Al voto i primi di settembre?
La paralisi che ha congestionato il Senato negli ultimi giorni sembra lentamente avviarsi a un superamento. Decisiva l'apertura di Vannino Chiti, finora aspro critico nelle file della maggioranza nei confronti della riforma di Palazzo Madama, che ha proposto la votazione sul provvedimento i primi di settembre e, contestualmente, una riduzione degli emendamenti. “La proposta che faccio – così Chiti – è di non disperdersi in migliaia di emendamenti ma di concentrare il tempo a disposizione prima dell'8 agosto per illustrare le varie posizioni sulla base degli emendamenti fondamentali, quindi discuterne con i relatori e il governo e procedere a votarli. Nella prima settimana di settembre potremmo svolgere così le dichiarazioni di voto e la votazione conclusiva”.
La proposta di Chiti ha ottenuto il plauso di Luigi Zanda, capogruppo Pd al Senato, e una sostanziale approvazione anche da Forza Italia e dal Nuovo Centro Democratico. Quindi, a questo punto, gli ostacoli principali sembrano rimossi. Ma c'è chi non si dà per vinto. E tra gli oppositori più strenui, ovviamente, spiccano gli affiliati al Movimento di Beppe Grillo, il quale dal suo blog minaccia: “Resteremo in Parlamento fino a quando sarà possibile cercare di impedire il colpo di Stato, poi andremo in piazza”.