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Rinviato il vertice sull'autonomia

Spostato l'incontro di martedì tra Meloni e Kompatscher per discutere la proposta di riforma presentata l'anno scorso. Non è chiaro se ci siano anche difficoltà sul piano diplomatico o solo nuovi impegni della premier.
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Foto: Andy Odierno/SALTO
  • Rinviato di una settimana l’atteso incontro – fissato originariamente martedì primo ottobre - tra Arno Kompatscher e Giorgia Meloni per discutere la proposta di riforma dell’autonomia consegnata alla premier l’anno scorso. Né da Palazzo Chigi né da Palazzo Widmann trapela nulla sulle motivazioni, ma, vista la quantità di impegni della presidente del consiglio è probabile si tratti di un semplice problema di agenda. Sul sito del governo, nella pagina dedicata da Meloni ai propri impegni, attualmente non è segnato ancora nulla, il primo impegno è il cdm di mercoledì 2. Possibile che il rinvio sia anche dovuto al tentativo di trovare soluzioni a nodi politici irrisolti, ma se fosse così nessuna delle due parti in questo momento lo farebbe sapere. 

    Come si ricorderà, Arno Kompatscher, tra fine 2023 e inizio 2024, essendo certo di finire in minoranza nel suo partito decise a sorpresa di rinnegare l’immagine progressista che aveva dato di sé per dieci anni accettando di presiedere una Giunta con un forte sbandamento a destra, proprio a patto che nel programma di coalizione, venisse inserita una robusta riforma dell’autonomi con il famoso “ripristino” delle competenze “scippate” dallo Stato (attraverso la Corte costituzionale) dopo le modifiche costituzionale del 2001. Nel testo elaborato dall’ex parlamentare Karl Zeller, però, non si prevede solo di affidare alla Provincia di Bolzano tutte le competenze su cui la Consulta si è espressa a sfavore. Come è emerso da un dialogo che si è svolto nella sede di SALTO tra Zeller e il costituzionalista Francesco Palermo nella proposta di modifica un grande peso viene assegnato alle norme di attuazione, al punto che secondo Palermo,  “così si esce dallo stato di diritto perché la Corte non può più intervenire. Basta un accordo politico con il Governo per avere una norma di attuazione e prevenire una pronuncia di costituzionalità”. L’altro nodo è poi il principio d’intesa, che così come scritto prevede che se la Provincia non è d’accordo su una modifica dello Statuto questa non può essere fatta, cosa che ha fatto dire a Zeller: “Ci siamo spinti al limite di quello che uno Stato può concedere, infatti non è detto che passerà”.

    Spingendosi così in là, Arno Kompatscher, come si dice, ha fatto all-in. E’ evidente che il presidente altoatesino non potrà accontentarsi delle “briciole”. Da settimane Alessandro Urzì, presidente della Commissione dei Sei, fa capire però che Roma non sembra voler andare molto oltre il ripristino delle competenze pre-2001. Tutto, dunque, ora è nelle mani di Giorgia Meloni. Possibile che la premier abbia avuto quindi nuove importanti incombenze dovute al suo incarico, ma non è da escludere che alle “diplomazie” sia stata concessa una settimana di trattative in più.