Harald Stauder
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Politica | Classi ghetto

L'Svp gioca col fuoco

Pericoloso cavalcare le indubbie difficoltà di insegnare in classi eterogenee. Oggi non ci sono rischi di assimilazione, la scuola deve dare a tutti le stesse opportunità.
  • Ai sudtirolesi non serve avventurarsi nel mondo della filosofia del linguaggio o della linguistica, per sapere che “sono le parole, i nomi a dare esistenza e ci permettono di pensare il mondo in noi e noi nel mondo” (G. Zagrebelsky). 

    Hanno vissuto sulla propria pelle il trauma della cancellazione dei nomi di battesimo, dei cognomi, dei toponimi e del divieto dell’uso della propria lingua. Hanno sperimentato che “solo la lingua fa uguali. Ed uguale è chi sa esprimersi ed intende l’espressione altrui” (don Milani) e che chi ha poche parole per esprimersi è più esposto alla prevaricazione.

    E quando, con il ritorno della democrazia, sono stati ripristinati i loro diritti di minoranza linguistica, hanno presidiato i luoghi in cui si apprende la madrelingua, dove si fa e si trasmette cultura, dove si salvaguardano le tradizioni.

    Ma a distanza di quasi undici lustri dal ripristino delle scuole in madrelingua e dal primo statuto di Autonomia ha davvero senso richiamare l’articolo 19 per disincentivare l’iscrizione alla scuola con lingua d’insegnamento tedesca, o si possono accettare forzature come l’istituzione di classi composte unicamente da non parlanti il tedesco?

    Pietro Calamandrei ebbe a definire “ la scuola, organo centrale della democrazia, perché serve … alla formazione della classe dirigente … nel senso culturale e tecnico

    La scuola non può continuare ad essere un campo di battaglia identitario, va invece riconosciuta come il luogo dove costruire il futuro delle nostre comunità e generazioni.

    Pietro Calamandrei ebbe a definire “ la scuola, organo centrale della democrazia, perché serve … alla formazione della classe dirigente … nel senso culturale e tecnico: [di] coloro che sono a capo delle officine e delle aziende, che insegnano, che scrivono, artisti, professionisti, poeti.  … e la classe dirigente deve essere aperta e sempre rinnovata dall’afflusso verso l’alto degli elementi migliori di tutte le classi, di tutte le categorie. 

    Ogni classe, ogni categoria deve avere la possibilità di liberare verso l’alto i suoi elementi migliori, perché ciascuno di essi possa temporaneamente, transitoriamente, per quel breve istante di vita che la sorte concede a ciascuno di noi, contribuire a portare il suo lavoro, le sue migliori qualità personali al progresso della società.”

    Nell’Alto Adige /Suedtirol del terzo millennio, in cui non incombe sulla minoranza tedescofona nessun pericolo/minaccia di assimilazione, la domanda è se il sistema scolastico pubblico altoatesino/sudtirolese sia strutturato in modo da formare i futuri cittadini offrendo a tutti le stesse opportunità.

    Se cioè a tutti sono messe in mano le carte giuste per giocarsi consapevolmente la partita della vita, a partire dall’apprendimento delle lingue. Non si tratta di rinnegare le scuole in madrelingua, ma di valutare come adeguarle ai cambiamenti sociali e linguistici sopravvenuti investendo sulla formazione dei docenti, su forme di insegnamento integrato, su attività di pre- ed extra scuola. Esistono esempi nel mondo cui attingere per adattarli alla nostra provincia con le sue differenze territoriali.

    Accettare o rinnegare  il mescolamento di origini, di storie personali e familiari, di classi sociali, di vite fa la differenza sul tipo di società che vogliamo e ne influenzerà il futuro. 

    Chi oggi cavalca le indubbie difficoltà di insegnamento in classi eterogenee sta giocando con il fuoco.