio verso: faten sorte!)

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Gianluca Trotta Mer, 11/27/2013 - 13:16

Se poni mente a chi è colui consorte
(E certo non è proprio un gran segreto)
Ragione troveresti a questo veto,
Visibilmente parto d'uom di corte.
Ormai sappiam chi son tal menti corte,
I lor conflitti d'interesse vieto.
Non son parol le sue, son solo escreto:
Tacciam di lor, che son persone morte.
E se, messer, vogliam farci del bene,
Ridar virtù a nostra Patria offesa
E consolare nostra indignazione,
Scriviam lor nom sol dove più conviene:
Su carta che sia lì per lor appesa.
In cessi, intendo: a lor si fia minzione.

Mer, 11/27/2013 - 13:16 Collegamento permanente
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umberto gangi Mer, 11/27/2013 - 14:06

In risposta a di Gianluca Trotta

Esatto! Sia così: Lei dice il vero!
La moglie sua conosco, e qui sta il bello:
"Orsù di lontra faccio io un uccello!"
Professò lei d'agricol Ministero.

A santi tutti andrebbe acceso un cero
Giacché possono ancora usar cervello
(Ho esagerato: loro non han quello!)
Invece di abitare un cimitero.

Ahinoi Italia car che mai annoi,
Meschino fu con te l'avverso fato:
Obnubilato dalle tue bellezze

Non vide tutte quelle nefandezze
Occorse a chi, in quanto in soul tuo nato,
In vece di statisti trova buoi.

Mer, 11/27/2013 - 14:06 Collegamento permanente
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Gianluca Trotta Mer, 11/27/2013 - 14:43

In risposta a di Gianluca Trotta

Son buoi, son buoi che tirano l'aratro
Per loro e non per nostro ben comune.
E qualchedun, lasciando le tribune,
Romper dovrìa il sipario a lo teatro.

Il nostro ben comune in loco atro
Attende chi tranci la stretta fune,
Magari un cavalier da macchia immune
Che infine cacci il cavaliere latro.

Helas!, noi lassi! Che questa sventura
È capitata a noi e ai nostri figli:
Forse gli effetti si prolungheranno

Infin che passerà la notte oscura.
Non saran rose, almeno saran gigli:
I nodi forse si disbroglieranno.

Sonetto, ti ho dotato anche di coda:
Caccia lontan da noi
Aratro, carro e buoi.

Mer, 11/27/2013 - 14:43 Collegamento permanente