Autonomia, riforma sotto l’albero?
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“Entro il 16 si chiude”, questa l’intesa tra Arno Kompatscher ed il Governo centrale sulla riforma dell’autonomia. Oggi (28 novembre) a Roma si è tenuto l’ennesimo incontro del tavolo tecnico sulla riforma dello Statuto di autonomia. “Su certi punti abbiamo fatto dei progressi, su altri invece manca ancora qualche parere di qualche ministero”, ha affermato il Presidente, che però sulla riforma non vuole più aspettare. Per questo ha chiesto di chiudere la parte tecnica del lavoro entro il 16 dicembre, data in cui verrà fatta un’ultima riunione nella logica del “chi c'è, c'è, e chi non c'è, non c'è”. “Lì si chiude e poi si trasmette l'esito del lavoro al governo – ha chiarito il Landeshaputmann – se ci saranno ancora punti aperti saranno risolti a livello politico”.
Se tutti concordano sul ripristino degli standard del '92, il tema centrale resta definire concretamente cosa significhi tale ripristino e come lo Statuto debba essere modificato. “Si è lavorato sugli aspetti pratici della riforma”, ha spiegato Kompatscher, sottolineando che su alcuni punti si è raggiunta una condivisione e sono stati chiariti aspetti rilevanti, mentre su altri rimangono questioni irrisolte. Suu temi riguardo i quali il Governo Meloni e le Province di Trento e Bolzano non avranno trovato un accordo entro il 16 dicembre, la soluzione sarà politica. “Ci sarà un confronto tra Fugatti, me, Meloni e probabilmente il ministro Calderoli sui punti controversi, e si negozierà. Il tavolo tecnico deve verificare se la proposta è fattibile, conforme all'impianto costituzionale e legittima rispetto al diritto europeo, ma decidere se concedere di più o di meno è una questione politica”, ha chiarito Kompatscher.
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Oltre alle questioni riguardanti il ripristino delle competenze e la clausola dell’intesa, si sono aggiunte le proposte del Presidente della commissione dei Sei Alessandro Urzì. Il deputato di Fratelli d’Italia ha messo sul quattro interventi di revisione dello Statuto: eliminazione del divieto per eletti di gruppi linguistici con un solo consigliere di accedere a ruoli in giunta comunale (il “caso San Candido”), composizione della giunta provinciale sulla base della consistenza dei gruppi linguistici determinata dal censimento, eliminazione del limite dei quattro anni di residenza obbligatori e continuativi per acquisire il diritto di voto nei consigli provinciali e gestione della sicurezza legata ai grandi predatori e sulle funzioni prefettizie. Su questi aspetti Kompatscher si riserva di decidere entro il 16, la data X a partire dalla quale sarà più chiaro il destino dell'attesissima riforma.
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