Cultura | Viaggio in Cambogia

Battambang

Tra il dolore della tragedia e la forza di voltare pagina
Avvertenza: Questo contributo rispecchia l’opinione personale dell’autore e non necessariamente quella della redazione di SALTO.
Dintorni di Battambang
Foto: Giulia Pedron © Tutti i diritti riservati

Battambang si trova nel nord-ovest della Cambogia, al confine con la Tailandia ed è la capitale dell’omonima provincia. Si pensa che il nome di Battambang derivi da bat, "perdere", e dambang, "mazza". La tradizione cambogiana racconta che un antico re Khmer lanciò la sua mazza da Angkor fino all’odierna Battambang e non fu più in grado di trovarla. Ad un incrocio della città vi è un'enorme statua moderna a ricordare l'origine leggendaria del nome della provincia.

Si tratta della seconda città più popolosa della Cambogia ma è molto più silenziosa rispetto alla  caotica capitale Phnom Phen o alla frenetica Siam Reap. Una città tranquilla dove il tempo scorre lento e si paralizza durante le ore in cui il caldo cambogiano costringe tutti a fermarsi. 

Io sono arrivata a Battambang dopo aver attraversato il confine dalla Tailandia. A Poi Pet, prima città cambogiana che ho incontrato, dopo essere “scappata” dagli autisti degli autobus che caricavano gente e mi invitavano a comprare il biglietto per qualsiasi destinazione cambogiana, ho chiesto ad una coppia di signori che si erano fermati sul ciglio della strada per comprare qualcosa, se andavano nella mia stessa direzione. Farmi capire è stato abbastanza complicato ma in qualche modo siamo riusciti a comunicare e per essere più sicuri mi hanno fatto parlare al telefono con il figlio che sapeva l'inglese. Con loro, sono arrivata fino a Battambang con un solo stop perché la moglie doveva vendere un orologio. 

A Battambang, dato che non sapevo a che ora sarei arrivata, avevo già prenotato: un letto in un dormitorio misto per $4 con colazione inclusa in un hotel che aveva addirittura la piscina (e che devo ammettere di aver usato il primo giorno per non morire letteralmente dal caldo). Ho fatto un giro di perlustrazione per farmi una prima idea della città ma l'esplorazione vera e propria è iniziata il giorno dopo. 

Il fascino di Battambang sta proprio nella sua autentica semplicità e nel “nulla” che la circonda. Il miglior modo per scoprirla è girovagando tra le verdi campagne circostanti e perdersi nelle zone rurali di una Cambogia meno conosciuta.

Io ho preso una bicicletta a noleggio ($1 tutto il giorno) e sono andata verso sud seguendo il fiume Sangker, fino al tempio Wat Banan (circa 27 km) costruito nel XII secolo e consacrato come santuario buddhista. Le bellissime rovine si trovano in cima ad una scalinata di ben 358 gradini, per fortuna quasi interamente all'ombra dei grandi alberi circostanti. Il complesso vanta di cinque torri imponenti che alla base sono invase da una vegetazione incontenibile. Alcuni alberi giungono a coprire parte delle antiche costruzioni.

Il giorno seguente sono andata verso nord, sempre corteggiando il fiume fino al Phnom Ek, un tempio indù costruito nell'XI secolo quasi interamente distrutto ma che conserva il fascino tipico dei siti archeologici. Per raggiungerlo bisogna percorrere circa 14 km ma la stradina sterrata per arrivarci è veramente suggestiva: si passa tra i villaggi locali e le persone ti sorridono non appena incrociano il tuo sguardo.

Qualche chilometro più avanti si trova il monumento costruito in onore alle vittime dei Khmer rossi, The Well of Shadows (il pozzo delle ombre). All’interno del monumento sono raccolti i teschi e le ossa trovate nelle fosse comuni di coloro che hanno perso la vita durante il genocidio mentre nella parte inferiore i bassorilievi raffigurano gli orrori che si sono verificati nei boschi e nelle risaie che circondano il monumento.

L'iscrizione sul memoriale, con l'ottimismo tipicamente cambogiano, recita:

"La piena portata della tragedia della Cambogia non sarà mai conosciuta. I resti di alcune delle vittime di questo genocidio potrebbero non essere mai recuperati, né i loro assassini identificati. Ma i Khmer gentili e indulgenti sono persone energiche e ottimiste e ora cammineranno con sicurezza attraverso il pozzo delle ombre per recuperare la loro antica cultura e ripristinare questa bellissima terra per tornare a essere, il leggendario paradiso di Apsaras celesti. "